IL GIORNO NUOVO FATTO DAL SIGNORE
La santa Pasqua è sempre stata una grande solennità per la chiesa e, quindi, per noi, che Dio ha privilegiato, rendendoci figli carissimi per lui. La santa Pasqua è giustamente chiamata il giorno del Signore. Una simile definizione richiama la creazione, perché, dopo la prima creazione, il padre ha “rifatto” il mondo e l’uomo che aveva creato. Nella prima creazione aveva gioito nel comporre cielo e terra, fino al sogno divino di plasmare, da un poco di fango, l’uomo, “alitando” in lui il suo Spirito di vita, rendendolo “simile a sé”, partecipe della sua grandezza e felicità. Ed è comprensibile che Dio accompagni la sua creazione con gioia. Creare, per il padre, è sempre un modo di manifestare l’amore che lui è, così che ogni creatura, e in modo particolare ogni uomo, “fatto a sua immagine”, splenda, perché – almeno così dovrebbe essere – porta in sé la vita divina che gli è stata donata, come in uno scrigno, partecipa dell’eternità propria di Dio, vive costantemente sotto lo sguardo di amore del padre, che di lui vuole prendersi cura – sempre che l’uomo nella libertà accolga questo immenso amore, per essere con Dio “una cosa sola”. Doveva essere immensa la bellezza del creato e doveva essere davvero un paradiso viverci, con la coscienza di essere avvolti da un amore totale e infinito, come quello del padre, anzi, con la consapevolezza di esistere proprio perché amati.
Il peccato, il rifiuto di tutto questo, frutto della tentazione di satana, che aveva suggerito – e continua oggi a suggerire – di cercare in sé e solo in se stessi la gioia, senza Dio, fu e continua a essere una ribellione, frutto di superbia e arroganza dell’uomo, che così si ritrova “nudo”.
Il peccato è sempre un non voler riconoscere la ragione della nostra creazione, frutto del cuore di Dio. Venne così sconvolto il senso stesso della creazione dell’uomo, fino a non poter trovare più in noi un senso al vivere in questo creato.
Non c’è bisogno di tante spiegazioni al riguardo. Basta uno sguardo sulla nostra vita quotidiana, sul creato continuamente deturpato e minacciato nella sua stessa esistenza da noi uomini.
Attorno a noi e sempre per colpa nostra, si avvelenano i mari e i fiumi, distruggendo ogni forma di vita; scompaiono i fiori e alberi per costruire, senza regole o rispetto del territorio, e giungiamo, per sete di guadagno o criminali interessi economici, ad avvelenare la stessa terra su cui viviamo, mettendo a rischio la salute e la vita di tanti fratelli. La natura ci diventa nemica e un mondo così, devastato da noi, non ci ricorda più la gioia della creazione.
Ma Dio, nella fedeltà al suo amore per noi, non assiste passivo ed indifferente allo sfacelo di quanto ha creato per amore. Ecco perché la Pasqua è e deve diventare l’inizio di una nuova creazione. È il giorno nuovo fatto dal Signore. E questa volta Dio non usa fango per rifare il creato. Questa volta la sua parola creatrice è lo stesso suo figlio, il Verbo incarnato, Gesù, che afferma con la sua stessa vita donata per noi: “Padre, la tua volontà sia fatta”. E la volontà del padre è che tutti gli uomini rinascano a vita nuova. Una volontà che si realizza nel momento in cui Gesù sulla croce, privo ormai di ogni energia umana, sospira: “Padre, tutto è compiuto. Nelle tue mani affido il mio Spirito”.
E la risposta del padre non si fa attendere: è l’immensa gioia della resurrezione del figlio.
Nella Pasqua del Signore il mondo, la sua creazione si sono riconciliati. L’uomo, con la morte e la risurrezione di Gesù, ha potuto riprendere il dialogo interrotto con Dio, ha potuto ritrovare il vero senso e significato della vita, della sua stessa esistenza.
A volte ci lasciamo umanamente prendere dall’angoscia nel sapere che questa nostra vita avrà qui sulla terra una fine e ci spaventa il domani. Ma nella fede possiamo credere, anzi abbiamo la certezza, che la vita terrena, il nostro vivere quaggiù, agli occhi del padre che ce ne ha fatto dono, è solo un passaggio, un momento. Il vero domani senza fine inizierà proprio quando terminerà questo momento provvisorio e risorgeremo con Cristo, se lo abbiamo amato e voluto seguire, nonostante tutte le nostre fragilità e debolezze. Ecco perché fa tanta impressione e tristezza notare come tanti, troppi, interpretano il dono della vita senza fare alcunché per raggiungere la gioia del dopo.
Dovremmo invece accogliere ogni giorno come una vigilia dell’eternità con Dio. Ricordiamoci bene che il materialismo non ha futuro. Per questo fare festa per la Pasqua del Signore ha il significato di una continua preparazione alla nostra risurrezione. Questo è davvero ciò che conta.
Carissimi, viviamo con profonda fede e gioia la Pasqua del Signore e nostra: è finalmente spuntato il giorno che non conosce tramonto.
Credo che quel mattino tutto il creato abbia spalancato gli occhi, sbalordito di avere ritrovato i passi del suo Signore, qui tra noi. Credo che tutta la terra improvvisamente sia rinata per accogliere la bellezza di Cristo risorto per sempre. È stato e deve essere anche per noi il giorno del Signore che ritorna dai suoi, sempre che lo attendiamo, come gli apostoli, nel cenacolo.
Questo è il mio augurio di cuore: ogni domenica sia il ripetersi, nell’eucaristia, dell’incontro gioioso con Gesù vivo e risorto, che vuole renderci partecipi della sua stessa vita e resurrezione. Auguri di una buona e santa Pasqua di risurrezione.