L’INVITO DI PAPA FRANCESCO

By Fabrizio Cerri
Pubblicato il 2 Novembre 2014

Può darsi che la colpa sia da attribuire a una società sempre meno incline alla riflessione, all’altruismo, alla generosità. Può darsi che la colpa sia da attribuire a uno sport che non riesce a imporsi avendone forse dimenticato le antiche, originali vestigia. Può darsi che la colpa sia tout court di un calcio sempre più condizionato dagli eccessi che pure sono indispensabili a tenerlo in vita: interessi economici, infrastrutturali e industriali, popolarità, seguito. Può darsi tutto questo, e magari anche altro: fatto sta che nel breve volgere di un paio di domeniche si è passati da “cuore di nonna” (il calciatore Alessandro Florenzi che corre in tribuna ad abbracciare nonna Aurora dopo averle dedicato un goal) ai fescennini più vieti e meno plausibili, con contorni pseudo-sociali e inevitabile coinvolgimento delle del resto mai sopite sudditanze, sociali, arbitrali, territoriali. Nulla di nuovo, naturalmente, ancorché tutto questo sia successo in un contesto calcistico, che alla vigilia ci si era sforzati di additare come possibile esempio tecnico, agonistico, comportamentale, al resto di tutta la compagnia, fresca reduce, oltretutto, da un non occasionale memento di alto respiro, l’incontro ai primi di settembre con papa Francesco. È bastato insomma un giudizio non condiviso su una decisione arbitrale per far precipitare il campionato di calcio nel solito girone dantesco dei sospetti, delle ritorsioni, delle meschinità. Con tanti saluti proprio all’esortazione pontificia, un invito a “riflettere sui valori universali che il calcio e lo sport in genere possono favorire: la lealtà, la condivisione, l’accoglienza, il dialogo, la fiducia nell’altro”. Alla gente, soprattutto ai giovani che vi guardano con ammirazione, aveva detto papa Francesco proprio ai calciatori, dovete dare un buon esempio sia in campo sia fuori dal campo, per rendere una testimonianza in favore degli ideali di pacifica convivenza civile e sociale, per l’edificazione di una civiltà fondata sull’amore, sulla solidarietà e sulla pace.

Comments are closed.