MOMENTO DIFFICILE PER L’ITALIA

By Nicola Guiso
Pubblicato il 1 Marzo 2022

Nella storia delle comunità vi sono momenti nei quali il numero e la qualità dei fatti che li condizionano, nel presente e nell’immediato futuro, sono tali da imporre uno sforzo particolare per descriverli con chiarezza e sintesi estreme; e tale è quello che stanno vivendo l’Italia e l’Europa. Eccone alcuni di quelli che a me sembrano tra i più importanti. L’aumento del costo di produzione e di commercio dei prodotti energetici (a cominciare dal petrolio e dal gas metano) essenziali alla produzione e all’uso di beni e servizi di ogni genere, si calcola che imporranno un costo in più di 1480 euro l’anno a ogni famiglia. Fatto che reca in se elementi tali da pesare negativamente, se non adeguatamente contrastati, su ogni disegno di corretta dinamica della vita del Paese e delle istituzioni.

Altro fatto di assoluto rilievo. Il fondo dell’Adriatico e molti territori all’interno delle regioni che bagna sono ricchi di depositi energetici. Ma non sarà facile valorizzarli perché il loro sfruttamento, che ovviamente richiede impianti complessi e costosi, è stato contrastato negli ultimi anni soprattutto dal M5S, anche se non è il solo responsabile del fatto. La difficile situazione che in materia energetica pesa sull’Italia è un alto prezzo che paghiamo, e pagheremo, per aver detto no all’energia nucleare (nei primi anni 50 eravamo all’avanguardia nella tecnologia di produzione della stessa), e non aver pensato alcuna alternativa. J fatti politici e parlamentari appaiono sempre di più condizionati da scadenze più o meno lontane nel tempo, e rese complesse da situazioni interne alle forze politiche, divise e rissose. Ogni decisione dei partiti – a ben guardare – ha un costante riferimento alle elezioni amministrative di giugno in oltre 1000 comuni, tra i quali molti capoluoghi di regione e di provincia, ma anche alle politiche generali del 2023. Esemplare il fatto che nella Lega Salvini appare in difficoltà a controllare e ad orientare le esigenze e gli interessi (compositi e spesso contrastanti) dei leghisti del nord, del centro, del sud e delle isole, nonché i rapporti con Fratelli d’Italia della Meloni. Mostrando i suoi limiti di leader politico, che sino a ora aveva mascherato con la capacità di gestire le realtà più vicine alla sua formazione ed esperienza Lombardo-Piemontese. Inoltre, anche perché Berlusconi, che aveva trascurato il partito quando puntava al Quirinale, è impegnato nuovamente a rafforzarlo. Tanto che FI sembra guadagnare terreno, in particolare su La Lega. Senza contrasti interni appare Fratelli d’Italia della Meloni. Che tuttavia, almeno sino a ora, nonostante sia il solo partito all’opposizione, non sembra in grado di diventare il punto di approdo delle tante correnti che si contrastano negli altri partiti di centro-destra. A motivo soprattutto del fatto che la Meloni – con logica ineccepibile nel suo caso – chiede una crisi immediata di governo che porti alle elezioni: disegno però difficilmente realizzabile. Soprattutto perché centinaia di parlamentari di tutti i partiti con immediate elezioni o non verrebbero ricandidati, per la forte riduzione del numero di deputati e senatori, votata e diventata legge, o comunque non verrebbero rieletti; ed è il caso soprattutto del M5S.

Nei due casi, pertanto, i parlamentari (centinaia) di prima legislatura non compirebbero i cinque anni di esercizio necessari a maturare la pensione. Quadro dunque difficile, al presente e in prospettiva, della situazione politica e istituzionale. Anche perché, a renderla tale stanno contribuendo atteggiamenti e decisioni (prese o prospettate) da Mario Draghi, che fanno intravvedere stanchezza o delusione del presidente del Consiglio per gli atteggiamenti e i programmi di una imponente maggioranza di governo che, almeno formalmente, lo sostiene. E non è certo un caso che più volte abbia fatto intendere che al suo futuro penserà lui, senza delegarlo ad altri. Anche perché sono ancora vive nei mondi politici internazionali le sue, più che positive, esperienze di amministratore delle finanze europee.

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