SENZA RISPOSTE E SENZA PAROLE…

By Stefano Pallotta
Pubblicato il 2 Aprile 2023

“Le sentenze vanno rispettate”. Questo ritornello viene recitato ogni qualvolta le sentenze lasciano l’amaro in bocca. Ma chi proprio non se la sente di portare rispetto alle sentenze sono i cittadini che si aspettano ben altre condanne per i lutti subiti dalle tragedie.

La sentenza sulla sciagura di Rigopiano, la valanga che il 18 gennaio 2017 travolse il resort a 4 stelle, provocando 29 vittime, inevitabilmente ha prodotto dure prese di posizioni da parte dei familiari dei morti. Del resto l’assoluzione di gran parte degli imputati (25 assoluzioni e 5 condanne) non poteva soddisfarli. I reati ipotizzati andavano dal disastro colposo, omicidio plurimo colposo, lesioni plurime colpose, falso, depistaggio e abuso edilizio.

Un impianto d’accusa molto pesante nei confronti di una trentina di imputati tra amministratori, politici, impiegati, funzionari e dirigenti comunali, provinciali e rappresentanti del governo centrale. La pubblica accusa aveva chiesto una condanna complessiva per circa un secolo e mezzo di carcere che il giudice per le udienze preliminari ha ridotto drasticamente a pochi anni. È del tutto evidente che la vicenda processuale percorrerà nei prossimi anni tutti i gradi di giudizio.

La giustizia farà il suo corso, ovviamente. Ma rimane un interrogativo insoluto e di fondo. Quella tragedia poteva essere evitata? Probabilmente poteva essere evitata se quell’albergo non fosse stato alla fine di un canalone che sembrava fatto apposta per orientare uno spaventoso distacco di neve dalla cima di monte Siella, una valanga di 120 mila tonnellate di neve. Bisognava agire prima. Occorreva evacuare l’albergo quando le condizioni meteo peggiorano su tutto l’Abruzzo. Bisognava chiudere la provinciale che conduce all’albergo due giorni prima quando il bollettino Meteomont annunciava che il rischio valanghe sarebbe arrivato fino a livello 4. Bisognava bloccare chi, nel 2007, ha riaperto il vecchio hotel trasformandolo in un resort 4 stelle. Bastava leggere i segni della natura o dare retta a chi molti anni prima aveva previsto il pericolo di distacco di valanghe proprio in quella zona.

La giustizia, si dice, non può accontentare tutti. È ovvio, ma certamente non fa riposare in pace le 29 vittime.

Comments are closed.