QUESTO FILM NON S’HA DA VEDERE

intervista a SABINA GUZZANTI
By Gino Consorti
Pubblicato il 2 Aprile 2015

ZERO FINANZIAMENTI E AGEVOLAZIONI FISCALI DA PARTE DELLO STATO, LA GRAN PARTE DEI PRESIDI NON VUOLE CHE GIRI NELLE SCUOLE, I POLITICI FANNO A GARA A NEGARGLI LE SALE PER LE PROIEZIONI E UNA LARGA FETTA DEI MEDIA RESTA IN SILENZIO… LIBERI CITTADINI E ASSOCIAZIONI, PERÒ, SI SONO MOBILITATI REGALANDO UN SUCCESSO SENZA PRECEDENTI A LA TRATTATIVA, IL FILM CHE RICOSTRUISCE I RAPPORTI TRA LA MAFIA E PEZZI DELLE ISTITUZIONI DEL NOSTRO PAESE  Coltivare il proprio orticello senza farsi troppe domande oppure alzare lo sguardo al mondo e alle sue tante ingiustizie. Sabina Guzzanti ha scelto quest’ultima strada, sicuramente la più scomoda e tortuosa ma nello stesso tempo la più gratificante. Quella che ogni sera, prima di chiudere gli occhi a una giornata che scappa via, ti consente un sonno tranquillo… Donna intelligente, curiosa, sagace, ironica, maestra della parodia satirica ma soprattutto uno spirito libero. Televisione, teatro, cinema, scrittura, musica: il suo enorme talento ha sempre brillato. E quando c’è da difendere un diritto, ancor di più se è quello di espressione, Sabina sa essere tagliente come un bisturi… Sempre pronta a mettersi in gioco e a sperimentare nuove strade professionali. Tutto questo ha fatto sì che s’imponesse per bravura anche dietro la cinepresa, firmando film di successo come ad esempio Viva Zapatero, dove con il contributo di comici di satira di altri paesi europei, denuncia magistralmente la poca libertà di informazione in Italia. Autrice anche dell’applaudito lungometraggio Draquila – L’Italia che trema, un approfondito e sconvolgente reportage sugli eventi legati al terremoto dell’Aquila, Sabina Guzzanti pochi mesi fa ha fatto il pieno di applausi e consensi con La Trattativa, il film-documentario presentato fuori concorso alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia. Con grande mestiere e rigorosità ha ricostruito i rapporti tra la mafia e pezzi delle istituzioni. Un argomento tabù riferito al periodo successivo alle stragi che si verificarono in Italia tra il 1992 e il 1993. Dalle uccisioni di Falcone e Borsellino, alla mancata perquisizione del covo di Riina; dalla costruzione del “colpevole” Enzo Scarantino alle dirompenti dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Gaspare Spatuzza e Gaspare Mutolo.

Nel film un gruppo di attori mette in scena gli episodi più rilevanti della vicenda nota come la trattativa stato-mafia. Una racconto e una ricostruzione di fatti e intrecci che hanno un duplice obiettivo: informare e rendere liberi. Un lungo lavoro, particolarmente dispendioso non solo in termini di energie ma anche di denaro. A proposito di costi non possiamo non soffermarci sull’assurdo ostracismo messo in campo nei confronti di questa pellicola. Il ministero che concede finanziamenti alle opere cinematografiche, infatti, si è girato dall’altra parte… Addirittura ha negato al film anche lo status di interesse culturale che gli avrebbe consentito di usufruire di alcune agevolazioni fiscali. Ma non è tutto. Stroncature gratuite da parte di una certa critica e la “congiura del silenzio” ad opera di una larga fetta dei media. Silenzio che ha interessato anche il grande successo ottenuto dalle numerosissime proiezioni organizzate da singoli cittadini e associazioni varie. Della serie la verità che prende voce. Una straordinaria rivoluzione dal basso contro la “messa al bando” di quei presidi che proibiscono che il film giri nelle scuole e di quei politici che negano le sale dove proiettarlo… Le richieste piovono da tutt’Italia, ci si organizza in ogni modo per evitare di restare imbavagliati in questo paese dove la verità e la democrazia fanno ogni giorno più paura… Il film è uscito anche in dvd, un modo in più per aggirare questa becera forma di censura che in calce mostra diverse firme…

Sabina ha voluto dedicare le ultime immagini del film a don Giuseppe Puglisi, il prete buono di Brancaccio, un quartiere di Palermo, ucciso da Cosa nostra il 15 settembre del 1993 e proclamato beato il 25 maggio 2013. Si trattò di una vera e propria esecuzione, gli spararono alla nuca a bruciapelo facendogli “pagare” il suo impegno evangelico e sociale. Anche davanti alla morte, però, come ha raccontato il suo assassino, sul viso del sacerdote restò stampato il sorriso. Un gesto di forza vera e di speranza che dovrebbe far riflettere tanti…

Incontro Sabina Guzzanti in un quartiere storico di Roma. L’oscurità si è già impadronita della capitale, ma la giornata è ancora lunga. Sabina ha tante cose da raccontarci…

Partiamo da lontano… Qual era il tuo sogno da bambina?

Andare nella giungla e vivere insieme agli elefanti…

Dopo il liceo classico, però, hai scelto l’Accademia di arte drammatica. Hai avuto mai qualche ripensamento?

Ripensamenti no, anche se ho coltivato sempre tanti interessi. Qualche rimpianto ce l’ho, ad esempio mi sarebbe piaciuto laurearmi in linguistica con Avram Noam Chomsky, oppure studiare genetica o biologia.

Cos’è per te la libertà di satira?

Parte dal principio che, purtroppo o per fortuna, nella nostra società non esiste il diritto a non essere offesi. Infatti quelle poche volte che accendo la televisione vengo costantemente insultata…

Offese riferite a cosa?

Al mio stato di essere donna, essere umano, cittadina, persona intelligente, eccetera. Insomma, tutti i miei valori vengono continuamente offesi senza che io possa dire niente. Quindi non è che all’improvviso ci si possa offendere o pretendere di non ricevere offese… E poi chi è che stabilisce se una cosa è offensiva o meno?

Dunque nessun paletto?

Assolutamente no.

Che idea ti sei fatta dell’attentato terroristico avvenuto lo scorso 7 gennaio a Parigi nella sede del giornale satirico Charlie Hebdo?

L’ho vissuto con immenso dolore anche perché erano tutte persone che conoscevo e a me molto care. In quel caso non credo c’entri nulla la libertà di satira, in attentati del genere ci sono sempre di mezzo i servizi segreti…

Simili episodi di fanatismo fondamentalista, però, rischiano di generare a loro volta una sorta di fanatismo contro la religione islamica…

Bisogna dire chiaramente, senza nascondersi, che una parte di fondamentalismo è pilotatissimo… Quando faccio riferimento allo zampino dei servizi segreti voglio dire che certi atti sono organizzati per manipolare l’opinione pubblica, per far sì che la discussione pubblica diventi stupida, senza senso, che si creino divisioni tra persone che invece dovrebbero essere dalla stessa parte. Questo è lo scopo di simili azioni.

Quanto è difficile far capire al mondo che si può essere uguali e diversi?

Purtroppo la diversità fa sempre tanta paura… È la cultura che ci permette di apprezzare le diversità. Le diversità, infatti, sono oggettivamente una ricchezza, ogni essere umano in teoria dovrebbe godere delle capacità altrui. La mancanza di cultura, però, fa sì che le differenze siano temute. E i governi autoritari, come quelli che oggi troviamo in quasi tutto l’Occidente, fanno sì che l’ignoranza dilaghi in modo che le persone siano divise e non possano lottare per i loro interessi.

Visto che accennavi ai governi, che ne pensi del premier Renzi? Pur non avendo “ancora” camminato sulle acque del lago di Tiberiade… la maggioranza dei media italiani si mostra quotidianamente genuflessa nei suoi confronti…

Accade quello che prima si verificava nei confronti di Silvio Berlusconi…

Quindi non è cambiato nulla?

Cambiato? Sta peggiorando tutto…

Perché?

Perché non è mai stato fatto nulla per arginare la censura, perché non è mai stato fatto nulla per pretendere che la Rai svolgesse la sua funzione di servizio pubblico. È chiaro, allora, che tutti sono sempre più ricattabili, impauriti e ignoranti. Uno dei problemi principali del mondo del giornalismo è quello di essere popolato da tante capre…

Se parliamo di capre, però, è giusto dire che il variegato campionario non esclude alcuna categoria della società…

Vero, però in teoria i giornalisti dovrebbero essere degli intellettuali mentre di fatto una buona parte di loro non possiede alcun strumento critico, una serena capacità di discernere. Hanno soltanto molta paura, tra l’altro un timore fondato in quanto per molto poco subiscono punizioni severe…

Stando così le cose forse sarebbe opportuno mettere in cantiere il sequel di Viva Zapatero

Ma no…, credo che Viva Zapatero sia più che mai attuale, un nuovo film sarebbe ripetitivo. Basta riproporlo così com’è, senza aggiungere o togliere una virgola…

A sei mesi dall’uscita del tuo film La Trattativa, è possibile tracciare un primo bilancio?

Direi di no visto che è tutto ancora in corso… Ormai siamo al quinto mese di distribuzione popolare…

Un precedente unico…

Assolutamente sì, non si è mai vista una roba simile. Ieri siamo arrivati alla 481esima proiezione, in pratica siamo riusciti a far vedere il film a circa 65.000 persone fuori dalla distribuzione ufficiale. Tieni conto che un film che incassa 1 milione di euro e che è considerato un buon successo per una pellicola italiana, è visto da 100 mila persone… Noi stiamo continuando a farlo vedere e le richieste aumentano, addirittura iniziano a chiedercelo anche all’estero. Stiamo infatti per fare una proiezione a Londra, a Berlino, a Melbourne, ad Amsterdam, a Barcellona… È un’esperienza straordinaria, anche perché più questi incontri e questi dibattiti vanno avanti più cresce la consapevolezza, forse stiamo diventando tutti più coraggiosi. L’entusiasmo anziché spegnersi sta diventando qualcosa di trainante.

In pratica, attraverso testimonianze di pentiti, atti processuali, documenti storici e  interviste ad alcuni magistrati, racconti uno di quegli eventi che cambiano il corso della storia di un paese…

Esattamente. Quelli che sono rappresentati nel mio film sono fatti e non storie figlie di una fervida immaginazione… La trattativa è un tema tabù di cui hanno parlato solo il Fatto Quotidiano, Santoro e qualche altro. Gli italiani, in pratica, non credono che certe cose siano realmente accadute. Attenzione, non stiamo parlando di uno dei 100mila scandali che vengono a galla in questo paese, bensì di una serie di eventi che ci raccontano come una fetta molto importante della nostra classe dirigente, istituzioni, imprenditori, direttori di banca, per capirci i cosiddetti colletti bianchi, in un momento in cui sembrava che le cose stessero cambiando, si sia mossa impedendo il tutto. Anzi, in qualche modo è riuscita a mettere in piedi una controrivoluzione che ha permesso allo status quo, che è uno status criminale e corrotto, di consolidarsi dando così vita all’Italia di oggi. Un paese straboccante di corruzione in cui la democrazia ha subito una rapidissima involuzione.

Con quali conseguenze?

È un paese dove non c’è più libertà di stampa – siamo al 73º posto – non c’è una televisione decente, una scuola decente. Per non parlare del parlamento che non conta più un tubo, la costituzione ormai si riforma per decreto… E poi ancora l’autonomia tolta alla magistratura, eccetera. Tutto questo e altro ancora, però, ha origini in quegli anni, l’Italia è così a causa di quegli avvenimenti. Prima delle stragi e della trattativa, infatti, era tutto un altro paese.

Ma come è possibile che il ministero dei Beni e delle attività culturali di un paese che si reputa civile e democratico, oltre a dire no al finanziamento possa addirittura negare l’etichetta di “Film di interesse culturale” che solitamente viene concesso anche ai cosiddetti cinepanettoni? Ovviamente con tutto il rispetto per quest’ultimi.

Già prima del colloquio con la commissione che avrebbe dovuto deliberare andò in scena una vergognosa campagna di stampa contro di me e il mio film. Poveri commissari, si disse, se concederanno i soldi commetteranno un atto indegno, viceversa si solleverà uno scandalo… Alla fine i soldi non mi sono stati concessi e nello stesso tempo non si è sollevato alcun scandalo… Nessun giornalista, nessun cineasta, nessun regista, nessun collega ha detto mezza parola su questo fatto. E dire che li ho anche invitati a esprimere un minimo di solidarietà… In particolare ho sollecitato il movimento dei 100 autori.

Con quale risultato?

Mi hanno risposto che loro non si occupano di politica e che comunque anche ad altri sono stati negati i finanziamenti… Un altro episodio che la dice lunga sull’involuzione democratica del nostro paese. Non abbiamo più una cultura politica, non siamo più capaci di capire che soltanto uniti possiamo difenderci. Invece siamo sempre lì cercando di elemosinare qualche aiuto…

La commissione quali criteri segue?

Quando chiedi un finanziamento lo fai attraverso una società di produzione che a sua volta ha un punteggio. Il mio punteggio è molto alto, anche perché i film prodotti hanno partecipato ai festival più importanti del mondo conseguendo anche diversi premi.

Quindi come è stato aggirato “l’ostacolo”?

Dando un punteggio molto basso alla sceneggiatura… Senza volermi vantare posso serenamente affermare che quella del mio film è un’ottima sceneggiatura… Non è migliore di quella del film di Neri Parenti ma sicuramente resta una gran bella sceneggiatura.

Quindi tutto è finito lì?

Sì, anche perché nessuno della società civile – giornalisti, intellettuali, eccetera – ha chiesto conto di certe decisioni… Dunque zero spiegazioni.

Purtroppo questa sorta di censura ha fatto proseliti. In tante città, infatti, ti negano le sale per la proiezione…

Proprio così. Gli esercenti sono letteralmente terrorizzati…, me lo raccontano quelli che cercano di organizzare le proiezioni. A volte promettono la sala e si mostrano contenti dell’iniziativa, ma dopo qualche giorno s’inventano una scusa e ce la negano… Addirittura ci negano anche quei cinema che praticamente sono dismessi… Noi, però, non ci arrendiamo continuando la proiezione in tutt’Italia.

Nonostante l’interesse suscitato dal film e la grande partecipazione attiva dei cittadini la gran parte dei media, però, sembra non accorgersene…

Io sono molto felice che c’ignorino, anche perché la loro attenzione è piuttosto squallida e fuorviante. A noi interessa solamente che questa cosa stia crescendo.

Nel corso di questa tua attenta ricostruzione dei rapporti tra la mafia e pezzi delle istituzioni, qual è la cosa che più ti ha sconvolta?

Purtroppo nel loro insieme sono tutte cose sconvolgenti. Lo sono per il cinismo, per la crudeltà. Non è possibile che all’epoca nessuno si sia accorto di niente, non si sia scandalizzato, nessuno abbia chiesto conto, nessuno si sia fatto delle domande, che tutto ci sia sfuggito. Più o meno sono notizie note e uscite in contemporanea, come ad esempio la mancata perquisizione del covo di Riina. Però finiscono lì. Pubblicate magari in ventiquattresima pagina, quelle notizie non hanno un seguito. Cioè nessuno fa domande sul perché di quell’episodio, su eventuali responsabilità, su eventuali aperture di inchieste giudiziarie e così via. Il giornalista si preoccupa solo di non bucare la notizia, di svolgere il proprio compitino credendo di mettersi l’anima in pace. Invece non è così. Non c’è più il senso di giustizia, di responsabilità.

Qual è il rimedio?

Bisogna avere la capacità di fare politica nelle redazioni. È lì, infatti, che puoi cambiare le cose. Essendo figlia di un giornalista ricordo dai racconti di mio padre accese assemblee di redazione, discussioni approfondite e prese di posizione. La sindacalizzazione sotto certi aspetti potrà essere anche noiosa però la discussione politica è fondamentale, come anche la solidarietà verso i colleghi. Un tempo, infatti, se uno veniva censurato gli altri colleghi lo difendevano…

Senza quella “trattativa” che racconti nel film che Italia avremmo oggi?

Non so risponderti, posso dirti però che l’Italia di oggi è il frutto di quegli accordi. Del fatto che sia prevalsa una visione assolutamente antifalconiana… Quella che considerava Giovanni Falcone un invasato, un mitomane  rompiballe che stava distruggendo la vita a tutti con la sua mania di grandezza. E quando lui è morto in tanti, probabilmente, hanno gioito…

A chi ti riferisci?

A una buona parte della nostra classe dirigente, a tanti magistrati, a tanti personaggi delle forze dell’ordine, a tanti altri personaggi che stavano per essere inguaiati dalle inchieste di Falcone… Hanno fatto in modo che il progetto di Falcone si interrompesse e con lui quello di Paolo Borsellino. Falcone e Borsellino vengono ammazzati e lo stato come reagisce? Nelle commemorazioni afferma di voler portare avanti il loro progetto, nei fatti, però, prende strade completamente opposte… Un mese dopo la morte di Falcone al Viminale sostituiscono il ministro Scotti con Nicola Mancino, alcuni mesi dopo l’uccisione di Borsellino il Guarda-sigilli Martelli si dimette e al suo posto chiamano il giurista Giovanni Conso… Di fatto cambiano radicalmente politica e l’opinione pubblica, se pur presente, infervorata e commossa non solleva alcuna obiezione in merito a quel cambio di rotta…

“Quando sarò ucciso, sarà stata la mafia a uccidermi, ma non sarà stata la mafia ad aver voluto la mia morte”. Così negli ultimi giorni di vita Paolo Borsellino si confidò a sua moglie Agnese…

Borsellino, dopo l’uccisione di Falcone vive un dolore intenso per la morte del suo fraterno amico. Progressivamente, però, capisce che probabilmente il capo della polizia non sta dalla sua parte e che quel capo della polizia è anche l’ex capo dei servizi segreti. Capisce che il numero tre dei servizi segreti sta con Cosa nostra, capisce – a raccontarlo è sempre la moglie di Borsellino – che il capo del Ros è pure lui punciuto…, sa della trattativa tra il generale Mori e Vito Ciancimino. A quel punto, allora, si guarda intorno e si accorge che nello stato sono ben pochi coloro che stanno dalla parte dello stato… Capisce, in pratica, di avere le ore contate. Per questo fa testamento e quando incontra gli amici più cari li abbraccia fraternamente dicendo loro che non si sarebbero più visti…

“L’ultima parola – cito una tua affermazione – non spetta mai al potere ma a noi cittadini…”. Ma senza informazione o con un’informazione distorta quanto è più complicato?

Se fossimo in una democrazia il problema non esisterebbe… Però si va avanti lo stesso, con più difficoltà ma senza arretrare di un centimetro. D’altra parte l’umanità nei secoli precedenti ha affrontato situazioni più gravi di questa…

Nel tuo impegnativo tour incontri tantissimi giovani. In loro scorgi più rassegnazione o speranza?

Anche se a volte vivono momenti di rassegnazione, loro riescono a reagire bene nei confronti di una possibilità… Davanti a un’alternativa credibile la loro risposta è una sola: sì, ci siamo. Cosa che invece si riscontra con molta più fatica negli adulti…

A proposito di giovani, qual è a tuo avviso la chiave per capirli e entrare in sintonia con le loro esigenze?

Non occorre alcuna magia, né ci vuole Sherlock Holmes, basta solo ascoltarli…

E oggi avviene questo?

A chi ti riferisci?

Allo stato, alla politica, ai nostri governanti… A chi sta dall’altra parte e muove i fili del paese…

L’attuale sistema economico è fatto per sacrificare i giovani… È un progetto antidemocratico che vuole che sia solo una piccola parte a studiare, possibilmente i figli della classe dirigente… Per tutti gli altri, invece, manodopera a basso costo e niente grilli per la testa… Se si vuole una società diversa, invece, occorre portare avanti un altro progetto. E cioè dialogare con tutti, compresi i giovani ovviamente.

Come giudichi l’attuale livello della televisione?

Non la guardo da tanti anni, a casa non possiedo neanche il televisore… Ogni tanto, però, quando sono in giro per lavoro mi capita di accenderla in albergo e per quel poco che vedo direi che si tratta di uno spettacolo inqualificabile. Se dovessi fare una parodia non saprei da che parte iniziare… È un miscuglio di malafede, manipolazione, idiozia… Alcune volte mi immedesimo in chi riesce a restare incollato per ore davanti a un televisore…

E quale considerazione hai maturato?

Che si è creata una frattura, probabilmente avranno subito un crollo di autostima per cui non avvertono più fastidio nell’essere considerati come quelli di un reality, di un gioco a quiz, di un talkshow. Cioè non dà fastidio essere disprezzati, palesemente usati a scopo di lucro, di potere. A me dispiace tanto che ci siano persone così tristi da accettare una cosa simile…

Cinema, televisione e teatro: qual è il tuo vero amore?

A me piace tutto, ovviamente anche altri settori come ad esempio la musica, la fotografia, la danza, la filosofia. La natura dell’essere umano non è quella di specializzarsi, è stata l’era industriale a volerci sempre più specializzati.

Io però non mi riferivo alla specializzazione, parlavo di passione…

Il cinema mi piace tantissimo perché è molto complesso e quindi impegna tante facoltà come la mente e il cuore…

Cos’è per te la felicità?

Essere ad esempio spontanei, naturali, sentirsi se stessi. Far sì che la propria mimica facciale, le proprie parole e i propri pensieri non appartengano ad altri e quindi vengano utilizzarti per difendersi e per far credere di essere un’altra persona…

Ti spaventa la morte?

Sarò incosciente ma non mi fa minimamente paura. Sarà superficialità ma non occupa i miei pensieri…

Quando è stata l’ultima volta che hai pianto?

Non ricordo, però quando c’è da piangere piango…

Quanti desideri hai nel cassetto?

Molti.

Uno in particolare?

Fare tanti film. Nello stesso tempo, però, vorrei vedere questo paese risollevarsi, vorrei vedere le persone buone e oneste ottenere una rivincita, vorrei creare delle opere meravigliose…

Rimpianti ne hai?

Ci sono tante cose che avrei voluto fare…

Guardandoti indietro cosa cancelleresti?

Tutte le volte che ho perso tempo sottraendolo a cose più importanti. Sinceramente avrei voluto studiare di più.

Cosa c’è nel futuro di Sabina Guzzanti?

Intanto andrò avanti con La Trattativa fino all’ultima richiesta, è una cosa troppo bella per interromperla. Poi spazio al teatro e ad altri film.

In effetti il popolo della rete e quello dell’associazionismo hanno risposto alla grande…

È meraviglioso. Questa iniziativa serve proprio a risvegliarli, anche perché credo siano finite le occasioni…

L’ideale sarebbe portare il film in tutte le scuole…

Assolutamente sì. Peccato, però, che i presidi si oppongano con tutte le loro forze. Ci fanno la guerra, inventano scuse di ogni tipo pur di non farci andare…

Ma i no che ricevi sono politicamente bipartisan?

Arrivano dal Pd e dal Pdl. Io però non userei più il termine bipartisan, ormai nessuno crede più che Pd e Pdl siano due cose diverse …

A Palermo, però, ti è andata meglio…

È vero, il sindaco Leoluca Orlando, in collaborazione con il movimento Agende Rosse, ha inviato una circolare a tutte le scuole mettendo a disposizione una sala per la proiezione gratuita del film e un pullman per il trasporto degli studenti. Stanno già aderendo diverse scuole… Se posso, comunque, prendendo spunto da questa bella iniziativa palermitana vorrei ringraziare te e L’Eco per questa intervista. Spero, infatti, che dopo averla letta qualcuno possa attivarsi per far conoscere da vicino un tragico evento che ha cambiato il corso della storia del nostro paese.

Ultima domanda. So che sei buddista, ma cosa ne pensi di papa Francesco?

In effetti non m’intendo molto di papi… Mi sembra molto simpatico e anche una brava persona. Sembra esprima i veri principi cristiani.

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