IL VALORE RELIGIOSO DEL CONCILIO

…così Dio che ha parlato in passato, non cessa di parlare con la sposa del suo Figlio diletto e lo Spirito Santo, per mezzo del quale la viva voce del vangelo risuona nella chiesa e per essa nel mondo, introduce i credenti a tutta intera la verità e fa risiedere in essi abbondantemente la parola di Cristo

 Ecco quanto disse Paolo VI nella omelia rivolta ai padri conciliari il 7 dicembre 1965: “Che cosa il concilio sia stato, che cosa abbia operato sarebbe il tema naturale di questa nostra finale meditazione… Noi vogliamo riservare questo momento prezioso ad un solo pensiero, che curva in umiltà i nostri spiriti e li solleva nello stesso tempo al vertice delle nostre aspirazioni. Il pensiero è questo: qual è il valore religioso del nostro concilio? Religioso diciamo per il rapporto diretto con Dio vivente, quel rapporto che è ragion d’essere della chiesa e di quanto ella crede, spera ed ama, di quanto ella è”. Questa riflessione di Paolo VI guida ora la nostra meditazione come del resto ispira tutta la nostra ricerca.

 

1. Cosa trasmette la chiesa?

Pertanto la predicazione apostolica, che è espressa in modo speciale nei libri ispirati, doveva essere conservata con successione continua fino alla fine dei tempi… Così la chiesa, nella sua dottrina, nella sua vita e nel suo culto, perpetua e trasmette a tutte le generazioni tutto ciò che essa è, tutto ciò che essa crede» (DV 8).

È bene chiarire subito questo punto: la chiesa, segnatamente chi ha ricevuto il sacro ministero, non deve, non può parlare di se stessa, se non per rimandare a Gesù nel quale crede. Suo compito è solo ed esclusivamente quello di parlare di Gesù e della sua azione salvifica.

La chiesa non è padrona della parola di Dio, ma semplicemente uditrice e servitrice di essa. Lo ha scritto anche l’apostolo Paolo quando rivolgendosi ai fedeli della chiesa di Corinto, afferma: “Noi non intendiamo fare da padroni sulla vostra fede; siamo invece collaboratori della vostra gioia, perché nella fede voi siete saldi” (2Cor 1,24).

 

2. Il progresso teologico nella chiesa

“Questa tradizione, che trae origine dagli apostoli, progredisce nella chiesa sotto l’assistenza dello Spirito Santo… La chiesa, cioè, nel corso dei secoli tende incessantemente alla pienezza della verità divina, finché in essa giungano a compimento le parole di Dio”.

Nell’espletare il suo compito la chiesa sa di essere animata e sorretta dalla presenza dello Spirito Santo, dono del Signore asceso al cielo. Pur con tutte le sue debolezze e deficienze la chiesa può contare e di fatto conta sull’assistenza dello Spirito Santo, che tiene vivo in essa il desiderio di comprendere sempre di più e sempre meglio il messaggio contenuto nella bibbia, di assimilarlo profondamente, allo scopo di proporlo a tutti.

È lo Spirito della Pentecoste, quello che agisce nella chiesa: non solo nella testimonianza dei santi e dei martiri, ma anche nell’impegno dei suoi figli e figlie ad assaporare le infinite dolcezze che la bibbia può donare loro.

 

3. Dio non cessa di parlare

“La stessa tradizione fa più profondamente comprendere e rende ininterrottamente operanti le stesse sacre lettere; così Dio, il quale ha parlato in passato, non cessa di parlare con la sposa del suo Figlio diletto, e lo Spirito Santo, per mezzo del quale la viva voce del vangelo risuona nella chiesa, e per mezzo di questa nel mondo, introduce i credenti a tutta intera la verità e fa risiedere in essi abbondantemente la parola di Cristo”.

Non si può non sottolineare il linguaggio adottato dai padri conciliari: in questo modo essi esprimono una certezza di fede, quella della quale si sentivano animati e che agiva in loro proprio mentre esercitavano nel modo più solenne possibile il loro magistero a servizio della chiesa universale.

Ora il linguaggio che Dio adotta nel parlare a noi, poveri mortali, è esattamente il linguaggio dell’amore, il linguaggio dello sposo che si rivolge alla sua sposa, il linguaggio che tutti capiscono e che solo gli stolti rifiutano di ascoltare.