QUELLI CHE SONO STATI DERUBATI DELL’INFANZIA
Sei milioni di morti l’anno sotto i cinque anni di età, diciottomila al giorno, settecentocinquanta ogni ora, in massima parte per mancanza di cure, di cibo, di sane condizioni igieniche e, naturalmente, nelle società più povere.
Derubati della loro infanzia e del loro futuro»: questa la denuncia fatta con accoratezza da papa Francesco durante un’udienza generale dello scorso aprile, grido d’allarme per situazioni che riguardano milioni di bambini nel mondo e che forse non sappiamo valutare in modo adeguato, anche se ci inseguono dati e cifre, in rapporti sfornati quasi quotidianamente. A partire da un numero: sei milioni di morti l’anno sotto i cinque anni di età, diciottomila al giorno, settecentocinquanta ogni ora, in massima parte per mancanza di cure, di cibo, di sane condizioni igieniche e, naturalmente, nelle società più povere.
Si pensi che 22 milioni di bimbi (uno su cinque) non sono vaccinati e appena tre milioni vengono salvati: e il loro numero potrà ridursi se i fondamentalisti continueranno a impedire le vaccinazioni, come è capitato in Afghanistan e Pakistan, con gli assassini degli operatori sanitari. Eppure questi, con l’attività di volontariato, hanno contribuito a ridurre del 37 per cento il numero dei bimbi malnutriti, che peraltro continuano a essere cento milioni: ma la loro salvezza non interessa i terroristi.
La tragedia peggiore, al momento, è che sono 230 milioni (più di un decimo dei 2,2 miliardi di minori sulla popolazione mondiale) quelli che vivono in zone toccate dai conflitti, in Medio Oriente, Asia e Africa; come, per fare soltanto pochi esempi, in quelle invase dal califfato arabo, dalle quali sono profughi 2,8 milioni di giovani, o dalla Nigeria sotto controllo dei terroristi di Boko Haram, da dove sono fuggiti in 800mila.
Le conseguenze delle diaspore non tardano a farsi sentire, non soltanto sul piano della fame e dei disagi personali, ma anche su quello dell’istruzione (ipotecando il futuro in modo negativo). Come in Siria dove, a causa della guerra civile che infuria ormai da quattro anni, circa tre milioni di bambini sono senza istruzione di fronte ad appena il 6 per cento di quelli che possono andare a scuola. E anche se dal 1990 al 2014 a livello planetario il tasso di istruzione è salito dal 53 all’81 per cento, ci sono ancora nel mondo 126 milioni di analfabeti, probabilmente irrecuperabili e destinati a un futuro di sfruttamento e sofferenza.
A ragione papa Francesco, nell’udienza di cui abbiamo parlato, ha potuto esclamare con rammarico: “Ogni bambino emarginato, abbandonato, che vive per strada mendicando e con ogni genere di espedienti, senza scuola, senza cure mediche, è un grido che sale a Dio e che accusa il sistema che noi adulti abbiamo costruito”. Lo vediamo ogni giorno: bambini e ragazzi a centinaia sbarcano (e non di rado muoiono nei naufragi) sulle coste d’Europa in cerca di una speranza che chi sa se riusciranno a realizzare: soltanto l’anno scorso tremila di loro sono spariti dopo aver raggiunto l’Italia.
Il calvario della prima infanzia e della preadolescenza non si ferma qui. I “bambini fantasma”, la “generazione perduta” – fra i 3 e 1 14 anni – è fatta di mezzo miliardo di loro che, in ogni parte del pianeta, vivono per strada, raggiungendo probabilmente nel 2020, se non si porranno rimedi, gli ottocento milioni. E a loro aggiungiamo quelli che vengono sfruttati per pochi soldi e con turni bestiali in lavori non adatti: circa 170 milioni, anche se dal 2000 a oggi, per merito di opportune campagne di stampa, sono stati presi provvedimenti che, da 250 milioni, li hanno ridotti agli attuali numeri. Mentre è più difficile contenere un’altra piaga, la tratta dei minori, controllata da criminali senza scrupoli e che riguarda oltre un milione di fanciulli, spesso vittime del traffico di organi, per lo più in Asia e in America latina.
Negli ultimi decenni è scoppiato il fenomeno dei bambini-soldato (un terzo di loro sono bambine), 250-300 mila in aree “calde” come il Sud-Sudan, la Colombia, l’Iraq, la Siria, segnando il picco massimo nel 2014. Le Nazioni Unite si sono attivate per contenerlo, con qualche risultato; ma la sua incombente gravità è stata sottolineata dall’osservatore permanente della Santa Sede all’Onu, l’arcivescovo Bernardito Auza, che in un intervento al Consiglio di sicurezza, si è chiesto: “Poiché i bambini vengono sequestrati fin dalla scuola per essere schiavizzati, poiché sono costretti a diventare attentatori suicidi e poiché vengono drogati e torturati per fare di loro dei bambini soldato, quanto tempo dovrà passare prima che smetteremo di distogliere lo sguardo?”.
E certamente è legittimo chiedersi quale avvenire possa attendere quei fanciulli e quelle fanciulle abituati a ragionare soltanto con le armi della violenza. Anche perché sotto lo scudo di mal interpretati principi religiosi quei giovani vengono indottrinati alla legittimità dell’omicidio. E monsignor Auza, nel discorso che abbiamo citato, richiamava la responsabilità delle comunità religiose per “garantire che quelle organizzazioni che cercano di giustificare l’uso dei bambini soldato per perseguire obiettivi ideologici motivati da visioni distorte della fede e della ragione siano giustamente condannate e denunciate”.
C’è infine il doloroso capitolo degli abusi sessuali, in cui sono coinvolte in maggioranza ragazze, ma non soltanto loro, e il vasto giro di prostituzione minorile che non è una caratteristica riservata al terzo mondo ma è anche largamente praticata nelle società che pretendono di dirsi evolute. Tanto per ricordarlo, in Europa il 13,4% delle femmine e il 5,7% dei maschi è vittima di quelle violenze. A tutto questo è necessario porre grande attenzione perché, hanno ammonito alcuni esperti, quei fanciulli, divenuti grandi, potrebbero essere indotti a replicare ciò che hanno subito, con grave danno dell’umanità intera.