Spazio prossima frontiera

IL MONDO CHE VERRà
By marco staffolani
Pubblicato il 12 Luglio 2020

Lo scorso 30 maggio, alle 3.22 di pomeriggio ora locale Usa (19.22 in Italia) la capsula spaziale Crew Dragon, del programma spaziale SpaceX Demo2, è decollata dal Pad 39A del J.F. Kennedy Space Center con a bordo gli astronauti Bob Behnken e Doug Hurley.

Che esseri umani partissero dal suolo americano non accadeva dalla chiusura del programma Space Shuttle, quasi 10 anni or sono. Gioco del destino gli americani erano costretti a recarsi in Kazakistan (ex Unione Sovietica) partendo dal cosmodromo di Baikonur con il vettore Sojuz.

Un nuovo inizio che ridona lustro alla Nasa, l’agenzia spaziale statunitense che ritorna nello spazio attraverso nuovi accordi commerciali con le compagnie private. In particolare l’uso del supercollaudato vettore Falcon 9 di SpaceX, riutilizzabile, ha ridotto drasticamente il costo per arrivare in orbita e permesso ai due astronauti di aggiungersi agli altri 3 già presenti sulla Stazione Spaziale Internazionale. La durata della missione in orbita dipenderà dalla solidità e resistenza della capsula Crew Dragon ai grandi sbalzi di temperatura dello spazio.

Mentre questo è l’attuale stato dell’arte dei voli spaziali, dall’altra parte degli States, a Boca Chica nel Texas, sempre la SpaceX sta testando nuovi prototipi per andare oltre la LEO (Low Earth Orbit) e raggiungere la Luna e Marte, con il programma StarShip e il nuovo motore per razzi (a metano) chiamato Raptor. Il tutto con spettacolari esplosioni dovute alle mille variabili che sono implicate nella progettazione dei razzi.

Progetti così ambiziosi richiedono ingenti investimenti che il Ceo di SpaceX e di Tesla, Elon Musk, può provvedere visti gli introiti che le sue società producono in un nuovo clima di corsa allo spazio (una corsa non armata, ma commerciale).

Accedere allo spazio non è più solo appannaggio delle grandi agenzie nazionali, ma anche possibilità per le compagnie private di mettere in orbita il loro cubesat, oppure portare il proprio esperimento scientifico a bordo della ISS. E tra poco non sarà più fantascienza nemmeno il turismo spaziale.

Ci potremmo chiedere: cosa cambia quaggiù sulla terra per noi comuni mortali? L’ennesimo investimento di SpaceX con il progetto StarLink promette di rivoluzionare anche la nostra navigazione. Lo scopo è quello di rendere disponibile la connessione Internet per tutti gli angoli della terra alla stessa velocità della fibra, tramite la messa in orbita di una costellazione di migliaia di satelliti a ritmo di 70 per ogni lancio a cadenza bimensile. Così mentre staremo comodamente seduti in poltrona a guardare le foto degli astronauti non ci accorgeremmo che gli stessi dati vengono dallo spazio!

I progressi sono impressionanti considerando che il numero di lanci e di successi aumenta giorno per giorno. È logico chiedersi dove condurrà tutto questo. Nella fantascienza gli astronauti partono dalla terra e raggiungono Marte in pochi mesi. Nella realtà invece siamo bravi (per ora) solo a mandare sonde robotiche sul pianeta rosso, mentre sappiamo che per l’uomo ci vorrà ancora diverso tempo. Le condizioni fuori dell’atmosfera terrestre sono avverse alla vita. Raggi cosmici, bassa gravità, sindrome da spazi chiusi, reazioni muscolari, colture alimentari in astronave… sono tutte variabili che stiamo affrontando per progettare il prossimo passo che porterà l’umanità su un altro pianeta.

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