MASSONE AMICO DI GABRIELE

By Nandino Di Eugenio
Pubblicato il 1 Marzo 2022

Gabriele doveva avere una irresistibile attrattiva ed un fascino particolare se il suo direttore padre Norberto Cassinelli dopo la morte di lui ricorderà: “Ho osservato che taluni, anche solo vedendolo mentre andava a passeggio, si fermavano a guardarlo stupiti. Dei giovani ve ne sono stati di quelli che al vederlo si sentivano stimolati a rendersi religiosi anch’essi. I seminaristi che venivano a fare gli esercizi spirituali in preparazione alla sacra ordinazione quando lo vedevano, non gli levavano quasi mai gli occhi di sopra e vedevo anche nella loro condotta che la vista di Gabriele li muoveva a devozione e li rendeva migliori. Tanti di essi non volevano partire se prima non avevano ottenuto di parlare almeno un poco con Gabriele”. Questo desiderio non era soltanto dei seminaristi ma anche di coloro che per vari motivi trascorrevano alcuni giorni come ospiti nel convento dei Passionisti.

Uno di questi ospiti è Francesco Dionisi, nativo di Pietracamela (TE) e nipote di due fratelli sacerdoti, don Luigi e don Giovanni Dionisi. Francesco, da giovane, incontra Gabriele ormai malato ed ha la fortuna di parlare più volte con lui; ne conserverà per sempre un incancellabile, affettuoso, dolcissimo ricordo. Nel 1897, dopo 35 anni, anche se lontano dalla Chiesa e dalla vita cristiana, imbevuto purtroppo di idee massoniche e ormai dottore in medicina e chirurgia, nel processo canonico di Penne (PE) per la glorificazione di Gabriele, vuole intervenire anche lui. E quanto lui depone con giuramento, desta stupore e meraviglia in tutti coloro che ascoltano o leggono la sua testimonianza. Francesco attesta che lo zio don Giovanni, parroco di Isola, “per castigo o loro edificazione” ed anche per qualche ripetizione scolastica era solito “mandare i suoi scolari a trattenersi con i padri Passionisti un giorno o più secondo il caso. Così toccò a me più volte di ritirarmi coi medesimi religiosi per otto giorni”.

“L’anno 1862 stando io nel ritiro di Isola, ebbi grata impressione da uno studente passionista per nome Gabriele, il quale era malato. Strinsi amicizia con lui che era molto affabile e benigno e perciò mi trattenevo col medesimo a conversare. Rivelava cultura e intelligenza. Io venivo spesso a rivederlo, perché la sua conversazione mi edificava”. Un giorno Gabriele gli domanda se studia filosofia, una materia a lui cara, come dichiara padre Norberto; ottenuta la risposta negativa, lo esorta a studiarla ma in “qualche seminario perché negli altri istituti la filosofia non tratta la questione rilevantissima dell’anima”. Parlando, Gabriele scende nel cuore del giovane che lo ascolta con attenzione e interesse sempre crescenti; gli rivolge domande e gli offre consigli per la sua vita di cittadino e di cristiano; lo esorta “al disprezzo delle cose mondane e all’amore delle verità eterne”. Gli raccomanda con delicata premura di accogliere e seguire gli insegnamenti del Vangelo, di tenersi lontano dagli errori che riguardano la fede cristiana perché tali errori sono il veleno dell’anima. Il giovane resta meravigliato delle domande di Gabriele e dei suoi consigli; in essi legge ed ammira che Gabriele ha il “cuore fisso nelle cose celesti, abita nel mondo della fede” e che tutto giudica e tutto vive alla luce di Dio, “suo pensiero dominante”.

Francesco dice a Gabriele che lui desidera esercitare la professione di medico chirurgo. E’ questo il suo progetto e il suo sogno. E lo confida a Gabriele come al più caro degli amici. Sentendo la notizia “Gabriele, dice Francesco, se ne compiacque e solo osservò che gli studi di questa professione sono lunghi e mi fece gli auguri di una splendida riuscita”. Però lucidamente consapevole del male che inesorabile gli sta bruciando la giovinezza, Gabriele aggiunge con candore: “Io non sarò più vivo quando lei si farà onore con l’esercizio professionale”. Ma ciò non lo rattrista; anzi, gli confessa, è “desideroso di morire perché il mondo materiale è niente rispetto al Paradiso” e quando si pensa al Paradiso, “la giornata passa come un momento”. Si salutano così nel 1862, Gabriele e Francesco, nati entrambi nel 1838.

Presto Gabriele lascerà questa terra e se ne andrà per sempre in Paradiso. Il suo direttore padre Norberto, conoscendo l’amicizia tra i due giovani, ne darà immediata comunicazione a Francesco che accoglierà la notizia con immenso dolore e profonda commozione. Nel suo cuore ci sarà sempre un posto per Gabriele e ricorderà con nostalgia gli incontri e i colloqui avuti con lui.

p.dieugenio@virgilio.it

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