DALLA GUERRA ALLA FRATERNITÀ

By Ciro Benedettini
Pubblicato il 1 Luglio 2023

Ci stiamo abituando alla guerra? È una domanda che dobbiamo porci perché il rischio è di perdere l’orrore per la guerra e che anche le immagini di morti, esplosioni, distruzioni, disastri di ogni tipo, che scorrono ogni giorno sui nostri media, non ci facciano impressione più di tanto. Eppure l’obiettivo spietato della guerra è sempre e solo quello di piegare l’avversario uccidendo e distruggendo. E si scivola inevitabilmente nella barbarie non rispettando nemmeno quelle poche regole che le Convenzioni internazionali hanno concordato per tentare di rendere la guerra meno disumana.

Si distingue fra aggressori e aggrediti non tanto perché cambia la natura distruttiva della guerra, quanto perché gli aggrediti hanno il diritto di difendersi e di essere aiutati a difendersi. Tuttavia la logica della guerra è così perversa che, come avviene in quella russo-ucraina, s’instaura una corsa a nuovi armamenti, costringendo i partner a fornire armi sempre più sofisticate, quindi più distruttive, provocando un’escalation, che, Dio non voglia! oltrepassi la soglia del nucleare.

Oltre la guerra russa-ucraina, ce ne sono una cinquantina in corso sul Pianeta, per fortuna non tutte della stessa gravità. Permane nell’umanità un qualcosa di diabolico per cui sembra che non si possa fare a meno della guerra. Infatti la volontà di potenza, gli egoismi nazionali, gli interessi economici prevalgono su tutto. Prospera l’industria delle armi che garantisce enormi profitti ed è una tentazione irresistibile per molti. E c’è più che il sospetto che le grandi potenze approfittino di queste guerre locali per testare le nuove armi, sempre più devastanti, e che quindi non abbiano fretta a fermare le guerre.

L’umanità ha fatto molti progressi per quanto riguarda la coscienza dei diritti umani ma non tali da far maturare un’avversione generale e radicale alla guerra, rendendola concretamente inaccettabile dalla stragrande maggioranza. Gli interessi, pur parziali e locali, prevalgono sui principi generali e così i paesi piuttosto che scoraggiare le guerre si dividono e indirettamente le alimentano. Le Nazioni Unite sono sorte appunto per promuovere la pace, la sicurezza nazionale, la cooperazione internazionale ma sono impantanate da privilegi e veti che non permettono interventi rapidi, decisioni equanimi. Ma guai se non ci fosse nemmeno l’Onu.

Chi non si stanca di dire no alla guerra è papa Francesco. Con ostinazione e caparbietà si batte contro ogni guerra e ingiustizia e non si arrende neanche quando gli sbattono le porte in faccia. Seguendo l’esempio di Gesù Cristo, il Papa va ben al di là della guerra, mira alla fraternità. Nel messaggio inviato al Meeting della Fraternità in piazza San Pietro il 10 giugno scorso (vedi pagine 8-9) ha scritto: “Nel nostro mondo, dilaniato dalla violenza e dalla guerra, non bastano ritocchi e aggiustamenti: solo una grande alleanza spirituale e sociale che nasca dai cuori e ruoti attorno alla fraternità può riportare al centro delle relazioni la sacralità e l’inviolabilità della dignità umana”.

Grande responsabilità hanno i cristiani ai quali Cristo ha dato il comandamento “Ama il prossimo tuo come te stesso”; un comandamento che include il primo, quello di amare Dio, perché il modo concreto di dimostrare a Dio il nostro amore è amare il prossimo. “Non siamo figli unici” ricorda il Papa. Infatti Gesù ci ha insegnato a pregare il “Padre nostro” di modo che invocando il Padre allo stesso tempo evochiamo i fratelli.

Che paradiso sarebbe la nostra vita se solo tentassimo tutti di vivere da fratelli!

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