DISUGUAGLIANZE: È NECESSARIO CIVILIZZARE IL MERCATO

By Angelo Paoluzi
Pubblicato il 30 Gennaio 2018

Uno dei più importanti documenti del nostro inizio di millennio, il Rapporto sulle disuguaglianze mondiali, è stato pubblicato a metà dicembre 2017. Dietro la freddezza delle cifre, raccolte da un centinaio fra i maggiori economisti internazionali, e sulla base di una loro elaborazione scientifica di alto livello, si giunge a una conclusione: il fallimento del sistema che viene indicato come “globalizzazione”, cui veniva attribuita la capacità di moltiplicare la ricchezza, appunto, globale redistribuendola lungo tutta la piramide sociale. Così non è. Bastano alcune cifre: il reddito del 10% delle classi agiate dal 1980 è salito in India dal 30 al 55%, in Stati Uniti-Canada dal 35 al 47, in Cina dal 27 al 41,4, in Russia dal 21 al 45,5, in Europa dal 33 al 37. E ancora: l’1% dei redditi più alti va dal 16,28 del 1980 al 20,44 del 2016. Quello stesso 1% possiede da solo quanto ha il restante 99%; 8 (otto) persone, in particolare, godono della stessa ricchezza di 3 miliardi e mezzo di abitanti della terra.

Il grido d’allarme è implicito: se si vogliono impedire catastrofi economiche e sociali di ogni genere (e le tensioni in atto qua e là nel pianeta ne sono un significativo esempio) è necessario trovare rimedi efficaci al ritorno a disuguaglianze di un secolo fa e dopo che, attorno alla metà del novecento, si era nutrita la speranza, anche per i progressi tecnici conseguiti, di una più equa ripartizione dei beni della terra. Due mesi prima della pubblicazione del Rapporto papa Francesco aveva denunciato nella disuguaglianza e nello sfruttamento le “due cause specifiche che alimentano l’esclusione e le periferie esistenziali”, da respingere come “fatalità” e “costante storica”. Il pontefice espresse l’esigenza di “civilizzare il mercato”, superando le pressioni di quanti difendono interessi settoriali, per valorizzare e compensare le energie della produzione e del lavoro; con una esplicita allusione al fatto che, così comportandosi, si difendono libertà, democrazia, valori della famiglia e dello spirito. Il Rapporto, ripetiamo, metteva in guardia dall’esplosione socio-politica alla quale la presente situazione può condurre. Ci limitiamo a ricordare che, agli inizi degli anni trenta, l’incapacità dei politici tedeschi di controllare le derive della generale crisi economica portò alla dittatura nazista e ai disastri che essa produsse; mentre nello stesso periodo negli Stati Uniti, con una saggia amministrazione e il cosiddetto New Deal che il presidente Franklin D. Roosevelt articolò sino al 1939, si smorzarono le tensioni sociali e si assicurò un maggiore benessere contribuendo a far diventare gli Usa la nazione leader del mondo.

Qualcuno ha capito il messaggio contenuto nel Rapporto. Partirà infatti in Italia nel 2018 una campagna pluriennale di sensibilizzazione, organizzata da Caritas, Focsiv e Missio per ridurre la forbice fra ricchi e poveri, senza incitamenti all’invidia sociale ma con l’obiettivo di rendere consapevole la società circa l’interdipendenza fra problemi del cibo, dell’ambiente, dell’emigrazione, dei conflitti. Si punterà sui giovani, le parrocchie, le scuole, il volontariato, le cooperative; magari in modo che anche la politica si accorga che ogni minuto si spendono nel mondo 6,25 milioni di euro in armamenti e appena 0,5 milioni per l’aiuto allo sviluppo.

 

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