SI NAVIGA A VISTA

By Nicola Guiso
Pubblicato il 31 Dicembre 2020

Mentre andiamo in stampa il Senato, dopo la Camera, ha approvato le proposte del governo sulle funzioni del Meccanismo Europeo di Stabilità (Mes), e sulle strutture di governo del Recovery Fund, lo strumento della Commissione europea per orientare le economie dei paesi membri colpite dal Coronavirus, che dispone di oltre 200 miliardi di euro. Al voto si è giunti dopo giornate di drammatiche tensioni tra e nei partiti della maggioranza, protagonisti soprattutto i renziani di Italia viva e il M5S. Con i primi che hanno contestato, sino alla aperta minaccia di votare contro, le proposte del presidente del Consiglio sui modi di direzione per la parte italiana del Recovery Fund. E la volontà del M5S di una esplicita e decisa rinuncia dell’Italia all’utilizzo del Mes.

Il voto parlamentare è giunto dopo giorni e notti di convocazioni del Consiglio dei ministri; interrotto e ripreso per un numero incalcolabile di volte, alle quali si sono aggiunti i rischi di possibili contagi di alcuni membri (reale quello del ministro degli Interni Lamorgese). In sintesi estrema, al voto favorevole si è giunti dopo che il presidente Conte ha reso meno formalmente costrittive le sue proposte sul Recovery, e più esplicito il rimando del giudizio italiano sul Mes alle posizioni degli altri membri dell’Unione, in particolare di Francia e Germania. La situazione è parsa aggravarsi anche perché la unità del governo si è sicuramente allentata, apparendo, sempre più di frequente, virtuale e contraddittoria. Con contraccolpi anche nei giudizi dell’opinione pubblica in qualificati sondaggi sul presidente Conte. A ciò si aggiunga la ormai esplicita volontà di Renzi di accrescere il peso di Italia Viva nel governo e nelle sue espressioni tecnico-operative, vecchie e nuove. A questo proposito appaiono significative queste affermazioni del capogruppo al Senato, in un’intervista due giorni prima del voto: “Il governo rischia la rottura? Spero di no ma temo di sì. Non diamo pieni poteri a Conte”.

Non meno tesa e complessa è apparsa la situazione del M5S nelle giornate che hanno preceduto il voto. Di Battista ha accentuato i suoi attacchi nei confronti dei “governativi a oltranza” che (per lui ma non solo nel movimento) hanno la massima espressione in Di Maio. Mentre Grillo sembra impegnato soprattutto a perfezionare le oscurità e le ambiguità delle sue posizioni. Tanto che a sostegno dei “moderati” del movimento è dovuto scendere in campo il presidente della Camera Roberto Fico con affermazioni di inusuale chiarezza. “Viviamo – ha detto – una fase delicatissima per il nostro Paese, il movimento e la maggioranza hanno il dovere di sostenere Conte”. Un appello in sintonia con il dato di fatto confermato dalle vicende che hanno preceduto il voto parlamentare. Vicende nelle quali il M5S è sembrato in preda a nevrosi acute per mancanza di leadership e di prospettive. Fatto aggravato – a giudizio di autorevoli dirigenti del Pd – dagli atteggiamenti dilatori di Conte, e dalla sua tendenza ad accentrare il più possibile le leve strategiche, politiche e istituzionali. Una situazione complessiva dalla quale, nonostante gli aspetti ricordati, le opposizioni non sembrano in grado di trarre tutti i vantaggi potenziali che esprimono. Perché preferiscono la denuncia propagandistica dei limiti, di contenuti e di forma, della situazione della maggioranza, anziché impegnarsi nella ricerca e presentazione di proposte seriamente alternative alle debolezze, vuoti e divisioni degli avversari.

Quelli ricordati sono elementi che avranno un peso decisivo nel futuro immediato del Paese. Quando partiti e istituzioni dovranno impegnarsi sui temi insiti nella nuova legge di bilancio, la nuova legge elettorale richiesta dalla riduzione nel numero di deputati e senatori, i nuovi interventi imposti dagli effetti economici e sociali del Coronavi-rus. A cominciare dalla programmazione e attuazione nei migliori modi possibili della vaccinazione di massa. Che Dio aiuti chi dovrà affrontarli.

Comments are closed.