RIMBORSI TARI: ECCO COSA FARE

By Valeria Lai
Pubblicato il 30 Dicembre 2017

Anche tu sei tra coloro che hanno ricevuto un bollettino dal Comune per il pagamento della tassa sui rifiuti (Tari) gonfiato in rapporto alla superficie in metri quadrati della tua casa, al numero dei componenti familiari e alla spazzatura prodotta? Il ministero dell’Economia e delle Finanze ha emesso una circolare, la numero 1/F, in cui ribadisce che la Tari è costituita di una parte fissa e di una parte variabile e che la parte fissa per le utenze domestiche deve essere determinata in base alla superficie e alla composizione del nucleo familiare la parte variabile della tariffa deve essere rapportata alla quantità di rifiuti indifferenziati e differenziati specificata per kg, prodotta da ciascuna utenza. Laddove non fosse possibile determinarla, la quota variabile della tariffa relativa alla singola utenza viene determinata applicando un coefficiente di adattamento.

In caso di errato computo della parte variabile effettuato dal Comune o dal soggetto gestore del servizio rifiuti, puoi presentare un’istanza di rimborso che deve contenere i seguenti elementi:

Dati identificativi del contribuente

Importo versato

Importo del rimborso

Dati identificativi della pertinenza (box, garage, cantina, eccetera) su cui è stata erroneamente calcolata la parte variabile.

La domanda di rimborso può essere presentata per calcoli errati effettuati a partire dal 2014, anno di istituzione della Tari, entro il termine di 5 anni dal giorno del pagamento.

La domanda di rimborso non può, invece, essere presentata per tariffe rifiuti che non sono Tari, ma tariffe rifiuti emesse da comuni che utilizzano un sistema di misurazione della quantità di rifiuti conferiti al servizio pubblico per calcolarle.

Per la verifica della correttezza della Tari, ci si può rivolgere alle sedi territoriali Adiconsum e ai Caf.

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