QUEL GENIO di D’ALFONSO

By Stefano Pallotta
Pubblicato il 4 Giugno 2015

Il consigliere regionale del Movi-mento 5 Stelle, Leandro Bracco, è stato espulso da Beppe Grillo, a un anno dalla sua elezione nel parlamentino abruzzese. Niente di nuovo, si dirà: quella delle espulsioni, ormai, è una costante di processo nel Movimento 5 Stelle. Basta esternare un qualsiasi orientamento lievemente diverso da quello del fondatore per guadagnarsi un irreversibile ostracismo dal movimento. In questo caso, però, si è andato oltre la manifestazione di un’opinione diversa rispetto alla visione delle cose di Beppe Grillo.

Bracco ha aderito alla richiesta del presidente della Regione Abruzzo, Lu-ciano D’Alfonso, di impegnarsi per “promuovere” la cultura, la creatività e perfino l’estetica dell’esecutivo regionale. Sì, però, restando all’opposizione. L’ex consigliere del movimento pentastellato ci tiene a precisarlo: non si tratta di adesione alla maggioranza, ma di un semplice impegno per l’Abruzzo e per la sua popolazione. Come se la dialettica maggioranza-opposizione non contenga in sé sufficienti elementi di impegno democratico: anche dai banchi dell’opposizione si può aiutare a crescere la regione e la sua popolazione. O no? Allora, evidentemente, c’è dell’altro che Bracco e D’Alfonso avevano messo in conto. Avevano, sicuramente, valutato che Grillo non si sarebbe fatto passare la mosca sotto il naso senza tentare di agguantarla. Così è stato: l’espulsione è arrivata a stretto giro di posta. Avevano, probabilmente, valutato che le dichiarazioni di non passaggio alla maggioranza, dopo l’espulsione, dovevano rimanere ferme da parte di Bracco. Così è stato: il consigliere si iscriverà al gruppo misto, in quota opposizione, naturalmente. Avevano, certamente, valutato che l’espulsione avrebbe posto la questione del decurtamento dello stipendio di Bracco. Così è stato: continuerà a decurtarsi lo stipendio di oltre il 60%, ma a favore di chi? Ça va sans dire: di una onlus che si occuperà di aiutare le famiglie che trovano difficoltà a mettere insieme il pranzo con la cena.

Non lo trovate nobile? Una nobiltà che lo accomuna, in qualche misura, allo stesso D’Alfonso, che devolverà le vincite nelle cause civili di rivalsa per le diffamazioni a voce, online, scritte o stampate alla realizzazione di opere pubbliche. Verrebbe quasi naturale il titolo di un’opera teatrale di Scarpetta, ma preferiamo parafrasarla con Nobiltà o populismo?

Questo solo in apparenza. Il gioco in realtà è molto più complesso. Avete mai sentito parlare di trasformismo? Senza andare tanto lontano: il fenomeno che, nell’età della democrazia dei partiti della Repubblica post fascista, è stato alimentato dalla Dc nello sforzo di assimilare nell’area della maggioranza e di governo forze e personaggi dell’opposizione con opportuno dosaggio interno e di gabinetto. Il presidente della Regione Abruzzo fa compiere a tale fenomeno un salto innovativo in costanza di processo. Non assimilazione al centro di forze e tendenze di opposizione, non più amalgama di quelle forze nel partito egemone, ma decentramento nell’opposizione delle stesse prerogative di governo e della maggioranza.

Se non è genio politico questo, come altro definirlo?

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