L’ARDUO COMPITO DI TAJANI

By ferruccio de bortoli
Pubblicato il 1 Luglio 2023

La legge fatica a regolare le successioni familiari. La quota di legittima in altri ordinamenti addirittura non esiste. In politica poi i testamenti hanno un valore del tutto relativo. A volte nullo. Nel Novecento dei partiti, l’organizzazione era tutto: regole chiare, incarichi precisi. Anche nelle piccole sigle. L’ideologia era storia, tradizione. Nonostante questo, quando veniva a mancare un leader – si pensi soltanto alla tragica scomparsa di Enrico Berlinguer nel 1984 – il passaggio di testimone, al di là di qualsiasi disposizione statutaria e congressuale, era tutt’altro che semplice. Il delfino, seppur designato e nella piena legittimità del suo ruolo, navigava nell’incertezza. E spesso il peso della successione – complice il continuo paragone con il predecessore – era così schiacciante che finiva per indebolirlo.

In politica, dunque, non esiste un diritto di successione. L’eredità la si prende. E quella di Silvio Berlusconi se l’è presa Giorgia Meloni senza che il Cavaliere l’abbia mai investita o abbia nemmeno pensato lontanamente di farlo. Per quasi 30 anni era stato lui il leader, il perno ideale, il finanziatore generoso del centrodestra italiano. Era stato lui, nel 2008, a nominare una giovanissima esponente della destra romana ministra della Gioventù del suo quarto governo. Un altro secolo, un’altra epoca. Alla fine contano i voti che non sono un bene trasmettibile.

Nel caso di Forza Italia, la famiglia s’intreccia con il partito. Il simbolo è una proprietà privata. E fa parte dell’asse testamentario del Cavaliere. Non era mai accaduto. E qui dunque non conterà soltanto la lotta politica per la successione, come accade in tutti gli altri movimenti politici, ma anche e soprattutto la volontà dei cinque figli di Berlusconi, e in particolare di Marina, di continuare a finanziare una forza comunque essenziale per la stabilità del governo. Dovesse andare in frantumi, per una diaspora incontrollata, non sarebbe solo una perdita per la democrazia italiana ma anche un serio problema per la leadership della stessa Giorgia Meloni. La presidente del Consiglio ha dunque tutto l’interesse a mantenere in vita la creatura di Berlusconi. Un investimento anche per gli eredi che necessitano, per le loro aziende, a maggior ragione oggi che non c’è più il Cavaliere, di una copertura politica.

Marina e Marta Fascina, l’ultima compagna di Berlusconi, si sono tenute per mano al termine delle esequie in piazza del Duomo a Milano. Un segno di condivisione del dolore e una dimostrazione a tutti che sulla successione, familiare e politica, un asse comunque c’è. Ma nello stesso tempo una linea di separazione tra famiglia e partito sarà comunque necessaria. Tracciarla non è facile. Il vice premier Antonio Tajani avrà il compito arduo di tenere unito il partito – che conserverà nel suo simbolo il nome del fondatore – renderlo il più possibile autonomo dalle dinamiche familiari e successorie pur sapendo che senza la generosità degli eredi non andrà tanto lontano.

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