GLI ANGELI DI VILLA HIDALGO

Due suore passioniste nella baraccopoli di Buenos Aires
By Lorenzo Mazzoccante
Pubblicato il 1 Luglio 2022

Sono due suore passioniste gli angeli di Villa Hidalgo, baraccopoli alla periferia di Buenos Aires. La villa rappresenta uno dei bassifondi della metropoli argentina dove i più non si avvicinano se non sfrecciando sulla vicina autostrada. Loro, invece, sono entrate un po’ alla volta perché chiamate da una delle abitanti della baraccopoli a parlare alla sorella intenta a gettarsi sotto un treno.

Gli abitanti della baraccopoli sono per lo più migranti (venuti da Paraguay e Bolivia in cerca di lavoro) e da argentini che da generazioni non sanno cosa voglia dire avere un lavoro regolare. Lo Stato, infatti, garantisce loro assegni sociali, ma non si cura di promuovere la cultura del lavoro, né di offrire una formazione. Secondo suor Florencia Buruchaga e Maria Angelica Agorta l’istruzione è minima: nella villa i fanciulli leggono appena, mentre fuori, chi fa studi regolari ha un’istruzione poco più che elementare.

Per le donne, poi, questo si traduce in situazioni estreme, segnate dalla violenza e – spesso – dalla dipendenza dalla droga che nella bidonville circola normalmente.

Crack, cocaina, nevado (mix di marijuana e cocaina) e paco (residui di crack, bicarbonato di sodio, talvolta anche vetro e veleno per topi), sono per alcuni l’unico sollievo dai pensieri portati dalla miseria, mentre per altri un modo facile di fare soldi e arrotondare gli assegni sociali.

È in questo ambiente che, un po’ alla volta, suor Florencia e suor Maria Angelica sono entrate offrendo accompagnamento e aiuto. Il loro biglietto da visita è stata una donna della baraccopoli che le aveva chiamate per parlare con una sorella decisa a buttarsi sotto un treno. Poi sono tornate a visitare le due sorelle e un po’ alla volta le loro facce sono diventate familiari. Quindi si è iniziato ad offrire la merenda ai bambini negli spazi dietro la cappella. I fanciulli, attirati da cibo e latte, trovavano così una parentesi di serenità in cui giocare, cantare, magari pregare…

Da ultimo ci si è rivolti alle mamme. Per loro, assieme alla dottoressa Susana Orlandi, sono stati offerti percorsi psicologici con cui accompagnarle e proiettarle verso un rilancio personale. Secondo la dottoressa Orlandi, molte di queste donne avrebbero solo bisogno di essere ascoltate, sapere di stare a cuore a qualcuno. Mentre vivono una situazione di profonda solitudine e di totale rassegnazione.

Così, l’opera di queste due suore risulta particolarmente importante: agire sulle donne, sulle madri, produce benefici che si riverberano anche su figli e nipoti.

Intervistate dalla Global Sisters Reaport, sul perché di questa opera suor Florencia ha risposto: “Siamo passioniste e accompagniamo la passione di uomini e donne, specialmente i più trascurati”. E per il futuro? L’auspicio dicono è vendere la casa religiosa di Buenos Aires per trasferirsi là, nella baraccopoli: per essere più vicine ai loro poveri non solo economicamente, ma evangelicamente. Essere poveri in mezzo ai poveri.

Una famiglia a Villa Hidalgo

Suor Maria Angelica Agorta

e suor Florencia Buruchaga

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