IL ROSARIO E LA VITA

By Luciano Temperilli
Pubblicato il 31 Agosto 2020

Caro Luciano, sono un vecchio abbonato del nostro benemerito Eco. Vorrei contribuire alla tua già esaustiva risposta alla perplessità della  signora/ina Alice su Non sopporto il rosario”. A vent’anni, anch’io  la pensavo come lei.

Cara Alice, mi chiamo Giuseppe, non sono né prete né teologo. Permettimi di darti del tu, perché, non conoscendoci di persona, t’immagino giovane e quella tua perplessità, in merito al rosario, l’ho avuto anch’io. A vent’anni anch’io mi chiedevo, proprio come te, a cosa serve il rosario. A cosa servono tutte le preghiere, che se ne farà di esse Dio. Mia nonna analfabeta, ma fervente devota della Madonna, nei mesi freddi e fino a tutto maggio radunava tutta la numerosa famiglia attorno al focolare per la recita del rosario. Lei vigilava su tutti, anche sulle nuore, incredibile a dirsi, con una canna ben appuntita, puntata su chi accennava col capo a preferire il sonno. Strano metodo, capace oggi di suscitare ilarità, ma non posso negare che per la prima, la seconda e la terza generazione è stato una specie di parafulmine: 4 figli partiti per la prima guerra mondiale sono tornati a casa e nella seconda guerra mondiale 6 su 7 sono tornati a casa. Dalle nostre bocche non ci scappano bestemmie. Tanti sono vissuti a lungo e io che sono il più giovane dei nipoti, a 73 anni sono felice nel presente e speranzoso del futuro. Da questo ceppo sono spuntate tre suore. Una, a me particolarmente cara, semianalfabeta, ha preso la licenza elementare alla scuola serale, in convento ha frequentato per un anno e mezzo la soppressa scuola di avviamento, poi si è ammalata grave ma è guarita presto. A oltre 50 anni, è partita missionaria con una compagna verso le lontanissime Filippine aprendo asili, scuole elementari e una scuola per aspiranti suore. In circa un quarto di secolo più di 150 ragazze sono diventate suore missionarie in Vietnam, India, Africa, Indonesia… Chi mi potrà convincere che questo non è un miracolo della preghiera?

Veniamo, a noi, anzi, a me. Dopo aver ascoltato tante volte le omelie del mio parroco un po’ distrattamente, una domenica mi dissi: “Oggi non voglio guardare l’orologio” e quella fu la volta buona. Fui folgorato dalla semplicità e profondità dell’importanza della preghiera in generale e del rosario in particolare. Salto il Padre nostro perché ce l’ha insegnato e raccomandato Gesù stesso. L’Ave Maria è certamente di ispirazione divina. Essa è pure una preghiera cristologica perché recitiamo “benedetto il frutto del tuo seno Gesù”. La parola “benedetto” non è un semplice augurio che potremmo fare anche a un amico, senza sentire niente, no, con Gesù non ci possiamo scherzare, lui conosce i nostri sentimenti e i nostri pensieri: lui ci impegna a fare qualcosa di sostanzioso per il regno di Dio. Nella seconda parte invochiamo la Madonna perché preghi per noi. Quando? Nei momenti più forti della nostra vita.

Cosa potremmo chiedere di più utile e necessario? Lo stesso Gesù ci consigliava di insistere su di un amico, anche a tarda notte, per ottenere l’indispensabile. Persino i latini sapevano che repetita iuvant.

Papa Francesco definisce i chicchi del rosario pasticche per la nostra salute spirituale.

Cara Alice, tu mi hai suggerito questa riflessione un po’ infantile se vogliamo. Ti ringrazio vivamente. Nel nostro rosario giornaliero ci sarà posto anche per te.

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