LA FIDUCIA DI MATTARELLA

By Nicola Guiso
Pubblicato il 30 Ottobre 2021

I disordini dello scorso 9 ottobre a Roma, provocati da gruppi dell’estrema destra neo-fascista, culminati nella devastazione della sede centrale della Cgil hanno suscitato apprensione. Ma hanno trovato nella immediata, rigorosa valutazione del presidente della Repubblica Mattarella una risposta più incisiva. “Il turbamento è stato forte – ha detto – la preoccupazione no. Si è trattato infatti di fenomeni limitati che hanno suscitato una fortissima reazione dell’opinione pubblica”. Resa evidente questa, anche a livello di classe dirigente, dall’incontro del presidente del Consiglio Draghi con il segretario della Cgil Landini nella sede centrale devastata del sindacato; e dalla grande manifestazione promossa dai sindacati il 16 ottobre a Roma. Alla quale hanno deciso di non partecipare i partiti del centro-destra (disposti a farlo lunedì 18) perché indetta a un giorno dalle elezioni.

La vicende iniziate il 9 ottobre, per loro natura e logica, hanno suscitato aspri dibattiti politici, che hanno coinvolto, in particolare, il ministro dell’Interno Lamorgese, e dirigenti centrali delle forze dell’ordine. La Lega, con Salvini e Fratelli d’Italia, con la Meloni, hanno accusato in particolare il ministro dell’Interno di guida inadeguata delle forze dell’ordine. Anche perché parecchio prima dell’attacco alla sede della Cgil, dirigenti della parafascista Forza Nuova, nel corso di una manifestazione, avevano apertamente dichiarato che quella era un loro obiettivo. È possibile che tale vicenda abbia anche influenzato i risultati dei ballottaggi nelle città che hanno votato il 16 ottobre, che mentre scriviamo non conosciamo.

La campagna elettorale ha comunque rivelato alcuni fatti da ricordare per il peso politico che potrebbero avere anche nell’immediato futuro. Il primo è certamente la crisi che sta devastando il Movimento 5 Stelle, sia a livello centrale che a livello periferico. A livello centrale, infatti l’elezione a segretario di Conte non è riuscito a fermare i contrasti che stanno devastando i gruppi parlamentari del M5s, e ad affermare la sua carica di segretario. Tanto che più volte ha sottolineato la difficoltà del suo lavoro, anche considerata la natura dei problemi interni e internazionali che pesano sull’Italia. Nel M5S è ormai un continuo farsi e disfarsi di gruppi senza un punto centrale di riferimento, volti tutti a diventare “il partito”. Esemplare a questo proposito l’atteggiamento dell’ex sindaca di Roma Virginia Raggi, che depositaria – si può dir così – di un consistente pacchetto di voti, ha deciso di utilizzarlo per il ballottaggio nella capitale, a favore del candidato del Pd, Gualtieri, senza chiedere pareri ad alcuno, e dichiarando che, comunque, sarà all’opposizione della nuova giunta.

Il secondo fatto sono gli atteggiamenti di Carlo Calenda. Che punta a usare il peso politico-elettorale conquistato a Roma, non solo, al fine di giocare un ruolo di condizionamento degli equilibri interni al Pd soprattutto in vista dell’elezione del capo dello Stato. Elezione che appare sempre più condizionata da difficili elementi politici, quanto più aumentano i segnali che Mattarella non sia disponibile a una rielezione, sia pure limitata negli anni come quella di Napolitano. Una elezione che sin da ora sta anche incidendo negli atteggiamenti dei partiti di centro-destra, che tuttavia non sembra che, almeno sino ad ora, abbiano individuato la via più idonea a dare forza ai loro disegni. Un fatto che sembra interessare particolarmente Silvio Berlusconi, che sta moltiplicando il numero e l’incisività dei suoi interventi, anche per ridare forza nel centro-destra al suo Forza Italia, che da tempo mostra segni di logoramento. Un cenno infine alla delicata situazione che si è creata con il decreto che da venerdì 15 ottobre rende obbligatoria la “Carta verde” per ogni attività. Con accertamenti di almeno il 20 per cento del personale e una “app” dedicata a orari flessibili di ingresso. Per colf e badanti , toccherà alle famiglie controllare.

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