NUMERI CHE FAN PAURA

By Nicola Guiso
Pubblicato il 4 Luglio 2020

Per Domenico De Masi, autorevole studioso di sociologia del lavoro, “sarebbe un grave errore ridurre gli Stati Generali – l’iniziativa del presidente del Consiglio in corso mentre andiamo in stampa – a qualcosa di meramente economico”, (…), perché è necessario “ripensare il paese dal profondo. (…) Serve un nuovo modello sociale, industriale, un modello politico anche. (…) Questa sì sarebbe una grande conquista”. Erano anche a base delle motivazioni di Conte. Ma per i modi con cui l’iniziativa è stata realizzata, nei partiti di maggioranza è stata oggetto di polemiche oltre che sui modi anche sui contenuti. Mentre i partiti dell’opposizione hanno respinto l’invito a parteciparvi perché trattava temi che, a loro giudizio, doveva discutere il Parlamento.

In altra nota valuteremo le conclusioni degli Stati Generali, che, obbligatoriamente, avranno riferimento alla situazione economico-sociale e finanziaria dell’Italia per effetto del corona-virus. Secondo l’Ocse (Organizzazione per lo sviluppo Economico) il più qualificato organismo d’Europa di studio e previsione dei problemi economico-sociali e finanziari, il Prodotto interno lordo (Pil) dell’Italia subirà nel 2020 una contrazione che nel migliore dei casi sarà di meno 11,3 % rispetto al 2019. Ma se nell’autunno vi fosse un ritorno del Coronavirus è possibile che il Pil diminuisca sino a meno 14%. Pertanto il Pil “pro capite” – che registra la media della ricchezza delle famiglie in termini reali – arretrerebbe sino ai livelli del 1993. Nel 2021 per l’Ocse dovrebbe andare un po’ meglio. Comunque si tornerebbe “sui livelli di due decenni fa, cioè 1997-98 nello scenario di una stabilizzazione della situazione”.

Sono dati che prefigurano situazioni difficilissime per l’occupazione, le strutture produttive e per la competitività complessiva del sistema-Paese, in Europa e nel mondo. Ciò che imporrebbe innanzitutto un quadro politico in grado di mobilitare tutte le energie del Paese su poche ma decisive questioni, quali le grandi opere stradali e ferroviarie; lo sviluppo delle strutture telematiche; il rilancio dell’industria dell’auto, la ripresa qualificata dell’edilizia, della cantieristica, del turismo, dell’agricoltura e del commercio; impegno massimo sui problemi della scuola e della magistratura.

Per valutare quale sia il quadro attuale della situazione politica basta ricordare alcuni fatti. Il primo è il permanere di una conflittualità esasperata tra maggioranza e opposizioni, che non lascia spazi a un minimo di collaborazione per dare risposte adeguate ai problemi dell’Italia, come spesso chiesto dal capo dello stato Il secondo è l’alta conflittualità tra e nei partiti della maggioranza e dell’opposizione. Esemplare su questo punto nel M5S l’aspra polemica sui modi di essere e di operare del partito scatenata da Di Battista, al quale ha ironicamente replicato Grillo. Ulteriormente aggravata, con potenziali effetti devastanti, dalla notizia dall’autorevole quotidiano spagnolo ABC di tre milioni e mezzo di euro versati a Casaleggio padre (fondatore con Grillo del M5S) dal dittatore venezuelano Chavez. Il cui regime, e quello del successore Maduro, sono sempre stati considerati ostentatamente in chiave politica positiva dal M5S. Dure e unanimi le smentite dei vertici del movimento. Da considerare poi le permanenti tensioni tra democratici e M5S su questioni di rilievo quali i modi con cui affrontare la grave crisi della magistratura (si riparla di nuovi criteri per la formazione del Consiglio superiore della magistratura) e gli interventi sulle infrastrutture.

Nell’opposizione, sia pure in forme meno marcate, continuano a manifestarsi differenze non superficiali tra Lega e Fratelli d’Italia, da una parte e Forza Italia dall’altra soprattutto sulle questioni attinenti l’atteggiamento da tenere nei confronti della Unione Europea, come istituzione, e l’utilizzo delle sue risorse finanziarie destinate ai membri dell’Unione. Differenze che in alcuni momenti – in particolare per valutazioni e proposte di Berlusconi – sono apparse, a non pochi osservatori, premessa di possibili rotture della “triplice alleanza” delle opposizioni di destra.

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