L’UNICO SANTUARIO AUTORIZZATO IN CINA

By Domenico Lanci
Pubblicato il 12 Agosto 2022

Negli ultimi decenni si è intessuto tra la Santa Sede e Pechino un promettente dialogo. Tuttavia il clima resta rigido. Dal 2015 la libertà religiosa è stata sottoposta a un soffocante controllo da parte delle autorità governative. A tal proposito, riporto quanto annota Elide Siviero sul settimanale La Domenica dello scorso 22 maggio: “La situazione dei cristiani cattolici e di altre confessioni – evidenzia la scrittrice – è molto grave. È in atto una vera persecuzione. Il governo tollera solo chiese di carattere ‘patriottico’ e il Partito Comunista mantiene una supervisione totale sulla gerarchia, sulla dottrina e su molti aspetti della vita religiosa. La conoscenza del cristianesimo, compresa la Bibbia, viene ostacolata. Secondo le nuove regole, le chiese sono tenute a sostenere la leadership del partito, nonché a praticare gli stessi valori del socialismo. I minorenni sono banditi dalle chiese, all’interno delle quali le immagini del presidente Xi Jinping sostituiscono quelle di Gesù e di Maria. E molto frequente vedere ruspe e poliziotti abbattere chiese e rimuovere croci”.

In questo contesto, si può immaginare quanto sia importante in Cina la presenza del santuario di Nostra Signora di Sheshan. È il più grande di tutta l’Asia orientale. Si trova a 35 chilometri da Shangai.

Ma passiamo ad alcune note storiche. Durante la guerra civile del 1851 e 1864, alcuni missionari gesuiti acquistarono un terreno sulle pendici della collina Sheshan. In questo sito, eressero una cappella per una statua della Madonna e un edificio per l’abitazione. Nel 1870 a Tianjin, a causa di disordini politici, vennero saccheggiate e bruciate le chiese. I gesuiti temendo che l’agitazione dilagasse, fecero voto alla Madonna di costruire una chiesa in suo onore auspicando una protezione.

La nuova chiesa venne eretta in due anni, a forma di croce latina, con elementi di stile cinese-occidentale. Nel 1894 i missionari vollero impreziosire il ripido sentiero, che conduce al luogo di culto, con due cappelle: una per il Sacro Cuore di Gesù e l’altra per la Vergine Santissima e san Giuseppe. A ogni curva del sentiero realizzarono le quattordici stazioni della Via Crucis. Ben presto, però, quella chiesa si rivelò inadeguata per accogliere i numerosi visitatori.

A questo punto, nel 1925 l’architetto italiano Paolo Portoghesi la fece demolire e al suo posto progettò una nuova chiesa che fu ultimata in dieci anni. Riporto la descrizione di un esperto: “La nuova chiesa occupa un’area di un ettaro ed è alta 20 metri. È a forma di croce latina. Vi sono tre ingressi: a nord, a ovest e a sud. La porta principale guarda a sud-ovest. La navata è lunga 55,81 metri e larga 24,68 metri. Il soffitto è posto a 16,46 metri. Vi sono 3000 posti a sedere. L’altare è fatto di marmo con decorazioni in oro e giada intarsiata (pietra dura mineraria, ndr). L’esterno è in prevalenza di granito. Il campanile si trova nell’angolo sud-est. Misura 38 metri. Sulla cima vi è la statua di bronzo della Madonna con il Bambino, alta 4,8 metri”. Gli abitanti di Shanghai chiamano quella statua “Nostra Signora di Zose”, usando il vocabolo dialettale con cui indicano Sheshan. Nei primi decenni del novecento, la chiesa venne ufficialmente dedicata a “Maria Ausiliatrice”, titolo molto caro a san Giovanni Bosco.

Diversi pontefici hanno preso a cuore il santuario di Sheshan. Già Pio IX nel 1874 concesse l’Indulgenza plenaria a tutti i pellegrini che si sarebbero recati lassù nel mese di maggio.

Nel 1942, Pio XII elevò il santuario a basilica minore. Poi, nel 1946, ordinò che si facesse la solenne incoronazione della statua posta sul campanile.

Nel 2007 Benedetto XVI istituì per il 24 maggio la “Giornata mondiale di preghiera per la Chiesa in Cina”. Il suo desiderio era quello di promuovere l’unità in una comunità divisa in “ufficiale” e “sottoterranea” (riferendosi ai cattolici fedeli al papa, ndr). In quella circostanza ha esortato “a non aver mai paura di parlare di Gesù al mondo e del mondo a Gesù”.

Papa Francesco ha fortemente condiviso l’iniziativa del predecessore. Il 23 maggio 2021, durante il Regina Caeli, ha detto: “Vi invito ad accompagnare con fervida preghiera i fedeli cristiani in Cina, che io porto nel profondo del mio cuore. Possa lo Spirito Santo guidarli e aiutarli a essere portatori della Buona Novella”. Con l’accordo del 2018, da lui rinnovato nel 2020, si è aperto un dialogo che prima non c’era. Oggi non ci sono più vescovi illegittimi, ma solo vescovi nominati con il consenso della Santa Sede e del Governo.

Comunque lo zoccolo duro tra Pechino e il Vaticano sta nella convinzione del presidente Xi Jinping. Per lui le religioni in Cina “devono essere cinesi e libere da qualsiasi influenza straniera. Devono essere integrate nella società socialista e porsi sotto la guida del Partito Comunista per servire lo sviluppo della nazione”.

Conforta, tuttavia, il fatto che la Madonna di Sheshan, grazie al privilegio di cui gode il santuario di essere cioè l’unico luogo di pellegrinaggio autorizzato dal governo, possa compiere il miracolo della libertà di culto.

La Madre di Dio di Sheshan ha un volto cinese sereno e accogliente. Anche il Bambino che porta in braccio è di sembianze cinesi e con uno sguardo accattivante. Mentre la statua della Madonna, che spicca sul campanile, sembra voglia donare al popolo cinese il Bambino Gesù. Sono immagini espressive e commoventi.

Lassù giungono pellegrini da tutte le province della Cina, soprattutto il 24 maggio, per la recita del rosario, la Via Crucis e la partecipazione alla messa. Ma non ci sono solo pellegrinaggi a piedi. Numerosi pescatori arrivano al santuario con le barche, al punto che le insenature del mare sottostante si riempiono di piccole imbarcazioni. La Vergine Maria è la Madre che vuole tutti i figli attorno a sé. (lancid@tiscali.it)

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