LA SERIE B SBARCA IN AUSTRALIA, NUOVA ZELANDA E AFRICA

By Fabrizio Cerri
Pubblicato il 6 Dicembre 2022

Ci siamo anche noi! Il calcio non è solo campionato di serie A, coppe internazionali, grandi ascolti televisivi, che trainano gli sponsor e i loro corposi contratti. C’è anche un calcio cosiddetto minore, che pur non frequentando le prime pagine dei giornali, merita le attenzioni di un popolo di appassionati capifamiglia che soprattutto nei fine settimana si mettono a disposizione di giovani e giovanissimi per dare vita a quella miriade di incontri calcistici vanto dei singoli che li praticano e supporto di una federazione che esibisce quando occorre il suo bravo primato di tesserati. Oltre al calcio di vertice e a quello cosiddetto minore, c’è anche un calcio a metà strada tra le due entità cui abbiamo accennato: è il calcio dei campionati di seconda fascia, la serie B, la serie C, il mondo dei dilettanti, i campionati regionali. Tutto un mondo che movimenta, ed alimenta, quel complesso macrocosmo che forse troppo semplicisticamente viene zittito dal reboante barnum del calcio di vertice, quello della vetrina spesso luccicante, ma ancor più spesso appannata. Ma si tratta di un calcio minore solo all’apparenza, come attesta anche la notizia di un’iniziativa presa dai dirigenti della Serie B e che merita che se ne accenni: il calcio italiano attraversa l’Oceano e invade (pacificamente, s’intende) l’Australia. Dopo Alberto Sordi (nei panni indimenticabili dell’emigrato che proprio nel nuovissimo continente “…sposerebbe illibata…”) e Lucrezia Fabretti (che appunto in Australia ha conseguito una prestigiosa vittoria a suon di primati resi poco appariscenti nelle gazzette sportive per la scarsa allure che il nuoto per salvamento continua a esibire), a toccare quelle lontane coste sono oggi le 20 squadre del campionato cadetto italiano. Come reso noto infatti dalla Lega di B, presieduta da Mauro Balata, sono stati presi accordi in virtù dei quali dagli inizi di novembre il campionato è trasmesso per la prima volta anche in Australia, Nuova Zelanda e Africa (eccezion fatta per alcune zone dell’Africa del Nord). Una società ha acquistato i diritti audiovisivi esclusivi per trasmettere in Australia, Nuova Zelanda e Africa tutte le partite in full HD, in diretta e in differita, oltre agli highlights della stagione corrente e di quella successiva. La notiziola non può non chiudersi con una nostra notazione, forse un po’ birichina: è il calcio ad espandersi o il mondo a … rimpicciolirsi? Ma soprattutto, e in aggiunta, non possiamo non chiederci: questo calcio che si espande è un bene per lo sport e per la società, o è solo un business in mano a pochi?

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