UN SANTUARIO PER IL TERZO MILLENNIO

Ventuno settembre 2014, data storica per il santuario di san Gabriele. È il giorno della consacrazione del nuovo santuario dedicato a san Gabriele dell’Addolorata. Un sogno durato oltre cinquant’anni. Era il lontano 1946 quando emerse l’idea di un nuovo santuario e fu presentato un piano di massima da alcuni architetti. Ma solo dopo qualche anno si decise chiaramente di erigere un nuovo santuario, per cui già nel 1954 il celebre architetto Bruno Apollonj-Ghetti presentò il progetto del nuovo santuario, che però non fu approvato dalla comunità locale. Nel 1964 l’architetto Apollonj-Ghetti fu invitato a ripresentare un nuovo progetto, che questa volta fu approvato, ma tuttavia non si poté eseguire per mancanza di fondi.

In effetti da tempo si sentiva la necessità di avere un nuovo santuario per accogliere la massa di pellegrini che, soprattutto a partire dagli anni successivi alla seconda guerra mondiale, andava sempre più crescendo. L’antica basilica, innalzata nel 1908, si era presto rivelata insufficiente ad accogliere i numerosi devoti di san Gabriele, soprattutto nei mesi estivi. “Non è raro il caso, si legge in un opuscolo che nel 1970 annunciava l’inizio dei lavori di costruzione del nuovo santuario, che molti, venuti da lontano, debbano ritornare a casa senza avere avuto neppure la possibilità di inginocchiarsi vicino a san Gabriele… Oggi si intende risolvere definitivamente i problemi della capienza e del movimento dei pellegrini con il nuovo santuario”.

Finalmente nel 1969 il 33° capitolo provinciale dei passionisti dell’area centro-adriatica approvò formalmente la costruzione del nuovo santuario di san Gabriele. Il 26 febbraio 1970 iniziarono i lavori di costruzione del nuovo santuario, sulla base del progetto vincitore (tra altri 7 progetti in concorso), elaborato nella seconda metà degli anni Sessanta dagli Studi associati, un gruppo di architetti (Buttura, Massoni, Pelizza, Casati, Ponzio) di Milano e un ingegnere (Maggi) di Vicenza, sotto la direzione dell’ingegnere Rino Rossi di Bologna. I lavori furono affidati prima all’impresa di costruzioni B. Di Pietro & C. di Roma e poi alla ditta Valeri di Montorio al Vomano (Te).

Nelle intenzioni dei professionisti milanesi si trattava di “Un progetto semplice e felice, come semplici e felici furono i giorni del giovane san Gabriele dell’Addolorata, come i luoghi dei suoi ultimi anni: il paesaggio fatto di sentieri, di verde e i bianchi grigi che azzurrano, in alto, la corona del Gran Sasso. Il santuario vuole esser un’isola di serenità nella serenità di questi luoghi, un grande giardino, un modo per stare insieme, una collina che sale lenta, a gradoni, quasi un invito per una passeggiata tra il verde, una passeggiata che concorre e ripropone il luogo della preghiera. La semplicità dell’opera è concretizzata dalla verità e dalla semplicità dei materiali: le strutture di cemento e ferro, libere e forti, per ricoprire le zone della preghiera: un manto di umiltà, impreziosito dal verde, dalla luce del cielo, dal disegno delle montagne. La struttura è considerata solo come un manto per proteggere la voce della preghiera. Un’opera destinata all’uomo di oggi e ancora più a quello di domani, perché nel silenzio e nella serenità l’uomo possa riaprire un colloquio con se stesso e con Dio per darsi ragione dei suoi giorni, per amare e credere ancora”.

Le dimensioni dell’opera si annunciano gigantesche: il nuovo santuario sarà nel complesso venti volte più grande della prima basilica (in totale si costruiranno quasi 12mila metri quadrati). La sola aula liturgica (5mila metri quadrati circa). sarà dieci volte più capiente dell’antica basilica. I lavori vanno avanti speditamente nei primi anni, fino al 1974; le strutture portanti in brillante cemento bianco e le possenti travi in acciaio cor-ten (lunghe ognuna 32 metri, in assoluto il primo esempio in Italia, e forse in Europa, di utilizzo di travi cor-ten a così lunga gittata) risaltano davanti all’antica basilica. Negli anni 1975-1978 viene realizzata l’ardita e gigantesca cupola, a forma di tenda, in rame e acciaio cor-ten. Nel 1977 si incontrano alcuni problemi tecnici, che vengono risolti collocando eleganti colonne per interrompere la portata delle travi d’acciaio.

Il santuario è ancora in costruzione, ponteggi e impalcature di legno sono ancora ovunque, ma già in alcune domeniche del 1976 può ospitare le prime celebrazioni liturgiche. A fine anni settanta la struttura portante del nuovo santuario è completata.

Ma si trattava di un progetto ideato subito dopo la conclusione del concilio Vaticano II, anzi uno dei primi progetti di nuove chiese post-conciliari. Le nuove idee conciliari, soprattutto in campo liturgico, si andavano man mano imponendo, ma il progetto scelto risentiva ancora di una certa mentalità preconciliare, soprattutto in campo liturgico. Per cui negli anni seguenti si rendono necessari interventi di adeguamento liturgico e completamento delle strutture e per questo, nel 1981, viene indetto un concorso internazionale cui partecipano quattro gruppi di lavoro (gruppo Ruggeri-Leoni-Zeni, gruppo Centro Domus Dei, gruppo Scalco, gruppo Abruzzini-Accatino-Da Belluno). Il concorso viene vinto dal gruppo guidato dall’architetto Eugenio Abruzzini di Roma che, a partire dal 1981, idea e realizza numerosi interventi. Il santuario subisce alcune modifiche interne (vengono ridisegnati il presbiterio e la cripta del santo, la cappella della riconciliazione (in assoluto uno dei primi esempi di nuovo modo di confessare, subito copiata da altri santuari o parrocchie) e la rampa di accesso alla cripta. Vengono eliminate anche tutte le barriere architettoniche.

Negli anni ottanta l’artista frate cappuccino Ugolino da Belluno arricchisce il santuario di pregevoli opere artistiche in mosaico, bronzo e vetro dallas (mosaico del Mistero pasquale e vetrata del Figliol prodigo (donate dai Fratelli Guzzini di Recanati, Mc), vetrata del Cristo-luce, grande mosaico dell’Eucaristia (donato dall’ingegner Rossi e dall’architetto Abruzzini), tabernacolo, crocifisso e candeliere in bronzo.

Il nuovo santuario (a forma di croce greca), lungo 90 metri e largo 30, è stato realizzato in cemento bianco, vetro, policarbonato, alluminio e acciaio cor-ten. La nuova, luminosissima chiesa richiama la sagoma di una grande nave o di una gigantesca tenda. Quasi un chilometro di fioriere e una ventina di grandi terrazze arricchiscono il complesso. Il nuovo santuario può contenere 10 mila persone, di cui 6/7 mila nelle navate. È uno dei santuari moderni italiani più grandi, dopo quello di Padre Pio a San Giovanni Rotondo e quello della Madonna delle lacrime a Siracusa.

Sei distinti ingressi, un ampio scivolo e un ascensore portano alla cripta sottostante che accoglie l’urna del santo. Agli angoli delle quattro navate sono stati ricavati ampi spazi per il servizio ai pellegrini: moderna cappella della riconciliazione, cappella per benedizioni, sale per mostre e sale per gruppi. Un grande salone ospita il museo d’arte sacra contemporanea. Un ampio porticato accoglie i pellegrini all’ingresso sud-ovest della basilica. Nella parete di fondo della navata nord risalta la grande vetrata del Cristo-luce del mondo. A sinistra, sul mosaico a tutta parete, l’artista ha riprodotto il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci; sulla destra spicca il tabernacolo in bronzo dorato e a forma di cuore.

Al centro della basilica è collocato il grande presbiterio. Agli angoli delle quattro navate sei scalinate immettono alla grande e accogliente cripta del santo (con banchi donati dall’Associazione San Gabriele di Philadelphia, Usa), che viene solennemente benedetta dal papa Giovanni Paolo II, durante la storica visita al santuario, il 30 giugno 1985. Il papa inaugura anche la stupenda e innovativa cappella della riconciliazione (che dispone di 30 moderni confessionali) dove, compiaciuto, si complimenta con l’architetto Abruzzini e i padri del santuario: “Così voi ci aiutate a salvare il sacramento della riconciliazione!”. In pratica fin dal 1985 il santuario viene utilizzato tutti i giorni festivi dell’anno e in molte altre occasioni.

Nel 1991-1993 viene realizzato, su progetto dell’architetto Abruzzini, il pavimento dell’aula liturgica, in granito rosa Porrino, grigio Gallura, rosso vivo, bianco e grigio scuro Labrador azzurro, e lo stupendo presbiterio dal prezioso pavimento cosmatesco (donato dalla famiglia Di Sabatino di Teramo), su cui spiccano l’altare e l’ambone, in marmo bianco Cristal jugoslavo. Negli stessi anni il compianto padre Ugo Giam-berardini, amministratore del santuario ed esperto artigiano, realizza pregevoli vetrate istoriate a chiusura delle numerose asole lungo le quattro navate del santuario. Nel 1997 vengono realizzati i banchi in legno di rovere (tutti offerti dai devoti), su progetto dell’architetto Abruzzini.

Nel 2000-2001 viene sistemata l’area esterna al santuario con pavimento in pietra bianca e mattoni in cotto. Il portale centrale del santuario, in acciaio, vetro istoriato e cosmati (donato dalla Provincia di Chieti, dalla Provincia di Teramo e dal Comune di Teramo), dedicato a Cristo-porta, viene costruito nel 2004 dall’artista Guido Strazza di Roma.

La via crucis in ceramica viene modellata nel 2008 dall’artista Nino Di Simone di Castelli (Te). Nel 2008 sono realizzate, sempre dall’artista Di Simone, due grandi opere ai lati del presbiterio. Le grandi sculture in ceramica (ognuna misura metri 5,20×6), sono dedicate alla Risurrezione (donata da Deno Melchiorre, Chicago – Usa) e l’altra alla Crocifissione (donata dall’Associazione San Gabriele di Philadelphia – Usa).

Nel 2012 il nuovo santuario si arricchisce di 2 organi a canne. Il primo organo elettronico a canne, donato dalla famiglia D’Ama-rio di Montesilvano (Pe), realizzato dalla ditta Augusto Bevilacqua di Bugnara (Aq), è collocato nella navata feriale. Si compone di una consolle elettronica a tre tastiere, con 5 registri per un totale di 158 canne. Il secondo grandioso organo a canne Opus 737, costruito nel 1961 dalla ditta tedesca Späth, è stato assemblato, rinnovato e ampliato nel 2012 dalla ditta Anselmi Tamburini di Asciano (Si). È un organo a trasmissione elettrica con consolle elettronica, composto da 49 registri, tre tastiere e 3.200 canne.

Nel 2013 l’artista Paolo Annibali di Grottammare (Ap) scolpisce in bronzo la grandiosa Porta degli emigrati (metri 4×5). Dedicata soprattutto agli emigrati abruzzesi di tutto il mondo, che negli anni hanno contribuito alla spesa per realizzarla, ricorderà per sempre il profondo legame tra san Gabriele e le migliaia di emigrati abruzzesi partiti per terre lontane in cerca di nuova vita, con la nostalgia attenuata dalla devozione al santo protettore. La Porta, che ha un peso di 60 quintali, è il giusto ringraziamento che il santuario ha voluto offrire a tutti gli emigrati che nel mondo hanno diffuso la devozione al santo dei giovani.

La costruzione del nuovo santuario è durata più di un quarantennio. Non è stato facile portare avanti una simile gigantesca e costosa opera, ma grazie all’impegno economico del santuario, al contributo di numerosissimi devoti di san Gabriele (tra i quali spiccano per generosità le varie associazioni di emigrati sparse in tutti i continenti), degli abbonati all’Eco (l’amministrazione della rivista raccolse i primi fondi per la costruzione), di alcuni grandi benefattori e di qualche ente pubblico, si è arrivati alla conclusione della costruzione del nuovo santuario.

Molti di coloro che negli anni sessanta si chiedevano perplessi a cosa sarebbe servita una così gigantesca costruzione, visto che già si intravvedevano i segni di quella crisi religiosa che avrebbe portato a svuotare le chiese e alla secolarizzazione, si sono dovuti presto ricredere. Vedere il nuovo santuario affollato in quasi tutti i periodi dell’anno, e in più occasioni pieno come un uovo, induce anche i più scettici alla riflessione e dimostra che i progettisti avevano ragione, quando si auguravano di creare “un’opera destinata all’uomo di oggi e ancora più a quello di domani, perché nel silenzio e nella serenità l’uomo possa riaprire un colloquio con se stesso e con Dio per darsi ragione dei suoi giorni, per amare e credere ancora”.

Il nuovo santuario sarà nei secoli segno perenne della presenza di Dio tra il suo popolo, luogo di convocazione della comunità ecclesiale, memoria delle meraviglie operate dal Signore attraverso il suo servo fedele san Gabriele dell’Addolorata.