TUTORE E AVVOCATO

Il ruolo del pediatra nella fase di sviluppo dei nostri figli
By claudio di battista
Pubblicato il 1 Marzo 2022

LA MEDICINA DELL’ADOLESCENTE RIENTRA A PIENO DIRITTO TRA LE COMPETENZE DELLA PEDIATRIA IN QUANTO “ANTENNA SOCIALE” E ATTORE PRIVILEGIATO SUI GRANDI TEMI DEL LAVORO MINORILE E DELL’ABUSO SESSUALE

Secondo l’ordinamento italiano vigente per fanciulli si intendono i minori che non hanno compiuto 15 anni; per adolescenti, i minori tra i 15 e i 18 anni. Distinzione importante da un punto di vista medico legale. Possiamo definire l’adolescenza come una fase di passaggio nella quale convergono diverse linee di sviluppo che portano l’individuo da una totale dipendenza a una situazione di relativa autonomia. Talora questa trasformazione è inapparente, ma altre volte si manifestano ansie, inquietudini, depressione, eccitazione.

Se si eccettua il primo anno di vita non esiste altra fase della vita nella quale il corpo subisce modificazioni come in adolescenza e quindi è necessaria una integrazione emotiva-cognitiva delle modificazioni corporee.

Chi si deve occupare degli adolescenti?

L’Oms già nel 1965 affermò che i medici che meglio curano gli adolescenti sono i pediatri perché sono quelli che meglio li conoscono anche per il sottile ma resistente filo che li lega alle precedenti fasi di sviluppo.

L’adolescentologia è una disciplina interdisciplinare in cui il pediatra può e deve essere figura centrale di collegamento tra famiglia, scuola e altre figure professionali (endocrinologo, psicologo, eccetera). Il pediatra è quindi un tutore in senso somatico e l’avvocato nel campo psicosociale. La medicina dell’adolescente rientra quindi a pieno diritto tra le competenze della pediatria in quanto “antenna sociale” e anche attore privilegiato sui grandi temi del lavoro minorile e dell’abuso sessuale.

Il pediatra che deve occuparsi dei teenagers e delle loro famiglie deve conoscere le molteplici condizioni psicosomatiche che possono portare al “disagio dell’adolescente”, alla base del quale già molti anni or sono Sanchez Villar poneva i quattro “cavalieri dell’apocalisse”: droghe, Aids, disoccupazione, mancanza di ideali. A questi vanno aggiunti suicidi, violenze, disturbi alimentari (anoressia). Il suicidio rappresenta in Italia la seconda causa di morte tra i 10 e i 24 anni, con una lieve prevalenza nel sesso maschile, mentre i disturbi alimentari sono in costante aumento specie nel sesso femminile. I problemi degli adolescenti non sono solo di competenza medica ma anche politica, sociale, educativa, psicologica e giuridica. Un aspetto medico-legale estremamente controverso e di costante riscontro in ambito adolescentologico riguarda la capacità del minore adolescente di consentire validamente e autonomamente alle proprie cure (vedi vaccinazione anti Covid). Molto frequente è il fenomeno della “mimetizzazione” per cui spesso gli adolescenti, consciamente, o inconsciamente nascondono dietro un problema somatico apparentemente primitivo, un rilevante disagio psichico-socio comportamentale: questo fenomeno può essere addirittura esternato dai genitori che sentono l’adolescente strano, lontano, assente, diverso o addirittura ostile. E accettano più l’idea di un male organico che si può risolvere con analisi e medicine specifiche piuttosto che quello di un disagio psichico che li coinvolgerebbe e forse li colpevolizzerebbe. Il diritto al segreto professionale, di cui viene gratificato un adolescente maturo (dai 14 anni in poi), va rispettato in linea di massima, ma non gestito come un dogma: il pediatra cerca di convincerlo ad accettare che del suo segreto vengano messi a conoscenza i genitori ed eventualmente a fare da tramite con la famiglia. Quello della segretezza è un tema caldo: se ad esempio vi è il sospetto di una gravidanza o di una malattia sessuale, l’adolescente può richiedere segretezza nei confronti dei genitori. Vi sono vari step da rispettare. Nel momento in cui il pediatra assume il compito di curare un adolescente, sarà facilitato dall’aver intrattenuto un rapporto empatico e di fiducia. Le varie fasi possono essere così riassunte: incontro con i genitori, predisposizione all’ascolto non passivo, non sottovalutare e/o sopravalutare i problemi, capacità di sintesi.

Il comportamento dei nostri giovani è influenzato dal gruppo dei “pari”. Talora, però, questo gruppo a causa dell’influenza nefasta di un “capo” si trasforma in “branco” e “attacca” così come avviene per i lupi.

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