CENTO ANNI E UN TATUAGGIO PER GRATITUDINE

By Vincenzo Fabri
Pubblicato il 3 Settembre 2013

Cento anni, proprio come L’Eco di san Gabriele. Pietro Pomante, nato ad Atri (TE) il 29 giugno 1913, è voluto venire al santuario per festeggiare i suoi cento anni, in compagnia di tutta la redazione della rivista centenaria. Ma soprattutto lo ha fatto per ringraziare il suo santo protettore che nella sua lunga vita più volte gli ha fatto sentire la sua presenza e la cui immagine ha voluto incidere sul braccio in segno di riconoscenza. Pietro a sette anni rimane orfano di madre e presto a sostituire la figura della mamma arriva la matrigna che lo sfrutta e maltratta; non lo manda a scuola e lo obbliga ad andare a chiedere la carità, picchiandolo quando non riesce a portare nulla a casa. Nel 1930, all’età di 17 anni, analfabeta, parte per il periodo pre-militare, mentre dal 1933 al 1936 entra come soldato di leva e sotto le armi impara a leggere e scrivere e riesce a conseguire la licenza di quarta elementare, partendo poi per la guerra nel 1939. Pietro viene inviato in Africa (Libia, Egitto) in India e in Inghilterra dove rimane prigioniero per due anni, collocato in una colonia di lavoro. Durante questi anni la sua vita è davvero in pericolo, ma, ne è convinto, la devozione per san Gabriele e santa Rita l’ha salvato. Decide allora, proprio mentre è in guerra, di tatuarsi entrambe le braccia disegnando i suoi protettori uno a destra e l’altro a sinistra. Durante i bombardamenti prega i suoi protettori e chiede di essere salvato: così accade! Si salva quando venne incaricato di portare un messaggio a un reggimento distaccato alcuni chilometri. In quell’occasione si offre volontario un signore di Atri che però muore al suo posto. è protetto anche durante un bombardamento: sono più di duemila soldati, si salvano soltanto in cinque e tra questi c’è Pietro.

Gli anni passano e Pietro durante la prigionia arriva a pesare solo 30 chili. Un giorno preso dalla malinconia e dalla voglia di sopravvivere pensa di nascondere sotto a una roccia alcuni suoi effetti personali, promettendo a se stesso che se fosse sopravvissuto un giorno sarebbe tornato a riprenderle. E così accade. A distanza di oltre 50 anni Pietro torna in Egitto e come prima cosa cerca di individuare il punto esatto per ritrovare la roccia e cercare le sue cose: sono ancora lì, a distanza di anni, per ricordargli che è stato uno dei pochi a salvarsi. Nel 1965 ricevette una croce al merito di guerra. Oggi Pietro vive felicemente a Cellino Attanasio (TE), dove ha formato la sua numerosa famiglia e trascorso tutta la sua vita dopo il ritorno dalla guerra, prima da instancabile lavoratore e poi da pensionato felice e riconoscente a san Gabriele.

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