IL MISTERO PASQUALE

chiesa magistero
By redazione Eco
Pubblicato il 31 Marzo 2014

Cari Amici il mistero pasquale indica gli eventi culminanti della vita terrena di Gesù: passione-morte-risurrezione del Signore, cuore del cristianesimo. YouCat ne spiega significato e importanza ai nn. 94-104: un concreto aiuto per partecipare bene alle celebrazioni di questo mese. Cristo, nostra pasqua, è stato immolato (1Cor 5,7), scrive san Paolo ai Corinzi. La solenne affermazione riassume la novità della fede cristiana, radicata nell’antico testamento e realizzata pienamente in Gesù di Nazareth. Gesù va a Gerusalemme sapendo di andare incontro alla sua morte. Dopo averne parlato più volte ai discepoli, in coincidenza con la ricorrenza della pasqua degli ebrei, decide di andare a Gerusalemme, ricorda il vangelo secondo Luca (9,51). Dà disposizioni agli apostoli per celebrare nel cenacolo la memoria della liberazione di Israele dalla schiavitù in Egitto secondo la tradizione religiosa. Ma la cena pasquale diventa l’ultima cena: spiegazione della liberazione dal peccato, con il compimento della “definitiva riconciliazione fra Dio e gli uomini” (YC 94-95). Gesù con parole e gesti densi di significato, istituisce l’eucaristia e il sacerdozio, sostituendosi all’agnello sacrificale che ricordava agli Ebrei la notte in cui i padri uscirono dall’Egitto. Il pane e il vino diventano segno reale di Gesù che offre se stesso in sacrificio: Questo è il mio corpo che è dato per voi (Lc 22,19). Il maestro e Signore si fa servo e lava i piedi ai discepoli, affidando loro la memoria e la consegna dell’amore fraterno (Gv 13,1ss; YC 99). Possiamo solo immaginare stupore e incomprensione degli apostoli. Sono gli eventi successivi a rivelare la verità di quanto avvenuto nell’ultima cena.

La passione e la crocifissione, a seguito di un processo religioso e politico, fa sorgere una domanda seria: gli Ebrei sono responsabili della morte di Gesù? La risposta del catechismo è precisa e confuta qualsiasi tesi irragionevole e biblicamente inaccettabile: nessuno può attribuire agli Ebrei la responsabilità collettiva della morte di Gesù. Quello che la chiesa professa con sicurezza è che, invece, la corresponsabilità è di tutti i peccatori (YC 96-97).

Ma Dio voleva la morte del suo Figlio unigenito? I vangeli, pur ricordando il tradimento di Giuda, evidenziano la libertà di Gesù nel consegnare se stesso. La risposta della fede ci svela il mistero dell’amore infinito del Padre e del Figlio verso l’umanità. Lo afferma san Pietro nel suo primo discorso (At 2,23): Gesù venne consegnato a voi secondo il prestabilito disegno e prescienza di Dio. Perché noi figli del peccato e della morte avessimo la vita, il Padre celeste fece peccato in nostro favore colui che non aveva conosciuto peccato (2Cor 5,21). All’a-more del Padre corrisponde l’amore del Figlio, di Gesù, che va incontro alla sua passione con un preciso atto di volontà: Che dirò? Padre, salvami da quest’ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora (Gv 12,27; YC 98).

Sono parole che dovremmo meditare spesso, cari amici, sull’esempio di san Gabriele! Facciamolo nei giorni della settimana santa per preparaci a vivere meglio la Pasqua. Gesù, vero uomo, provò sofferenza, angoscia, paura della morte sia sul monte degli ulivi, sia durate tutta la sua passione. Cristo, il redentore, scelse la croce per portare su di sé il peccato e la sofferenza del mondo. Con la croce Cristo si immerse nelle più profonde sofferenze dell’umanità e da allora, nessuno può più dire: Dio non sa cosa sto soffrendo! (YC 100-101). La passione e la morte di Gesù hanno, per noi, un valore salvifico. Cristo patì per voi lasciandovi un esempio, perché ne seguiate le orme, scrive san Pietro (1Pt 2,21). Dopo le parole di Gesù: Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua (Mc 8,34) anche noi, accettando la sofferenza nella fede, partecipiamo ad alleviare la sofferenza del mondo (YC 102).

Così anche la morte di Gesù non è solo apparente, ma reale. Il suo corpo è sepolto, come attestano i vangeli e tutte le fonti, specialmente il vangelo di Giovanni che ricorda il particolare della constatazione della morte con la trafittura del costato (Gv 19,33ss; YC 103).

“La risurrezione di Gesù è il fulcro e sostegno della nostra fede cristiana, leva potente delle nostre certezze, vento impetuoso che spazza via qualsiasi paura e indecisione, qualsiasi dubbio e calcolo umano” (Benedetto XVI; YC 104). Lo dice con chiarezza san Paolo: Se Cristo non è risorto, vuota è la nostra predicazione, vuota anche la nostra fede (1Cor 15,14).

A te che hai letto, auguro di vivere intensamente i giorni della Pasqua perché la tua fede si consolidi in una rinnovata esperienza dell’amore di Gesù Cristo, che non ha esitato a consegnarsi totalmente alla croce per liberarci dalla schiavitù del peccato e ridonarci la dignità dei figli di Dio Padre.                    misec@tiscali.it

 

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