RIPRESA E RESILIENZA

Un programma economico che prima ancora è un atteggiamento dello spirito. Infatti la resilienza è capacità di affrontare situazioni difficili senza perdersi d’animo, disponibilità di adattarsi al cambiamento, di trasformare i problemi in opportunità

Si vede finalmente una luce in fondo al tunnel. I contagi diminuiscono, così pure i morti (ma anche uno solo sarebbe di troppo!). C’è già un programma di aperture progressive che fanno ben sperare. È l’effetto dei vaccini che hanno ridotto drasticamente la diffusione e la mortalità del virus. Giustificato quindi un certo ottimismo, ma cautela, molta cautela, dicono gli esperti. La frenesia per il ritorno a una normalità come in passato può giocare brutti scherzi e rischia di vanificare i sacrifici di un anno.

Forse si pecca di ottimismo sperando che a fine anno la pandemia, se non definitivamente sconfitta, sia sotto controllo in Europa e nei paesi sviluppati. Ma che senso avrebbe un’isola felice, vaccinata, circondata da aree ancora in preda del virus perché non hanno i soldi per acquistare il vaccino? Ben vengano allora le proposte del papa, del presidente statunitense Joe Biden, di Mario Draghi e di altri, di sospendere temporaneamente i diritti di proprietà intellettuale per abbassare il costo dei vaccini e renderli disponibili anche ai paesi più poveri che altrimenti non potrebbero permetterseli.

Ci sono resistenze da parte dell’industria farmaceutica, ma la liberalizzazione temporanea oltre che un atto di solidarietà e giustizia è un’azione di sano egoismo per i Paesi Occidentali perché se il virus continua a circolare, subdolo e trasformista com’è, in una società globalizzata come la nostra, difficilmente si riuscirebbe a tenerlo fuori dai propri confini geografici. Ci si protegge proteggendo gli altri, salvando gli altri salviamo anche noi stessi.

Se questo avvenisse e fosse possibile anche ai Paesi poveri produrre i vaccini sarebbe anche un primo passo verso la costruzione di quel “modello economico diverso, inclusivo, giusto e sostenibile”, solidale che gran parte dell’umanità si attende e che il Papa invoca ogni giorno e chiede ai politici di realizzare.

La salute prima di tutto, certo, ma la pandemia oltre alla crisi sanitaria ha provocato anche una grave crisi sociale ed economica che ha stravolto il mondo del lavoro. Ha bloccato alcuni settori lavorativi, ne ha limitati altri, ha creato disoccupazione. L’introduzione massiccia dello smartwork, il lavoro da casa via internet (in molti casi ha fatto aumentare la produttività), rischia di mettere fuori gioco molti ultra cinquantenni. Per far ripartire l’economia l’Unione Europea ha varato un piano gigantesco, il ricovery plan, cui il governo italiano ha aderito con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

C’è una istituzione che ha mostrato grande resilienza: la famiglia italiana. Pur messa a dura prova, è stata capace di gestire tensioni, lutti, difficoltà economiche, problemi di convivenze H24 in ambienti ristretti, eccetera. La famiglia “ha dovuto fare gli straordinari”, ha commentato il Papa. È stata un vero cuscinetto assorbi-urti, e merita con urgenza sostegni e politiche familiari di grande respiro.

La pandemia ha avuto un grande impatto anche sul modo di vivere la propria fede. Per mesi le chiese sono state chiuse e poi hanno riaperto a ranghi ridotti. Bella la chiesa digitale ma c’è una parte della vita cristiana, quella che riguarda soprattutto la vita sacramentale (Eucarestia, confessioni, ma-trimoni, eccetera) non si può fare via internet. Anche i pellegrinaggi hanno subito divieti e limitazioni. Ma sarà bello, dopo tante restrizioni, tornare a celebrare insieme l’Eucarestia, testimoniare in pubblico la nostra fede. Sarà bello anche riprendere quella pratica, che è un’immagine della vita, quella del pellegrinaggio ai santuari. San Gabriele vi aspetta!