IL SILENZIO DI GABRIELE E L’IRASCIBILE DON ANTONIO

By Nandino Di Eugenio
Pubblicato il 30 Novembre 2021

Tra i propositi fatti da Gabriele nel cammino verso la santità, ve ne sono alcuni molto significativi riguardanti il silenzio e il dialogo con i confratelli. Quando lui a diciotto arriva nel convento di Morrovalle per iniziare la vita religiosa passionista, resta meravigliato per la pace e il raccoglimento che vi trova. La spensieratezza festaiola di Spoleto, la vivace e chiassosa allegria che regnava in famiglia, sono ormai alle spalle. Entrato nella sua cameretta, quattro pareti mute e spoglie, si sente immerso nel silenzio ma con il cuore pieno i gioia. Avverte subito che in convento il silenzio è di casa ed è sacro: lo si rispetta, lo si vive, lo si gusta. Non è una moda, ma una condizione per poter ascoltare la voce di Dio, dialogare con Lui e con il proprio cuore.

Gabriele si accorge e vive con gioia che nella giornata del passionista il silenzio è interrotto solo da brevi pause di ricreazione, dal canto divino e dalla preghiera. In qualche momento in convento si ode solo un lento stropicciare di sandali o un anonimo frusciare di tonache. Altre volte il silenzio domina sovrano, sembra l’unico inquilino che passeggia per i lunghi corridoi o che abiti nelle stanze. Nessuno parla e se qualcuno viene meno al silenzio prescritto sente il bisogno di confessarsene. Gabriele si trova a suo agio, ama questo silenzio, ne comprende la preziosità e decide quindi di “mortificarsi nella lingua”. Significativo un suo proposito eloquente nella brevità, scarnificante nella sua esigenza: “Non parlerò senza bisogno”. E propone anche: “Non dire parole che possano risultare in mia lode o reputazione. Procurare che dalla mia bocca tutti siano onorati e stimati. Non dire parole né aspre, né impazienti, né parole dalle quali qualcuno possa restare mortificato”. E rispetta l’impegno.

Le testimonianze al riguardo sono unanimi. “Era così osservante del silenzio che mai alcuno può notare di avervi mancato né nei tempi, né nei luoghi prescritti”. Anche durante la scuola parla solo “di cose di studio, ritenendo mancanza di silenzio discorrere di altri argomenti”. I confratelli lo ricordano ammirati per “l’amore al silenzio ed al raccoglimento”, e lo dicono “strettissimo osservatore del silenzio”. Tanta inflessibile coerenza un giorno gli fa correre un brutto rischio. Don Antonio Pacini, sacerdote impegnato nella vicina parrocchia di Tossicia ospite spesso in convento, incontra lungo il corridoio e saluta Gabriele che risponde sempre con un modesto e rispettoso inchino del capo. L’irascibile don Antonio, tale si definisce lui stesso e lo racconta con giuramento, sente prudere le mani ed a stento resiste alla tentazione di insegnargli il galateo con un salutare ceffone. Ma quando gli dicono che la regola non permette di parlare, che quel giovane è uno studente davvero santo e purtroppo malato, il povero don Antonio resta confuso, ringrazia il cielo per essersi frenato e guarda attorno sperando di rivedere ancora Gabriele, quasi per inginocchiarsi davanti a lui e chiedergli umilmente perdono. Ma ormai è solo con il suo rimorso e la sua ammirazione per Gabriele.

Durante la giornata Gabriele, in tempi prescritti dall’orario, passeggia in giardino solo e in silenzio; parla con Dio, con i fiori, con se stesso ed ascolta Dio che gli parla anche con la bellezza dei fiori e con il canto degli uccelli. Ma il silenzio amato e gustato maggiormente è quello che accompagna la preghiera nella raccolta oscurità del coro. C’è solo il ticchettio dell’orologio che misura lo scorrere del tempo, ma Gabriele non lo avverte neppure: in dolce e orante ascolto lui è subito in sintonia con il cielo, assapora come una carezza la presenza di Dio e della Madonna, la sua cara mamma celeste. E confida scrivendo al papà: “Quanta più dolcezza si prova in quell’ora di orazione, che a sportelli chiusi si fa dinanzi a Gesù Sacramentato ed alla sua Santissima Madre, che non in serate intere in teatri e sale illuminate, tra gli spassi e le conversazioni che giammai possono appagare il nostro cuore”.

Nel buio Gabriele vede con chiarezza il suo Signore, e nel silenzio ascolta distintamente Dio che gli parla del cielo, gli accarezza l’anima e lo invita alla santità. Certo, nel tempo opportuno anche Gabriele parlerà e la sua parola sarà ricca di sapienza attinta nel silenzio che lo ha agganciato all’Eterno. E i confratelli staranno ad ascoltarlo estasiati, pieni di stupore e meraviglia. Anche oggi, nel cuore di quanti si rivolgono a lui con fede, affetto e devozione, Gabriele depone dal cielo sollievo, pace e conforto. p.dieugenio@virgilio.it

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