LEGAMI CON IL SOMMO POETA

By Stefano Pallotta
Pubblicato il 2 Maggio 2021

Per i settecento anni dalla morte del padre della lingua italiana, Dante Alighieri, sono state molte le iniziative anche in Abruzzo. De resto il legame della nostra regione con sommo poeta è molto antico. A cominciare, in modo imprescindibile, dal “gran rifiuto” (Inferno XXVIII) di Celestino V al pontificato solo qualche mese dopo la sua incoronazione nella basilica di Collemaggio dell’Aquila, con l’intervento di Carlo II, Carlo Martello, il re d’Ungheria. Tutte personalità ricordate nella Commedia, nel Purgatorio (XX) e nel Paradiso (VI e XIX). Per Celestino, invece, non c’è stato scampo: inferno dantesco. La condanna dantesca, probabilmente, era dovuta al risentimento di Dante per la successione dell’inviso Bonifacio VIII al pontificato abdicato dall’eremita del Morrone.

Ma i legami di Dante con l’Abruzzo vanno oltre. Sconfinano nell’arte. Nella restaurata Santa Maria ad Cryptas, a Fossa, un affresco avrebbe addirittura influenzato la struttura dell’Inferno. Un documentassimo studio di Giuseppe Rivera (1846-1923) – a cui fa riferimento in un recente scritto il giornalista aquilano, Paolo Rico – cita il benedettino Alberico il quale avrebbe notato consistenti analogie descrittive tra la Cantica e il supplizio delle anime prave dell’Inferno, rappresentato nel dipinto murario del XII secolo a Fossa. Il documento è stato rinvenuto dall’abate Giuseppe Giustino Di Costanzo dei duchi di Paganica in una recensione negli archivi del monastero di Montecassino nel 1813. Ovviamente Dante non è mai stato a Fossa per contemplare l’affresco, ma è pure da smentire la credenza che a ispirare Dante sia stata un’operetta di Guerrino di Durazzo, detto il Meschino, scritta in provenzale e resa in italiano solo nel XVI secolo. Il legame dell’Alighieri con l’Abruzzo e in particolare con L’Aquila si rinsalda con una delle prime stampe della Cantica (1487) a opera di Adam da Rottweill, che avviò la prima tipografia a torchio all’Aquila. L’esemplare miniato conservato nella basilica di san Bernardino, fu trafugato dai francesi nel 1799. C’è ancora dell’altro. L’astro-nomo abruzzese Annibale De Gasparis nel 1865 denominò “Beatrice” un nuovo pianeta osservato la prima volta. Una prima traduzione in inglese della Commedia la si deve ai figli del vastese Gabriele Rossetti: Dante Gabriel e Guglielmo Michele. A Gabriel Rossetti si devono, peraltro, studi sulla figura di Beatrice (1842) e su talune controverse interpretazioni della Commedia (1825).

Una delle prime “Case di Dante” fu istituita in Abruzzo, a Torre de’ Passeri, nel 1979 nel castello Gizzi costruito nel 1719. Il castello ospita l’Istituto di studi e ricerche Casa di Dante in Abruzzo, con lo scopo di diffondere l’opera e il pensiero del poeta. Si potrebbe continuare a citare la liaison tra il sommo poeta e l’Abruzzo, ma per concludere, vale la pena ricordare che il 25 marzo del 2021, il giorno di Dante, è stato battezzato “Dantedì” e il suo padrino è stato Francesco Sabatini, da Pescocostanzo, presidente emerito dell’Accademia della Crusca.

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