Un asse che unisce quattro nazioni europee

By antonio sanfrancesco
Pubblicato il 1 Luglio 2021

Percorrere le antiche vie di pellegrinaggio è diventato uno dei fenomeni più gettonati di questo millennio. Con l’Italia protagonista di prim’ordine

Il cammino di Santiago insegna. Percorrere le antiche vie di pellegrinaggio è diventato uno dei fenomeni più gettonati di questo millennio. Con l’Italia protagonista di prim’ordine. E non è un caso: siamo la terra dei santi pellegrini ma anche il Paese dei mille comuni, ducati, signorie e dei mille paesaggi. I luoghi percorsi da san Francesco sono diventati altrettanti cammini dove s’intrecciano spiritualità e bellezze naturalistiche. O il cammino di san Benedetto, fondatore del monachesimo occidentale, precursore dell’Europa unita, che si snoda da Norcia a Montecassino, dove il santo è sepolto, in un percorso costellato di altri santi: san Francesco d’Assisi, santa Rita da Cascia, san Tommaso, san Pietro l’eremita, santa Maria Salome.

Spirito religioso e afflato civile. Modellare una civiltà, quella europea, camminando. Ricostruirla oggi, come suggerisce il giornalista Antonio Polito nel bel libro Le regole del cammino (Marsilio), ispirandosi proprio all’esempio benedettino.

La Via Francigena è un percorso che ne incrocia tanti altri tanto che l’associazione che da vent’anni cerca di promuoverla e farla conoscere si chiama Associazione europea delle vie Francigene (AEVF). Al plurale. Come la società che questa via ha plasmato innestandola nel terreno fertile del Cristianesimo.

Una pluralità di suggestioni, esperienze e tradizioni su cui concordava anche lo storico medievista Jacques Le Goff (1924 – 2014): “Oggi ci rendiamo conto, se consideriamo la realtà e guardiamo con attenzione alla storia, che c’è qualcosa di più importante che non i soldati e le merci che transitano lungo le strade; questo qualcosa sono le culture. Ecco introdotta la Via Francigena che io penso possa essere considerata, essenzialmente, una via di culture”. E spiegava che “è necessario che, pur mantenendo in vita l’originalità e le diversità, creiamo un’attiva comunicazione fra Europa del Nord ed Europa del Sud: la Via Francigena serve proprio a questo scopo”.

La Via Francigena è l’itinerario che nel 990 dopo Cristo seguì Sigerico, appena nominato arcivescovo da papa Giovanni XV, per tornare da Roma a Canterbury. È soprattutto grazie ai suoi diari di viaggio che è stato possibile ricostruire l’antico percorso della Francigena, tanto che il diario di Sigerico viene tuttora considerato la fonte itineraria più autorevole.

La Via Francigena si snoda per 3.200 chilometri, due terzi del cammino nel nostro Paese, dal Gran San Bernardo fino al Salento, 148 tappe, 630 comuni attraversati in 16 regioni di quattro nazioni europee: Inghilterra, Francia, Svizzera e Italia. Una “dorsale europea” da riscoprire in un tempo dove le spinte centrifughe e le divisioni sembrano avere il sopravvento.

Tra la fine del primo millennio e l’inizio del secondo, la pratica del pellegrinaggio assunse un’importanza crescente. I luoghi santi della Cristianità erano Gerusalemme, Santiago de Compostela e Roma, e la Via Francigena rappresentò lo snodo centrale delle grandi vie della fede. Infatti, i pellegrini provenienti dal nord percorrevano la via per dirigersi a Roma, ed eventualmente proseguire lungo la Via Appia verso i porti pugliesi, dove s’imbarcavano verso la Terra Santa. Viceversa i pellegrini italiani diretti a Santiago la percorrevano verso nord, per arrivare a Luni, dove s’imbarcavano verso i porti francesi, o per proseguire verso il Moncenisio e quindi immettersi sulla Via Tolosana, che conduceva verso la Spagna. Il pellegrinaggio divenne presto un fenomeno di massa, e ciò esaltò il ruolo della Via Francigena che divenne un canale di comunicazione determinante per la realizzazione dell’unità culturale che caratterizzò l’Europa nel Medioevo.

Dalla storia al presente

Vent’anni fa i pellegrini sulla Via Francigena erano pochi, persino temerari. Oggi è il più importante cammino italiano, un asse che unisce quattro nazioni europee, una realtà che porta sui sentieri 50 mila persone all’anno, secondo le stime dell’AEVF che quest’anno festeggia vent’anni esatti. L’organismo che mette assieme enti locali e associazioni fu fondato a Fidenza il 7 aprile 2001, e per festeggiare questo anniversario speciale ha deciso di organizzare la staffetta Road to Rome 2021 che è partita il 15 giugno dalla cattedrale di Canterbury, passerà da Roma il 10 settembre e si concluderà il 18 ottobre a Santa Maria di Leuca, secondo l’antico prolungamento che i viandanti facevano per imbarcarsi verso la Terra Santa. Non a caso, l’estremo promontorio salentino dove sorge il santuario dedicato alla Madonna di Leuca, è detto de finibus terrae, e segna al contempo il limite per l’Europa e la soglia per il Medio Oriente. E richiama, altra suggestione, il Finisterre di Santiago di Compostela, il punto più occidentale della Penisola iberica.

“Vent’anni fa aderirono trentaquattro realtà locali, adesso siamo in 190 – ha spiegato Massimo Tedeschi, presidente dell’AEFV – e soprattutto adesso è una via conosciuta e percorsa da tantissime persone, con un impatto economico sul territorio straordinario, ma anche culturale. Arrivano da tutto il mondo, c’è uno scambio con la gente del posto che si traduce in apertura mentale. Non è soltanto trekking ma qualcosa di più, c’è il senso della meta, si entra in una dimensione non solo religiosa ma che tocca lo spirito”.

A giugno i volontari sono partiti a piedi o in bicicletta, ogni giorno percorrono una tratta dai 20 ai 30 chilometri per lasciare il “bordone”, il bastone del pellegrino, a chi proseguirà il viaggio, come una torcia olimpica.

Ogni tappa d’arrivo si trova vicino a una stazione (il 2021 è anche l’anno del treno nell’Unione Europea), per consentire a tutti di partecipare agli eventi che si terranno la sera.

“Con questo evento – spiega ancora Tedeschi – AEVF si propone di promuovere la ripartenza, dopo il periodo di pandemia, del turismo sostenibile, culturale, responsabile della Via Francigena e dei cammini d’Europa. L’iniziativa intende sensibilizzare ministeri e autorità dei quattro Paesi attraversati (Italia, Svizzera, Francia, Regno Unito), le autorità regionali e le istituzioni religiose. Il Via Francigena. Road to Rome 2021. Start again! permetterà anche di verificare lo stato del percorso, mettendo in luce eccellenze ed eventuali carenze e proponendo miglioramenti, per dar risalto ai singoli tratti regionali. Insomma, un viaggio che vuole aggregare e unire i territori europei, facendo conoscere nel mondo le bellezze di questo cammino”.

La Via Francigena è stata proclamata “itinerario culturale” dal Consiglio d’Europa già nel 1994, ed è in corso l’iter per il riconoscimento come patrimonio mondiale dell’Unesco. Tra i tanti meriti, ha anche quello di aver stimolato la riscoperta di altri cammini, cosiddetti “minori”, che spesso si congiungono con quello principale. “C’è ancora molto da fare – l’analisi di Tedeschi – soprattutto sotto due aspetti: le autorità nazionali dovrebbero investire di più in un settore strategico. E anche la Chiesa dovrebbe dare maggiore attenzione a un tracciato dal forte valore simbolico”. Un’opera di valorizzazione in parte ancora da scrivere e sulla quale concorda anche monsignor Liberio Andreatta, esperto di turismo religioso e per anni a capo dell’Opera Romana Pellegrinaggi: “Anche Santiago de Compostela iniziò con numeri ridotti e sappiamo cosa è diventato, – spiega – dobbiamo guardare avanti, la Via Francigena non ha niente da invidiare alla Spagna, per le ricchezze naturali, i panorami, i monasteri e le abbazie che s’incontrano lungo il percorso”.

Un cammino da fare lentamente, meglio se a piedi, dove è possibile soffermarsi sui particolari, incontrare (e non solo incrociare sbrigativamente) gli altri viandanti e gustare i silenzi della natura e dei luoghi che custodiscono lo Spirito. “La vita stessa è un viaggio da fare a piedi”, ha scritto Bruce Chatwin. Percorrendo i cammini facciamo anche questo (forse): riflettere e rimettere ordine alle nostre vite.

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