IL PIATTO DI SAN SEBASTIANO

By Gloria Danesi
Pubblicato il 30 Dicembre 2017

La ricetta, tipica di Ortona (Ch), comprende lo stoccafisso tagliato a pezzi e condito a crudo con olio, aglio, prezzemolo e peperone secco dolce tritato, unitamente ai broccoli di rape tagliati a pezzi conditi come sopra e un po’ di sale

L’Abruzzo terra gioiosamente esplosiva: nei colori della natura, nelle note di gusto dei piatti tipici e di quelle musicali delle bande, nei giochi pirotecnici delle feste patronali. Una regione con un’alta concentrazione di “gran maestri del fuoco” capaci di mandare in visibilio 4 dei 5 sensi umani, udito, vista, gusto e olfatto. Si dividono in due categorie: quelli che lanciano verso il cielo razzi che liberano scoppiettanti e fantasmagoriche creazioni che riempiono gli occhi di stupore e quelli che il fuoco lo accendono sotto pentole e tegami per realizzare profumati e saporiti piatti.

A Ortona in provincia di Chieti il 20 gennaio, in onore di san Sebastiano, entrambi gli specialisti sono all’opera. Dopo la messa pomeridiana e la processione con la statua del santo viene mandato in onda uno spettacolo pirotecnico eccezionale fatto di spari, girandole e stelle multicolori, nell’aria volteggia il ciclista e l’arrotino, ma il pezzo forte è rappresentato dal Vaporetto di san Sebastiano. Una barchetta di cartapesta sospinta da un razzo naviga su un filo di ferro che unisce due punti della piazza, se il tragitto di andata e ritorno avviene senza incidenti, gli astanti gioiscono perché segno di buon auspicio per le attività marinare, contadine ed economiche. Un gran botto chiude l’inverosimile spettacolo e spedisce tutti (a casa o al ristorante) davanti al piatto fumante della tradizione: lu puzzonette (puzzonetto). A realizzarlo l’altra tipologia di “fuochisti”, quelli del tegame di coccio, dove hanno disposto lo stoccafisso tagliato a pezzi e condito a crudo con olio, aglio, prezzemolo e peperone secco dolce tritato (oppure arrosto), unitamente ai broccoli di rape tagliati a pezzi conditi come sopra e un po’ di sale. La cottura che avviene a fuoco lento per circa un’ora e mezza prevede l’aggiunta di olio, vino e acqua. Tale bontà si esalta perché servita con la pizza di grandigna (farina di granoturco, niente lievito, cigoli di suino, cotta al coppo).

Un primo piatto tipico ortonese è la chitarrina ai granchi pelosi, al soffritto di aglio e cipolla si aggiungono i granchi, spruzzata di vino bianco, ad evaporazione avvenuta, si unisce pomodoro fresco e un po’ di olio a crudo prima di servire. Il dolce locale sono le nevole, cialda dal sapore delicato arrotolata a forma di cono, contenente mosto cotto e nelle varianti semi di anice, scorza e succo di arancia e cannella macinata, la cottura avviene tra due piastre di metallo. Tanto buone e originali che la fondazione Slow Food le ha inserite nell’Arca del Gusto per tutelarle.

Il calendario della pasticceria identitaria prevede: cicerchiata a Carnevale; zeppole a San Giuseppe; fiadone a Pasqua; crispelle e scrucchijate a Natale; a cui si aggiungono per ogni occasione mostaccioli e pizzelle. Tra i cibi salati meritano una menzione: pallotte casce e ove, grigliata di fegatazzi, seppie e piselli, baccalà (con peperoni arrosto o patate in umido) e la saporitissima pizze ‘e fuoije strascinate. Ai buongustai viene offerta, nel mese di agosto, la possibilità di assaggiare queste ed altre specialità legate alla cultura marinara e contadina durante la Sagra degli Antichi Sapori.

Nella zona vengono prodotti ottimi vini da uve montepulciano, trebbiano, eccetera, per coloro che l’uva l’apprezzano al naturale consigliamo di provare a piluccare i chicchi di un grappolo della straordinaria Uva Regina di Ortona. Bella città quest’ultima, con la cattedrale di San Tommaso che ospita le spoglie dell’Apostolo, caratterizzata dall’interessante portale gotico, il Castello Aragonese, fortificazione a strapiombo sul mare, i bei palazzi tra i quali spicca quello Farnese dove ha sede il Museo di Arte contemporanea e la Pinacoteca Cascella, il Teatro comunale in stile liberty, intitolato al grande musicista e ortonese Francesco Paolo Tosti. È probabile che nell’intitolare una sua romanza O dolce meraviglia! pensasse alla sua città e all’Abruzzo intero.

Comments are closed.