RITORNO ALLE URNE?

By Nicola Guiso
Pubblicato il 1 Maggio 2018

In presenza di una grave crisi internazionale, dei molti e gravi problemi del Paese e alla incapacità dimostrata (sino a ora) dai partiti di raggiungere intese per la formazione di una maggioranza parlamentare autorevole e forte, il capo dello stato ha deciso un suo intervento  al fine  di sbloccare la situazione. Mentre andiamo in stampa, infatti, ha incaricato il presidente del Senato, Elisabetta Casellati, di verificare – tempo due giorni – la possibilità di intese tra il Centrodestra e il M5S su un programma e sul presidente del Consiglio. Sembra evidente che una verifica negativa sui due punti aprirà la via ad altre iniziative politico-istituzionali del capo dello stato.

Nei due incontri post-elettorali con le forze politiche, Mattarella aveva dovuto infatti prendere atto che le intese raggiunte tra i partiti per la elezione degli organi di direzione di Camera e Senato non avevano portato a intese anche per la formazione di una maggioranza parlamentare. Anche se Di Maio, per i 5 Stelle e Salvini per la Lega rivendicavano il diritto di guidare il nuovo governo: Il M5S perché  votato dal 33 per cento degli elettori, la Lega, perché a capo del centrodestra, titolare del 37 per cento di voti. Il fatto però più significativo verificato dal capo dello stato è che le forze politiche oltre che divise tra loro da ragioni politiche e programmatiche lo sono anche al proprio interno per ragioni in parte ideali, in parte politico-tattici, e da motivi personalistici. Bastano pochi esempi a evidenziarlo.

Nei 5 Stelle Di Maio s’è mostrato disposto a compromessi su punti programmatici con la Lega e col Pd. Ma intransigente su intese con FI; in contrasto con la necessità della Lega di tenere unito il centro-destra, che è la condizione per Salvini di rivendicare alla Lega il diritto a esprimere il capo del governo. Inoltre, le aperture programmatiche di Di Maio per Lega e PD, vanno interpretate con le affermazioni di Di Battista (probabilmente in sintonia con Grillo e Casaleggio) che ha definito Berlusconi “il male assoluto” della politica, e Salvini, interlocutore privilegiato di Di Maio simile a “Dudù il barboncino di Berlusconi ”. A conferma che tra i 5 Stelle, nonostante gli sforzi di Di Maio di giungere a compromessi-intese parlamentari con la Lega o col PD, è fortissima la corrente che, di fatto, li rifiuta, perché potrebbero attenuare o deviare la spinta “rivoluzionaria” di base. E, di fatto, punta a nuove elezioni nella convinzione che il Movimento otterrebbe da un ritorno a breve alle urne la maggioranza assoluta dei voti. Nel centrodestra la situazione è tale che giovedì 12 aprile. Il Giornale ( proprietà di Berlusconi) titolava: “Salvini a un passo dal vendersi a Grillo”. E venerdì 13 dopo, le inqualificabili sceneggiate del Cavaliere al Quirinale titolava: “Salvini tiene duro sull’unità del centrodestra”. E il giorno successivo gli attacchi missilistici alla Siria, Salvini si schierava  con Putin, e Berlusconi con la inconsistente posizione dell’U.E. Salvini inoltre riprendeva i conciliaboli con Di Maio, mentre Berlusconi auspicava intese del centrodestra col PD, avversate da sempre dalla Lega.

Nel PD, restano aspre le divisioni tra fautori di rapporti non conflittuali col M5S, e fautori dell’opposizione pregiudiziale a governi frutto di intese politiche con i vincitori del 4 marzo; e interesse invece per iniziative del capo dello stato volte a dare sbocchi istituzionali alla situazione.

Allo stato dei fatti, le alternative sembrerebbero quelle espresse in modo icastico da Salvini: “L’unica strada è l’intesa dei 5 Stelle con tutto il centrodestra, altrimenti si torna alle urne”. Anche se sa che Berlusconi è contrario a elezioni a breve, e favorevole alla ricerca di intese col PD. Così come Di Maio sa che una eventuale intesa col PD dovrebbe fare i conti con quanti in quel partito sarebbero disposti in parlamento a collaborare sistematicamente col M5S. A complicare ulteriormente le cose, infine, è l’evidente (e comprensibile) interesse di tutti i gruppi per i risultati delle elezioni regionali di fine aprile in Friuli Venezia Giulia. e in Molise, e di quelle amministrative di maggio.

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