UN MATRIMONIO BEN RIUSCITO…

Abruzzo del gusto
By Gloria Danesi
Pubblicato il 30 Ottobre 2017

I mugnoli, vegetali della famiglia delle crucifere, derivano da una ibridazione tra il cavolo e la rapa, presentando caratteristiche intermedie tra le due specie parentali. È una straordinaria verdura che non necessita di concimi chimici, resistente ai parassiti e alle avversità climatiche e che anzi dalle gelate invernali trae vantaggio perché le foglie diventano più tenere e ancora più saporite

Toc TocChi è? L’aneme de le morte!

Nonostante questa inquietante risposta la porta di casa si apre, nessuna esitazione o spavento sul viso degli abitanti, preoccupati unicamente di fare una buona accoglienza a chi sta sulla soglia offrendo: monete, dolci, frutta secca e altro. I beneficiati sono i questuanti della notte di Ognissanti, compagnie di ragazzi che si aggirano in diverse contrade d’Abruzzo e d’Italia. Quelle operanti a Pettorano sul Gizio, in provincia dell’Aquila, per invogliare alla generosità cantano così: “Ogge è la feste de tutte li sande/ Facete bbene a st’anema penande/ Se vvu bbene de core me le facete/ nell’altre monne le retruverete”.

Nel centro della Valle Peligna, tra i borghi più belli d’Italia, adagiato sul Colle della Guardiola che si affaccia sull’omonimo fiume, vengono mantenute in vita tutte le tradizioni e non solo come quella sopra riportata. Vedi l’invernale sagra della polenta rognosa, giunta quest’anno alla 55ma edizione, un piatto legato al mondo dei carbonai, un duro lavoro dal quale in passato molti pettoranesi trovavano sostentamento, si svolgeva lontano da casa e necessitava, quindi, di alimenti energetici e conservabili a lungo. Un cibo, ieri, spesso consumato senza condimento invece, oggi, viene proposto insaporito con soffritto di pancetta di maiale, pecorino grattugiato, olio d’oliva, arricchito da salsicce ed esaltato da un bicchiere di vino (tutti prodotti locali d’eccellenza). Il granoturco, ad esempio, è prodotto in zona e macinato presso il mulino De Stephanis risalente al 1799 e da poco ristrutturato.

Ma se in giro si possono presentare diverse opportunità di mangiare buona polenta tagliata al filo, in occasione della sagra è possibile gustare anche i mugnoli. Vegetali della famiglia delle crucifere, una varietà di navone, si presume che le mognole (in dialetto) derivano da una ibridazione tra il cavolo e la rapa, infatti presentano caratteristiche intermedie tra le due specie parentali. Il frutto del “matrimonio” è una straordinaria verdura che non necessita di concimi chimici, resistente ai parassiti e alle avversità climatiche e che anzi dalle gelate invernali trae vantaggio perché le foglie diventano più tenere e ancora più saporite. Tanto buoni e nutrienti i mugnoli che i pastori transumanti lo tenevano in gran conto nell’orto d’altura realizzato nei pressi dello stazzo. Naturalmente anche a valle le famiglie li mettevano a coltura, così come gli ortolani professionali chiamati ad accontentare la richiesta dei numerosi estimatori di questa bontà dal gusto delicato e unico, peraltro tra le pochissime verdure disponibili nella brutta stagione, la cui raccolta imponeva frequentemente la rimozione della coltre di neve. Oggi, invece, sono difficili da reperire tanto da rischiare l’estinzione o l’ibridazione con specie simili. A tal ragione sono ospiti dell’Arca del Gusto di Slow food attrezzata per salvare i cibi tradizionali dal “diluvio universale” del mangiare globalizzato. L’obiettivo è la loro conservazione e valorizzazione, un contributo e un invito a non mollare ai pochi produttori, nel nostro caso di mugnoli, che nei campi lungo il tratturo ostinatamente tengono duro e proprio grazie a loro è possibile continuare a mangiare queste deliziose foglie apicali sbollentate e ripassate in padella o meglio ancora aggiunte come condimento per i cazzariej, sorta di gnocchetti fatti con acqua e farina. Nella stagione estiva i ristoratori della zona di Pettorano propongono Sapori in festa, con gli altri piatti tradizionali come le trofie con gli orapi (buonissimi spinaci selvatici) e le patate al coppo con il cinghiale, da abbinare a vini e birre artigianali.

A Pettorano, con gli occhi sollevati a fatica dal piatto, si possono ammirare il Castello Cantelmo con l’imponente torre pentagonale che attualmente ospita un museo dedicato alla storia ed alle tradizioni del territorio, diverse belle chiese, una su tutte quella madre di San Dionisio, tanti palazzi di cui uno ducale e ben cinque porte antiche, la più interessante quella di San Nicola. Nel suo territorio ricade sia il Museo di Archeologia industriale che la riserva naturale Monte Genzana-Alto Gizio. L’Abruzzo una montagna di biodiversità bella e commestibile.

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