Cassandre lavora come assistente di volo per una compagnia aerea low cost. La sua vita è fatta di spostamenti continui tra località turistiche europee, estenuanti esercizi di vendita di profumi e bevande a bordo degli aerei, e feste in compagnia dei colleghi. Nei pochi momenti trascorsi a terra, la ragazza torna nell’appartamento che condivide a Lanzarote, alle Canarie. Tra la passione per Instagram e il vago sogno di lavorare per una compagnia di alto livello, Cassandre continua a vivere la sua routine finché un imprevisto non la mette di fronte alle sue origini e a un trauma che cerca di dimenticare. L’esistenza sospesa di una generazione di assistenti di volo, e in particolare nel tritacarne delle linee low cost, viene raccontata dagli autori con dovizia di particolari, mettendo in fila ogni dettaglio al fine di trasmettere allo spettatore tutte le sfaccettature tediose e vuote di questa vita. In un registro che è per scelta piatto e ripetitivo, dal taglio quasi documentaristico, Adèle Exarchopoulos nel ruolo della protagonista di questo film che s’intitola Generazione low cost è un’iniezione di star power, una presenza magnetica che aiuta a non perdersi nel senso di straniamento evocato dalla storia. La sua Cassandre è una ragazza ormeggiata in un porto lontano, il cui senso di provvisorietà si calcifica in uno scorrere insostenibile. Un ritratto generazionale che si applica agli scenari contemporanei della gig economy ma che in realtà la precede, visto che il mito degli spostamenti low-cost in giro per l’Europa catturava le menti dei più giovani già un paio di decenni fa. Il film è in uscita il 28 aprile.
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