SAN GIOVANNI PAOLO II SUL GRAN SASSO
SAN PIETRO DELLA JENCA, SITUATO A 1166 METRI DI ALTITUDINE, È DIVENTATO IL PRIMOSANTUARIO AL MONDO DEDICATO AL PAPA ASCETA E CONTEMPLATIVO, AMICO DEI GIOVANI ED ESCURSIONISTA Nei servizi pubblicati in questa rubrica abbiamo avuto modo di ammirare una varietà impressionante di santuari. Piccoli e grandi, maestosi e semplici, antichi e moderni. Tutti segnati da una speciale epifania, cioè manifestazione, della divinità. I santuari, quindi, sono luoghi scelti e voluti da Dio. Possono esserlo anche strutture preesistenti. Purché contraddistinte da quel misterioso fenomeno che Giovanni Paolo II definiva irruzione del soprannaturale. Fatta questa premessa, passo a parlare di un emergente santuario abruzzese che si chiama San Pietro della Jenca, situato sulle pendici del versante occidentale del Gran Sasso. Il suo nome sta sulla bocca di tutti, specialmente a seguito della recente canonizzazione di Giovanni Paolo II avvenuta lo scorso 27 aprile. Quell’eremo di montagna fu notato e visitato proprio da papa Wojtyla quando dal Vaticano, senza alcun preavviso, si recava al Gran Sasso per sciare o per ammirare la bellezza di panorami alpestri e di vette svettanti nel cielo. È stato proprio lui, con il suo spirito ascetico, a conferire carattere di profonda sacralità a quell’antica chiesa dove si recavano i pastori a pregare. Il significato del vocabolo abruzzese jenca è prettamente pastorale e significa giovenca. Scrive Stanislao Dziwisz, l’allora segretario di Wojtyla: “Una mattina Giovanni Paolo II, recandosi a sciare sul Gran Sasso, sulle piste di Campo Imperatore, rimase bloccato, insieme alla sua scorta, da una grande bufera di neve, che lo costrinse a tornare indietro. Fu allora, mentre percorreva la strada provinciale del Vasto (area di un antico borgo a circa tre chilometri dalla chiesa di San Pietro della Jenca, ndr), che papa Wojtyla scorse da lontano la chiesetta di pietra e quelle piccole case sparse e bianche di neve, come tante pecorelle intorno al loro pastore”. Incuriosito, volle avvicinarsi a visitare quel borgo abbandonato. Da allora, quel paesino divenne il luogo dove il papa poteva godere di quella tranquillità che lo avvicinava a Dio. Fu lì che per diverse volte si intrattenne in gran segreto fino al 1995, quando tutto il mondo venne a sapere della sua presenza in quel luogo sperduto, dove Giovanni Paolo II si ritirò qualche giorno dopo aver superato il malore che lo colse in Vaticano il giorno di Natale. Tutti i media di quei giorni si sbizzarrirono nel descrivere quell’improvviso malore. La Rai fece questa comunicazione che lasciò il mondo col fiato sospeso: “Il papa ha interrotto la benedizione urbi et orbi da piazza San Pietro. La febbre non gli ha concesso di terminare il suo augurio natalizio: Scusate devo interrompere, vi benedico – ha detto. Poco prima un sospiro e un lamento”.
“Ma ad appena quattro giorni da quell’annuncio choc – scrive Repubblica del 31 dicembre 1995 – Karol Wojtyla trascorre un pomeriggio intero sul Gran Sasso, tra i monti d’Abruzzo, in un eremo, accompagnato da pochi intimi e protetto da un imponente apparato di agenti. La sosta si sarebbe protratta per tre ore, trascorse da Wojtyla in passeggiate lungo i sentieri dei dintorni e una visita all’eremo di San Pietro, appartenente alla parrocchia di Camarda”.
Tempo fa, ho avuto l’opportunità di parlare telefonicamente con Pasquale Corriere, presidente dell’Associazione culturale San Pietro della Jenca. Mi ha confidato che in quello storico 29 dicembre 1995 riuscì a vedere il papa. Poi, alla domanda se Giovanni Paolo II avesse visitato la chiesetta, ha risposto “Io so di certo che lui ha pregato ai piedi della statua della Madonna di Fatima che sta all’interno”.
La chiesa di San Pietro della Jenca, situata a 1166 metri di altitudine, diventa il primo santuario al mondo dedicato a san Giovanni Paolo II. Il titolo di santuario le viene conferito ufficialmente il 18 maggio 2011. Lassù tutto parla di lui, del papa asceta e contemplativo, dell’amico dei giovani e dell’escursionista. All’interno del santuario si custodisce una insigne reliquia consistente in un pezzetto di camicia macchiato del sangue versato nell’attentato del 1981. Davanti alla facciata, in una piccola aiuola, lo sguardo del visitatore viene catturato dalla statua in bronzo dell’artista Fiorenzo Bacci, raffigurante Giovanni Paolo II nel suo abituale atteggiamento di persona dinamica e decisa.
Il santuario, restaurato nel 1997, risale al XIII secolo. Ha una struttura architettonica semplice a forma di capanna, tipica delle chiese di montagna. I muri esterni, privi di intonaco, sono di blocchi di pietra faccia vista. La facciata non presenta motivi di particolare rilievo. Il portale è sormontato da una lunetta. Sull’angolo destro della facciata, in alto, fa mostra di sé un campanile a vento. L’interno dell’edificio è a navata unica con volta a botte. Sulla parete di fondo campeggia un dipinto dell’artista teramano Franco Tommarelli raffigurante Giovanni Paolo II con le braccia aperte in segno di accoglienza. A poca distanza dall’ingresso c’è il tipico fontanile di montagna, dove il papa soleva sostare per rinfrescarsi e intrattenersi in preghiera.
Qualcuno ha scritto che il santuario di San Pietro della Jenca, attualmente dedicato a san Giovanni Paolo II è diventato un’attrazione di grande richiamo per tantissimi visitatori e pellegrini italiani e stranieri. Lo ha intuito anche Pasquale Corriere in una sua recente dichiarazione: “Le visite di Giovanni Paolo II sui nostri monti e nella chiesa di San Pietro della Jenca hanno permesso il “miracolo” di vedere oggi tanti pellegrini e turisti recarsi al santuario del papa. Mi onora aver potuto contribuire a dare un’identità a quest’angolo di paradiso”.