L’ULTIMA RELIQUIA di GABRIELE

Silvestro Polidori
By Nandino Di Eugenio
Pubblicato il 4 Giugno 2015

 

 

Medici e confratelli gli avevano dato pochi mesi di vita. Ma non avevano fatto i conti con Gabriele. E così fratel Silvestro vivrà ancora per oltre un trentennio superando la bella età di 82 anni. Tutti però desideravano che vivesse ancora più a lungo. Il religioso, infatti, era l’ultimo passionista superstite dei compagni di san Gabriele.

Nato a Sorti di Sefro (Macerata) il 14 agosto 1836 e orfano ancora bambino, Silvestro viene accolto in casa da una zia e da uno zio parroco. Portato alla riflessione, ama la solitudine, si entusiasma leggendo la vita degli antichi anacoreti, gode nel partecipare alle celebrazioni liturgiche. Il germe della vocazione religiosa trova nel suo cuore un terreno adatto per germogliarvi e crescere.

L’otto novembre 1857, entra nel convento di Morrovalle (Macerata), dove incontra Gabriele. Silvestro stima un dono di Dio vivere con lui fino al successivo mese di giugno. Il 21 novembre veste l’abito passionista, presente Gabriele; il 22 novembre 1858 emette la professione religiosa. Nel marzo 1859 viene inviato con il compito di cuoco nel convento di Giulianova (Teramo) aperto da poco. Qui nel luglio seguente rivede Gabriele che insieme agli altri studenti vi sosta due giorni durante trasferimento da Pievetorina (Macerata) a Isola del Gran Sasso (Teramo). I due giovani vivono momenti di intima gioia, si esortano a vicenda a essere santi. Silvestro ricorderà per sempre un simpatico episodio. “Gabriele, racconterà, entrando in cucina dove io avevo appeso piuttosto in alto una immagine di Maria santissima, vista l’immagine suddetta, con uno slancio di ardore spiccò un salto e la baciò.

Nel 1862 Silvestro viene mandato a Isola. Non è passato neppure un mese dalla morte di Gabriele, e qui tutto e tutti parlano ancora di lui. Silvestro, vinto dal desiderio di rivederlo, scende nella sepoltura comune dei religiosi all’interno della chiesa e si ferma commosso davanti a Gabriele adagiato sulla nuda terra. Nel 1866 andrà esule a Manduria (Taranto) insieme ai confratelli espulsi da Isola; nel 1884 sarà trasferito al santuario della Madonna della Stella (Perugia).

Il 17-18 ottobre 1892 avviene l’esumazione di Gabriele. Silvestro dovrà esservi presente come testimone prezioso e privilegiato. Ma la sua salute tiene tutti in apprensione. Il suo superiore scrive nel luglio 1892: “La tisi ce lo toglierà se non in questo autunno, molto probabilmente nella prossima primavera. Seppure Gabriele non voglia dare una testimonianza molto efficace della sua potente intercessione”. Padre Germano Ruoppolo, incaricato della esumazione, il 10 settembre 1892 sollecita il vescovo di Penne a concedere presto i dovuti permessi perché Silvestro “l’unico testimone de visu, sta male e potrebbe mancare da un giorno all’altro”.

Silvestro arriverà a Isola per l’esumazione; sarà lui a scendere per primo nella tomba comune, sarà lui a indicare con certezza il corpo di Gabriele. Ascolterà commosso i canti e le preghiere dei devoti, sarà testimone dei prodigi avvenuti sulla tomba del santo. Ma Gabriele non ha dimenticato il suo antico compagno. “Io, confiderà Silvestro, andai alla ricognizione come teste oculare, benché tisico. Il polmone destro, al dire dei dottori, era consumato e il sinistro andava per la stessa via. Cominciai a sentirmi meglio dopo la preghiera fatta a Gabriele il giorno dell’esumazione”. Nel 1908 Silvestro assisterà a Roma alla beatificazione di Gabriele e nel 1920 alla sua canonizzazione. Farà poi parte della comunità di Isola con il compito di accogliere i pellegrini, curare il decoro della chiesa, custodire gli ex voto che i graziati portano a Gabriele. A tutti parla del santo e nel farlo si commuove lui, si commuove chi lo ascolta.

Religioso esemplare, Silvestro vive nella continua unione con Dio. “A lui, diranno le Memorie, non mancava nessuna virtù. Ubbidiente, esatto nel compiere i propri doveri, laborioso benché gracile e infermiccio. Il suo perenne sorriso ne rivelava il candore e l’innocenza dell’anima”.

Colpito da influenza, Silvestro intuisce con gioia che presto raggiungerà Gabriele. Muore a Recanati dopo pochi giorni, il 22 febbraio 1923; ai funerali partecipa l’intera città. è sepolto vicino alla tomba di padre Norberto Cassinelli, direttore di san Gabriele. Diversi giornali ne raccontano la vita e lo presentano come l’ultima reliquia vivente del santo. Sotto il suo ritratto viene scritto: “Compagno di san Gabriele, diligentissimo imitatore delle sue virtù, ne seguì fedelmente le orme in tutto”. (6)                                       p.dieugenio@virgilio.it

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