UNA RISORSA O UNA…TRAPPOLA?

By Ciro Benedettini
Pubblicato il 2 Maggio 2019

“Siamo membra gli uni degli altri”. Questo il titolo del messaggio del Papa per la giornata mondiale delle Comunicazioni sociali che si celebra in Italia il 2 giugno. Il tema fa riferimento all’apostolo Paolo che in più occasioni (Ef 4,25 e 1Cor 12,12-27), per evidenziare l’unione vitale dei cristiani con Gesù Cristo e tra di loro, ricorre al paragone della relazione e della complementarietà che esiste fra le membra del corpo umano.  Non può l’occhio dire alla mano: “non ho bisogno di te”.

La metafora ben si addice alla realtà della comunicazione di-gitale, in particolare delle Reti sociali, perché permettono alle persone di collegarsi e interagire con (quasi) tutti, facendo “toccare con mano” che viviamo in un piccolo “villaggio globale” e formiamo una sola famiglia sull’unica e sola “arca” che è il pianeta Terra, per cui i destini degli uni sono legati a quelli degli altri.

Internet ha allargato i confini dell’uomo nel vivere la sua natura sociale, il bisogno di incontro e comunione con l’altro.

Infatti, la Rete non è solo una fonte insostituibile di conoscenza ma anche un’inesauribile opportunità di relazioni: incontro, ascolto, dialogo, aiuto vicendevole, discussioni, gusto di stare insieme, eccetera. Tenendo sempre presente che la Rete è un mezzo non il fine. Non basta mietere followers e far incetta di likes per realizzare una vera comunicazione e fare comunità.

I bytes di computer e smartphones devono tradursi in strette di mano, abbracci, dialogo, aiuto, convivialità.

La lista degli abusi e dei pericoli nella comunicazione, e in particolare nell’uso delle Reti sociali, è quasi infinita (disinformazione, cyberbullismo, narcisismo, ecc…), ma più numerose sono le opportunità per realizzare un mondo unito e solidale.

Spiega papa Francesco: “L’immagine del corpo e delle membra ci ricorda che l’uso del Social web è complementare all’incontro in carne e ossa, che vive attraverso il corpo, il cuore, gli occhi, lo sguardo, il respiro dell’altro. Se la Rete è usata come prolungamento o come attesa di tale incontro, allora non tradisce se stessa e rimane una risorsa per la comunione”.

La Rete è un’opportunità eccezionale per promuovere l’incontro ma può diventare anche una Rete che intrappola, imprigiona, autoisola, causa dipendenza e solitudine. Uno studio condotto dall’università della Pennsylvania sull’uso dei Social tra studenti dai 18 ai 22 anni ha dimostrato che vi è una relazione tra il tempo dedicato alle Reti sociali e il benessere psicologico. Oltre la mezzora si rischiano ansia, senso di solitudine, sintomi della depressione. Serve una certa sobrietà anche nell’uso della Rete. Vale soprattutto per i giovani. C’è un apparente controsenso: la rete, nata per connettere le persone, se non è usata con moderazione, può contribuire alla solitudine e creare “eremiti sociali”, prigionieri della Rete. è come il classico buon bicchiere di vino durante i pasti che è salutare e rallegra mentre l’eccesso porta all’ubriachezza.

La metafora del corpo e delle membra riflette la nostra vera identità fondata sul bisogno di relazioni e di comunione con l’altro. Si potrebbe dire che il cristiano è avvantaggiato perché si riconosce come membro dell’unico corpo che è Cristo e adora un Dio che “non è Solitudine, ma Comunione; è Amore, e perciò comunicazione, perché l’amore sempre comunica”. Inoltre essendo creati a immagine e somiglianza di Dio che è comunione e comunicazione di sé, “noi portiamo sempre nel cuore la nostalgia di vivere in comunione, di appartenere a una comunità”.

Per questo il Papa invita “a investire sulle relazioni, ad affermare anche nella Rete e attraverso la Rete il carattere interpersonale della nostra umanità”.

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