IL MONDO CHE VERRÀ

Benvenuto all’ottavo miliardesimo abitante della Terra
By Antonio Andreucci
Pubblicato il 1 Novembre 2022

LA CRESCITA DELLA POPOLAZIONE MONDIALE DOVREBBE CONTINUARE PER ALMENO IL PROSSIMO CINQUANTENNIO, SEGNANDO 8,5 MILIARDI NEL 2030, 9,7 MILIARDI NEL 2050, FINO A RAGGIUNGERE IL PICCO DI 10,4  MILIARDI NEL 2080 (CIFRA CHE DOVREBBE RIMANERE STABILE FINO AL 2100)

Siamo otto miliardi. Lo storico traguardo porta la data del 15 novembre, ma non si sa dove sia venuto al mondo l’ottavo miliardesimo abitante della Terra, né se sia una femminuccia o un maschietto. Ma una cosa è certa: per la prima volta nella storia, la popolazione mondiale ha superato questo limite, e la crescita dovrebbe continuare per almeno il prossimo cinquantennio, segnando 8,5 miliardi nel 2030, 9,7 miliardi nel 2050, fino a raggiungere il picco di 10,4 miliardi nel 2080 (cifra che dovrebbe rimanere stabile fino al 2100). Questo risultato è anche il frutto di un prolungamento dell’aspettativa della vita media (+9 anni rispetto al 1990) e del crollo della mortalità infantile: il 60 per cento in meno rispetto a trent’anni fa. Tuttavia, nonostante l’incremento in termini assoluti, la crescita ha un ritmo più lento dal 1950, dopo che la percentuale di nuovi nati era scesa a meno dell’uno per cento nel 2020.

A scattare questa fotografia demografica è una proiezione effettuata dall’Onu, basata sui ritmi di crescita degli ultimi anni, contenuta nel rapporto annuale World Population Prospect. I dati mostrano come negli ultimi decenni la fertilità sia diminuita in modo significativo in diverse parti del globo. Di conseguenza, due terzi della popolazione mondiale risiedono oggi in regioni o Paesi in cui la fertilità è inferiore a 2,1 nascite per donna, ritenuto il rapporto necessario per la stabilità demografica a lungo termine. Inoltre, si prevede che un ulteriore calo della mortalità porterà a un’aspettativa di vita media di circa 77,2 anni nel 2050, con i Paesi meno sviluppati indietro di circa 4-5 anni rispetto al resto del mondo (oggi il gap è di 7). Di conseguenza, il numero di ultra-65enni sarà uguale a quello degli under 12 e più del doppio degli under 5.

La crescita della popolazione è motivata da una parte dai minori livelli di mortalità infantile, dall’altra da un’aspettativa di vita più lunga. In altre parole, a livello globale si muore di meno e più tardi. Un dato spiega efficacemente questo balzo: l’aspettativa di vita media sulla Terra nel 2019 aveva raggiunto i 72 anni e 8 mesi con una crescita di quasi 9 anni rispetto al 1990. Se non ci fosse stato il Covid, il dato sarebbe stato ancora più alto (la pandemia ha ridotto l’aspettativa di quasi due anni, dai 72,9 anni del 2019 ai 71 del 2021). Nel 2050 questo indicatore arriverà a 77 anni e 2 mesi. Va detto che anche la mortalità infantile è decisamente calata: l’Unicef segnala che questo indice (seppur ancora angosciante) è sceso ai livelli più bassi della storia: i decessi di bimbi nei primi 5 anni di vita erano stati 5,2 milioni (“tutti quasi sempre evitabili” denuncia Unicef) contro i 12,5 milioni del 1990.

In generale la curva di crescita della popolazione sulla terra tenderà ad appiattirsi da qui al 2100 in seguito al calo della fertilità. Il risultato sarà che sempre più Paesi avranno un invecchiamento generale della popolazione, anche stavolta con un quadro molto sbilanciato: fra trent’anni gli over 65 in Europa saranno quasi il 26 per cento degli abitanti, e appena il 4,6% nell’Africa meridionale. Attualmente la Cina è la nazione più popolosa (1,426 miliardi di abitanti), però è destinata a cedere presto lo scettro all’India (ora ne ha 1,412). Fino al 2050 più della metà del previsto aumento della popolazione mondiale sarà concentrato in otto paesi: Repubblica Democratica del Congo, Nigeria, Pakistan, Filippine, Egitto, Etiopia, India, e Repubblica Unita di Tanzania. Si prevede che benché il tasso di fertilità globale stia rallentando, i paesi dell’Africa subsahariana contribuiranno per più della metà dell’aumento previsto fino al 2050.

Ma quanti homo sapiens sono vissuti sulla crosta terrestre dall’inizio della presenza umana? Secondo le stime del Population Reference Bureau (PRB) e del demografo Carl Haub, sono oltre 108 miliardi. Beh, il dato è da prendere con le molle, tuttavia ci sono studiosi che si sono presi la briga di cimentarsi in questo studio. Il calcolo si basa su premesse, calcoli e assunti complessi e comprende a grandi linee un periodo che parte dal 50.000 a.C. (quando, in modo arbitrario, lo studio decide che siano apparsi i primi appaiono i Sapiens) a oggi. Lo stesso Haub ha dichiarato che il lavoro non può che essere semi-scientifico, dal momento che non ci sono dati demografici per quasi il 99% del tempo in cui sulla Terra è vissuto il genere umano. Comunque, recenti studi statistici confermano nella sostanza le stime iniziali di Haub e gli aggiornamenti successivi del PRB.

Detto questo, come comunicano tra loro gli attuali otto miliardi di umani? Quali e quante lingue parlano? Al mondo esistono oltre 7.000 idiomi, 2.300 dei quali solo nel continente asiatico. Tra dialetti e lingue ufficiali, non è facile dare una definizione precisa di quali lingue siano parlate o meno. Ci sono Paesi che ne hanno più di una (l’India addirittura 23), senza contare le varie inflessioni dialettali e le contaminazioni linguistiche. Comunque, guardando alle prime dieci, il primato tra le lingue più parlate nel mondo spetta all’inglese: tra le persone che lo utilizzano come prima o seconda lingua, arriviamo a un totale di circa 1,5 miliardi; la seconda è il mandarino (il cinese, per intenderci), con circa 1,1 miliardi di persone; in terza posizione si trova l’hindi (oltre 600 milioni), sviluppato nel sub-continente indiano. Lo spagnolo, quarto, è ampiamente diffuso come seconda lingua: al mondo lo parlano oltre 548 milioni di persone (negli Usa è la seconda con 42 milioni di parlanti); la quinta è il francese (274,1); seguono l’arabo standard (circa 274 milioni), il bengalese (272,2), il russo (258,2), il portoghese (257,7) e l’urdu (231,3), una delle 23 lingue ufficiali dell’India. E l’italiano? È alla 29/ma posizione, con 67,9 milioni di parlanti. Insomma, un’enorme Babele nella quale sarebbe opportuno studiare qualche idioma in più per farsi comprendere. Anche se, sotto il profilo strettamente demografico, non è proprio la lingua a preoccupare gli attuali abitanti. Nei social, infatti, il cruccio maggiore è quello dello spazio e dell’approvvigionamento: “Non c’è cibo, non c’è acqua, non c’è lavoro, siamo in troppi, e anzi, si dovrebbero fare politiche di diminuzione di popolazione, perché questo pianeta non regge alla peggior specie animale: l’uomo”, scrive un internauta; e un altro: “Pessima notizia, più siamo e più mangiamo e litighiamo….”.

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