DANTE: NELL’URBINATE SI DECISE IL SUO ESILIO
Per i settecento anni dalla morte anche le Marche ricorderanno la figura e l’opera di Dante Alighieri, quasi a discolparsi del ruolo nefasto che, inconsapevolmente, ebbero nella sua vita. Il 4 ottobre 1301, infatti, nella torre del Castello della Pieve, caratteristico borgo medievale con case costruite in fila indiana e in pietra scura, posto a 2 km dalla strada principale che unisce Mercatello sul Metauro a Borgo Pace, nell’urbinate, venne deciso il suo esilio da Firenze tra Carlo di Valois e Corso Donati. La fortificazione, realizzata in area di confine con la Toscana e l’Umbria, era posta a guardia della piccola provincia di Massa Trabaria che, nel 1250, era costituita da 41 località. Oggi il borgo è abbandonato, i residenti si sono trasferiti a Mercatello lasciando Castello della Pieve ai soli turisti. Dante, appartenente al partito dei Guelfi Bianchi, fu vittima dell’ira dei Neri capeggiati dal Donati che, nel novembre 1301, riappropriandosi, con l’aiuto del Valois, di Firenze portarono a termine una serie di vendette. Donati, nell’indifferenza apparente del Valois, inviato dal papa Bonifacio VIII per rimettere ordine nella città toscana nell’interesse della Chiesa, architettò delle accuse pesanti contro l’Alighieri al punto che venne condannato all’esilio perpetuo. Nel 2008 la commissione cultura del comune fiorentino ha votato per la sua piena riabilitazione.