Il 16 maggio scorso il mondo dei mass media di Abruzzo e Molise ha celebrato il proprio giubileo al santuario, in coincidenza con la 55° Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali. Accolti dai giornalisti del mensile del santuario L’Eco di san Gabriele, la rivista più importante d’Abruzzo e una delle più diffuse in Italia, erano presenti una trentina di giornalisti in rappresentanza del mondo dei mass media d’Abruzzo e Molise. All’evento hanno partecipato anche il presidente dell’Ordine dei giornalisti d’Abruzzo, Stefano Pallotta e il consigliere dell’Ordine dei giornalisti del Molise Giuseppe Cavuoti.
Alle ore 11 monsignor Tommaso Valentinetti, arcivescovo di Pescara-Penne e delegato della Conferenza episcopale abruzzese-molisana (Ceam) per le Comunicazioni sociali, ha presieduto la santa messa. Concelebravano con lui il vescovo di Teramo-Atri monsignor Lorenzo Leuzzi, il rettore del santuario padre Dario Di Giosia, il responsabile dell’Ufficio per le comunicazioni sociali Ceam don Claudio Tracanna.
Nel suo saluto iniziale il rettore del santuario padre Dario ha sottolineato che “San Gabriele ci raduna intorno a sé nel centenario della sua canonizzazione. è stato un comunicatore efficace, soprattutto attraverso le sue 36 lettere. Negli scritti traspare la bellezza della sua esperienza, del rapporto che aveva con i suoi familiari. Sono lettere di un giovane che ha saputo pienamente vivere l’invito di Gesù “Vieni e vedi”, tema di questa giornata mondiale delle Comunicazioni sociali. La notizia di Dio, infatti, la buona notizia del vangelo, come ogni altro avvenimento, deve essere vissuto per essere raccontato. Gabriele lo ha fatto e lo ha raccontato così bene che oggi noi siamo qui a raccontarlo. Come ha fatto san Gabriele, ancora oggi si può essere comunicatori di pace, di amicizia, della possibilità di una vita vissuta con gioia in Dio, con Gesù e Maria”.
Nella sua omelia monsignor Valentinetti, commentando il vangelo dell’Ascensione, ha ricordato che “così come ha detto Gesù agli apostoli Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura, il vangelo va comunicato in ogni epoca, in ogni latitudine, in ogni cultura. Deve inculturarsi dentro la storia delle culture, delle nazioni. Deve passare attraverso il crogiuolo dell’insignificanza, dell’incomprensione, ma sapendo che il chicco di grano che cade per terra muore e produce molto frutto. E finalmente i discepoli riescono a portare questo annuncio, compiendo una rivoluzione culturale. Si confrontano con la cultura greca, romana; oggi il vangelo si confronta ancora con le culture orientali, con quelle dell’America Latina e dell’Africa. Il vangelo resta sempre lo stesso: la proclamazione che Gesù è il Signore, il risorto dai morti”.
E Valentinetti ha concluso, rivolto in particolare ai giornalisti presenti: “Se allora celebriamo il giubileo dei giornalisti, cosa affidare nelle loro mani, cosa dire a chi oggi ha i potenti mezzi della comunicazione a disposizione? Affidiamo questa parola d’amore, questa rivoluzione culturale, fatevi portatori di una rivoluzione d’amore, fatevi portatori soprattutto della verità. Non dimenticate mai che Gesù ha detto Io sono la verità. C’è quindi bisogno di ottenere una comunicazione libera, bella che comunica ciò che è la bontà, la bellezza, non solo le brutture, le brutte notizie, le cattiverie degli uomini, non solo le guerre, ma anche la pace, la fraternità, l’amore per i fratelli, l’amore soprattutto per gli ultimi e gli esclusi. Che essi incarnino la cultura del vangelo, di vita, di bellezza, di passione per l’umanità che deve risorgere anche da questa pandemia. Ne siamo certi, il Signore ci sostiene è con noi e ci conferma”.
Dopo la messa monsignor Valentinetti, concelebranti e giornalisti hanno attraversato la Porta santa per ricevere il dono dell’indulgenza giubilare, quindi tutti si sono ritrovati in preghiera davanti all’urna del santo.