IL TEMPO PER LA VITA
A volte mi domando in che razza di mondo viviamo. Ci sono risvolti in quello che accade ogni giorno che mi lasciano basito. Non capisco ad esempio certe norme di legge: un povero nonno aveva in braccio sul trattore il nipotino Gioele che purtroppo scivola e muore battendo la testa. L’anziano, già distrutto dal dolore per la terribile disgrazia, viene pure indagato come “atto dovuto”. Ma dovuto a chi? Boh.
Non capisco Vittorio Sgarbi secondo il quale è del tutto evidente che Dio non esiste o se esiste se ne sta per i fatti suoi. Durante gli studi filosofici imparai che per essere evidente una cosa deve essere condivisa da tutti. Ora io mi chiedo quanti followers ha la teoria di Sgarbi. Se si limitasse a parlare di arte anziché sproloquiare di teologia il critico tritatutto forse farebbe migliore figura. Ma lui si vanta d’essere modesto: “Sono una personalità unica, benché io sappia che è molto meglio essere rari che unici. Mi tocca essere unico però, una unicità che va nella direzione del non ripetibile, anzi nel non riproducibile”. Tranquillo, il buon Dio in cui io credo non ci ha fatti in serie. Ma mi faccia il piacere.
Mentre scrivo questo pezzo si parla molto di famiglia, che a me evoca subito un’adorata mamma che mi ha lasciato in eredità onestà e discrezione, un papà vissuto nella dedizione al lavoro e all’educazione della numerosa prole. Ma per capire la famiglia oggi non basta neanche Wikipedia, bisogna specificare: tradizionale, allargata, arcobaleno, patriarcale, di fatto, e via discorrendo. Aveva ragione Leo Longanesi nel sostenere che la nostra bandiera dovrebbe recare una grande scritta: “Tengo famiglia”.
Vai a capire l’attrice e modella Eva Longoria, star nella serie tv Desperate Housewives, che ama i felini più degli uomini: “I gatti sono più facili da addestrare rispetto agli uomini”. Bontà sua.
Hanno chiesto invece a Penélope Cruz se non le bastano la notorietà e un invidiabile lavoro: “No. Mi mancava il tempo per il silenzio, per leggere, per imparare cose che non sono cinema, per gli amici, per la famiglia. Mi mancava il tempo per la vita. Ora l’ho trovato. Ho sempre il privilegio di un lavoro che amo, ma la mia priorità è essere mamma. Se non hai un equilibrio tutto salta”.
Capisco meglio lei che Pietro Aliprandi. Leggo che nel 2025 cento persone andranno davvero a vivere su Marte senza far ritorno, un viaggio di sola andata per formare una colonia. C’è cibo per tre mesi e poi dovranno organizzarsi. Aliprandi, 25enne laureato in medicina, è il primo dei selezionati: “Ho sempre sognato di visitare la luna, i pianeti e le stelle; sin da piccolo ho scritto racconti su viaggi nello spazio, sognando sempre di essere uno dei protagonisti”. A scegliere gli altri partecipanti sarà il pubblico attraverso un sistema che non ho capito. Mi domando: ma era proprio necessario trasferirsi su Marte, con tutte le incognite del caso?
Memorabile l’incipit di Anna Karenina: “Tutte le famiglie felici si somigliano; ogni famiglia infelice è invece disgraziata a modo suo”. Ringraziando il buon Dio in cui credo fermamente, appartengo alla prima categoria. La stessa felicità auguro a tutti i miei cortesi lettori. pierinodieugenio@yahoo.it