IL BENE CASA NON CREI UNA DISPARITÀ

By Rosario Trefiletti
Pubblicato il 1 Giugno 2022

Nell’ultimo articolo, abbiamo parlato della sa-nità, uno dei pilastri fondamentali per la qualità della vita di tutti noi cittadini. L’altro pilastro fondamentale di cui oggi vogliamo parlare è la casa, la propria abitazione. Avere una casa significa sicurezza, calore, tranquillità. Ma soprattutto la concreta possibilità di mettere su famiglia, generare figli, cioè il futuro del nostro paese. Non si può dimenticare, infatti, che la creazione di una famiglia a causa di costi e affitti elevati per un appartamento è un motivo reale di grande difficoltà. Ma ancor più grave è ciò che si sta determinando con il fenomeno della contrazione delle nascite: una grave diminuzione demografica nel nostro Paese che riempie di nubi il futuro. Questo a causa di interventi, assenti o poco significativi, che negli ultimi anni hanno riguardato il tema delle abitazioni pubbliche. Eccone alcuni: l’assenza di una pianificazione territoriale e relativi investimenti in edilizia popolare; il numero sconsiderato di abitazioni metropolitane disabitate che arrivano a percentuali elevatissime nei centri metropolitani nonché una sorta di desertificazione negli ottomila meravigliosi piccoli comuni del nostro bel Paese. Si tratta quindi, anche alla luce di tutte le risorse messe a disposizione per la nuova politica economica che possiamo e dobbiamo mettere in campo, di intervenire presto e bene su questa fondamentale questione. Serve un piano strategico nazionale articolato in vario modo per città e sistemi territoriali che inizino a dare risposte positive a tale problematica, nonché altri interventi che contrastino quello che è sotto gli occhi di tutti, cioè la desertificazione dei nostri paesi attraverso strumenti quali la cessione gratuita delle case disabitate.

Vorrei inoltre indirizzare l’attenzione, anche alla luce di leggi importanti che sono state attuate ultimamente (come l’incentivazione 110% per il risparmio energetico e altre ancora), sulle condizioni delle case popolari nel nostro Paese. Impressionante sono le tante testimonianze relative allo stato di fatiscenza di molte di queste abitazioni e la pessima vivibilità dei cittadini coinvolti che, peraltro, si sposa e si sovrappone con l’altra tematica, assolutamente rilevante, quale quella del risanamento delle stesse periferie metropolitane. Ciò che indigna, infatti, è che siamo in presenza di una legge che consideriamo importante e valida per le incentivazioni funzionali al risparmio energetico sulle abitazioni nella sua generalità, ma che viene utilizzata in maniera del tutto marginale per le case di edilizia popolare. Una questione che ancora una volta mostra non solo l’inadeguatezza della conduzione burocratica di questo immenso capitale da parte di chi ne ha responsabilità di gestione, ma anche l’elemento di diseguaglianza e disparità tra i cittadini del nostro paese. I molti miliardi di euro messi a disposizione da queste leggi di incentivazione economica dovrebbero essere indirizzati principalmente verso situazioni di degrado e fatiscenza. Questo indirizzo non fa altro che aumentare le distanze sociali facendole pagare ancora una volta alle famiglie meno abbienti e più disagiate.

Invitiamo dunque le istituzioni che hanno responsabilità di verifica, controllo e soprattutto di gestione, sia a livello centrale che territoriale, a intervenire sanando al più presto una situazione discriminatoria. Oltretutto sapendo che anche le abitazioni di edilizia pubblica soffrono di dispersioni energetiche e, forse, ancor di più di quelle già in buone condizioni. Lo si faccia presto e bene poiché anche questo significa una migliore e più convincente convivenza sociale e civile nel nostro Paese.

 

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