Cuore sensibilissimo, pieno di affetto

Chi è vissuto vicino a Gabriele non trova aggettivi sufficienti per descriverne la bontà, le ottime doti, l’invidiabile carattere; allora, vinto da meraviglia, gioia e stupore si ferma a contemplarlo estasiato. Il beato Bernardo Silvestrelli, compagno di noviziato di Gabriele, dirà: “Riconobbi in lui un carattere dolcissimo, un tratto molto gentile, dolce e insieme nobile; insomma un cumulo di doti che lo rendevano amabile”. Il venerabile padre Norberto Cassinelli, suo direttore, scriverà: “Aveva un fare sommamente attraente, piacevole, gioviale e festoso. Era di parola pronta, arguta, facile e piena di grazia; sempre affabile, amorevole, cordiale, gioviale, sobriamente faceto. La sua compagnia recava piacere e sollievo.”

Sensibile e delicato sempre. Gabriele si intenerisce davanti alla bellezza di un fiore, piange nel meditare i dolori della Madonna, vuole immagini sacre “esprimenti”, si commuove se incontra un povero, è pieno di “incontenibile contento” nel vedersi passionista.

Tenero e affettuoso verso i famigliari, ama il padre di “acceso affetto ed è tutto della famiglia”. Una sera sente singhiozzare la sorella Teresa che non trova pace per aver perduto una spilla tornando a casa da una festa. Gabriele si alza, esce di notte per cercarla a lume di lanterna; torna, con il prezioso monile. Nel riconsegnarlo pieno di gioia alla sorella, le dice di non attaccarsi a “queste sciocchezze”. Durante una battuta di caccia il fratello Michele si ferisce a una mano e lui, ancora adolescente, percorre di corsa oltre 10 Km in cerca di medici e medicine. Affezionato alla famiglia anche dopo la morte: guarisce, ed è il suo primo miracolo, il vecchio e amatissimo papà gravemente malato e giudicato da tutti in grave pericolo di vita.

Entrato in convento la sua “estrema sensibilità” non si affievolisce, anzi cresce ulteriormente. A Pievetorina (MC) va a trovarlo la buona Pacifica, l’affezionata governante, che ha amato e ama Gabriele come fosse suo figlio. Gabriele l’accoglie festosamente “e non si può dire a parole le finezze che le usa”. Vivissimo in lui il senso della gratitudine. Si mostra riconoscente “per ogni piccolo piacere, per ogni piccolo aiuto, per ogni piccolo riguardo”. Edificante durante l’ultima malattia. Ringrazia con “cordiale profusione” il medico che lo visita spesso e che riparte ammirato e commosso. Prima di morire Gabriele vuole ringraziare anche un contadino che tutte le mattine gli ha mandato il latte. Appena lo vede sono “tante le proteste di gratitudine, le parole di ringraziamento, le promesse di ricordarsi di lui nelle sue preghiere” e tanto affettuosi sono i modi, che il contadino piange come un bambino.

Malato, prega padre Norberto di concedere più riposo a chi perde il sonno per assisterlo. “Per causa mia non vorrei che si ammalasse lei”, dice a un confratello. E pensare che tutti fanno a gara per stargli vicino; sono infatti convinti di essere testimoni della morte di un santo. Gabriele ringrazia tutti con una parola, con un gesto, con un sorriso; e ognuno raccoglie quel sorriso, quel gesto, quella parola come un dono prezioso e una reliquia da custodire con amore.

E quando Gabriele non sa più come sdebitarsi, affida tutti alla Madonna pregandola che pensi Lei a ricompensarli adeguatamente. Delicato è soprattutto verso padre Norberto che ricorda: “Mi commuoveva quella fine attenzione e la squisita carità. Io ero trapassato dal dolore di perdere quel caro figliolo. Il mio dolore non sfuggiva agli occhi sagacissimi di Gabriele. Quanto faceva il caro infermo per non affliggermi! Si asteneva perfino dal parlarmi e la gioia di cui era piena l’anima sua cercava di mostrarmela tutta affinché mi tornasse di lenimento e consolazione”.

Commovente. Un giovane a tu per tu con la morte preoccupato di chi lo assiste, un “caro figliolo” tutto premura per consolare un “padre” addolorato. Un Gabriele così noi lo sentiamo davvero più vicino e più amabile. Dirà ancora padre Norberto: “Gabriele aveva un cuore sensibilissimo, tenero, pieno di affetto. Onde non è meraviglia che si guadagnasse la benevolenza di tutti, anche prescindendo dalla virtù e santità che a tutto metteva compimento”. E la meraviglia continua ancora oggi vedendo il numero sempre crescente dei devoti che amano Gabriele come loro particolare patrono e a lui si rivolgono fiduciosi con affetto e commozione.