Gabriele – dice il suo direttore spirituale padre Norberto Cassinelli – è “un figlio tanto caro a Maria Ss.ma”; la pietà mariana “ è uno dei punti più spiccati” della sua vita; della Madonna “è così devoto e tanto innamorato che per quanto io ne voglia dire non riuscirò a deporne quanto farebbe bisogno, mi è impossibile dire l’un per cento… La Madonna cominciò a Spoleto col chiamarlo alla vita religiosa, lo accompagnò e proseguì ad aiutarlo nell’opera della sua santificazione in tutta la vita; la Madonna compì l’opera con venire a prendere l’anima sua e portarlo vicino a sé nel Paradiso”. Conoscendo la sua ricchezza interiore il direttore aveva concesso a Gabriele anche il permesso di emettere il voto di propagare la devozione alla Madonna Addolorata; voto che si era aggiunto a quelli già emessi come membro della congregazione dei Passionisti.
Gabriele manifesta esteriormente la sua devozione anche con gesti semplici ma significativi. Animo di artista, gioisce se vede una bella immagine di Maria; si rabbuia tutto se ne incontra qualcuna poco espressiva ed esclama con dolorosa, sincera sorpresa: “Povera mamma mia, quanto vi hanno fatto brutta”. In viaggio verso Morrovalle per entrare in convento, sosta a Loreto: prega a lungo la madre celeste, e partendo vuole portare con sé come ricordo un granello di calce della santa casa. Nella cucina del conventino di Giulianova spicca un salto per baciare una immagine della Madonna collocata sulla parete.
Sentendo parlare di Maria viene invaso da una gioia incontenibile: il viso si infiamma, la lingua si scioglie in un inno di lode alla più bella delle creature. Qualche compagno – succede anche in convento – è preso dal timore della morte? Gabriele lo rincuora. “Niente paura, gli dice. Confidenza e devozione alla Madonna. Ci penserà Lei e le cose andranno bene”.
Ha deciso di non negare niente che gli venga chiesto per amore della Madonna. I compagni si divertono nel metterlo alla prova, ma rimediano una sconfitta dietro l’altra: lui non tradisce mai l’impegno. Ha fatto voto di offrire i suoi sacrifici e le sue preghiere per le anime del purgatorio. Povero Gabriele! e per te cosa resta? sussurrano tentatori i confratelli. E lui con disarmante candore: “Per me ci pensa la mamma mia celeste… Mi ha fatto tante grazie, e potrò dubitare che Ella non mi voglia in Paradiso?”. La sua devozione non è sentimento, ma amore concreto e filiale fiducia.
Nelle difficoltà – ne avverte anche lui – scuote e incoraggia se stesso: “Non vorrai vincerti per amore della Madonna?”; nei momenti segnati da preoccupazioni implora confidenzialmente: “Mamma mia, pensaci tu”. Nel suo calendario personale ha segnato addirittura 27 feste mariane. Ad ognuna premette un triduo o una novena vissuti nell’impegno di amare sempre più Colei verso la quale è “un incendio di affetti”. Saluta la Madonna con l’Ave Maria ogni volta che suona l’orologio. Vorrebbe farlo anche di notte. La Madonna, ne è sicuro, penserebbe Lei a svegliarlo se il direttore… Ma padre Norberto non cede alla audace richiesta del giovane. Intanto Gabriele offre tutto alla Madonna; per Lei è pronto ad ogni sacrificio, convinto che Lei “non si lascia vincere in generosità”.
Quando dialoga con la Madonna nella preghiera, è un incanto osservarlo: sprofondato in una dolce contemplazione, sembra rapito in estasi. I compagni lo ammirano stupiti, e quasi trattengono il respiro per non distrarlo, timorosi di richiamarlo alla realtà della terra. Gabriele chiede e gradisce immagini “esprimenti” e libri edificanti mariani. E sul letto di morte ha con sé proprio una immagine della Madonna e un libro che parla di Lei. Legge il libro finché le forze fisiche glielo consentono, e poi raccomanda a chi lo assiste di proseguire la lettura ad alta voce perché lui possa ascoltare.
Aveva detto ai suoi confratelli: “Non ci dimentichiamo della Madonna Addolorata. Compatiamola e saremo compatiti e nel punto della nostra morte la Madonna ci assisterà, ci consolerà, ci farà vedere il suo volto materno e farà che non sentiamo i dolori della morte”.
Parole profetiche. Il testimone oculare padre Norberto, dirà: “La morte di Gabriele fu un dolcissimo sonno”. Gabriele passa dalla terra al cielo stringendo tra le mani e baciando devotamente l’immagine di Colei che chiama “mamma mia”. I suoi occhi si chiudono così al tempo e si aprono all’eternità nella ininterrotta contemplazione del volto di Maria che accoglie in cielo Gabriele “figlio suo tanto caro ed innamorato”.