COM’ERA SAN GABRIELE?

By Ciro Benedettini
Pubblicato il 30 Gennaio 2018

Siamo andati a rileggere la deposizione canonica di padre Norberto, il direttore di san Gabriele, in cui si trova, oltre alla descrizione della fisionomia spirituale del santo, anche accenni al suo ritratto fisico. Eccolo…

Il Servo di Dio aveva avuto in sorte dalla natura un carattere molto vivace, soave, gioviale, insinuante, insieme risoluto e generoso. …Aveva un fare sommamente attraente, tratto piacevole, modi naturalmente gentili e ammanierati, gioviale e festoso nel trattare con gli altri, di parola pronta, propria, arguta, facile e piena di grazia, che colpiva e metteva in attenzione. Agile e composto in ogni movimento della persona, ben formato, di bel colorito, di forme avvenenti. Nell’insieme radunava tante e sì belle doti interiori ed esteriori che difficilmente tutte possono trovarsi adunate in una persona. A tutto metteva compimento una lingua assai sciolta ed agile e voce sonora. Onde non è da meravigliarsi che il servo di Dio si guadagnasse la benevolenza di tutti, anche prescindendo dalla virtù e santità che a tutto metteva compimento. Tutto egli seppe volgere al bene proprio e altrui nella religione, di tutto si valse per esercitare ed insinuare il bene: la virtù, l’amore verso Dio, la carità verso il prossimo.

Il solo vederlo faceva venir desiderio di trattarlo, il trattarlo edificava, infervorava, destava nel cuore il desiderio di divenire migliore e lasciava la brama di trattarlo nuovamente. Accadeva che venendo specialmente chierici e seminaristi a fare gli Esercizi Spirituali nelle nostre case per prepararsi all’Ordinazione, non volevano partire se non accordavo loro di parlare per qualche tempo con Confratel Gabriele e anche in vista del bene che ne avrebbero riportato, non potevo io non accontentarli. Ed ho osservato che dal colloquio ritornavano contenti, compunti,infervorati e del colloqui restava a lungo la memoria

Per la medesima ragione, se andando a passeggio, nelle fermate s’incontrava specialmente qualche ragazzo, permettevo a confratel Gabriele che gli parlasse : parlandogli gli insegnava la dottrina cristiana o gli inculcava l’obbedienza ai genitori, la devozione alla Madonna, il pensiero alla Passione di Gesù Cristo. E sopravvivono di quelli che ancora ricordando ciò che il servo di Dio aveva loro insegnato.

Egli era nemico della doppiezza, ingenuo ma prudente con tutti, schietto e sincero specialmente con i superiori e soprattutto con il direttore del suo spirito, al quale nulla teneva celato di ciò che passava nel proprio cuore e nell’anima sua”.

… Era molto suscettibile all’ira, ma durava pochissimo tempo, presto rientrava in se stesso, e si pentiva molto di quanto accaduto…  Per quanto posso ricordare mai più ebbe luogo avvertitamene uno scatto d’ira da religioso, tanto che era diventato modello di pazienza, di rassegnazione, mansuetudine, tanto più perfetto quanto più si avanzava negli anni…Aveva un cuore sensibilissimo e pieno di affetto

Da: Fonti storiche e biografiche di san Gabriele dell’Addolorata, edizione critica a cura di Natale Cavatassi e Fabiano Giorgini, San Gabriele Edizioni 2012, pag. 24-26.

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