DALL’AMBIENTE SOLO DOLORI…

By Stefano Pallotta
Pubblicato il 3 Ottobre 2016

Eccoci qui come ogni ripresa autunnale a commentare i fatti dell’estate da poco archiviata. Esercizio sterile, dirà qualcuno: tanto le cose dello scorso anno sono perfettamente sovrapponibili a quelle di quest’anno. Magari.  Sarebbe una fortuna non aggiungere guasti a guasti, scempi a scempi, lamentazioni a lamentazioni.

Il punto dolente dell’Abruzzo anche per l’estate del 2016? Senza dubbio l’ambiente. Ambiente inteso come inquinamento delle acque di balneazione; come aggressione alle sue risorse; depauperamento della fauna protetta. Ma andiamo con ordine. Cominciamo con l’inquinamento del mare che bagna la costa abruzzese. Lo scorso anno – lo ricorderete certamente – facemmo quella bella figura a livello planetario “occultando” quella famosa delibera del divieto di balneazione del mare di Pescara. Le conseguenze sulla salute, soprattutto dei bambini, furono di subitanea constatazione a livello di epidermide.

Quest’anno le cose, almeno sotto il profilo della trasparenza, sono andate meglio. La comunicazione ha funzionato: i divieti di balneazione molti e ripetuti sono stati tempestivamente pubblicizzati e affissi lungo i tratti di mare interessati all’inquinamento. Tutto bene, quindi? Sì, se non ci fosse il non secondario dettaglio che, comunque, trasparenza (anzi, opacità) o meno, sempre di inquinamento soffre il nostro mare. Perché i depuratori non funzionano e d’estate, quando nei paesi collinari e nelle città costiere aumentano le presenze, le cose si aggravano.

Il mare, il nervo scoperto dell’Abruzzo? Per la verità nervi scoperti l’Abruzzo li ha anche in montagna. Qualche esempio targato 2016? L’asfalto della strada Villavallelonga-Piani d’Angro. Una lingua di bitume che s’inoltra fin oltre la Valle Cervara, dove si trova una delle faggete che i biologici ritengono tra le più antiche d’Europa. Strada d’asfalto nientemeno autorizzata in un primo momento dallo stesso Ente Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, che poi ci ha ripensato e adesso chiede la rimozione di parte del bitume. E per non essere da meno, anche la Regione – per bocca della commissione Ambiente del consiglio regionale – ha pensato bene di approvare, secondo i dirigenti della Lipu, un emendamento alla legge forestale che consente l’accesso alle strade forestali, anche su quelle incluse in aree protette, a ogni mezzo motorizzato e senza bisogno di alcuna autorizzazione. Insomma, per gli escursionisti delle nostre montagne si apre la possibilità di porsi ai margini dei sentieri con il pollice in alto (simbolo internazionale dell’autostop).

Ironia a parte: provate a immaginare il grave disturbo che sarà arrecato all’orso, al lupo e al cervo. Infine, l’orsetta Morena: primo esperimento del Parco d’Abruzzo di reintroduzione in natura di un cucciolo abbandonato dalla madre. Dopo un periodo di cattività, necessario per farle raggiungere un livello di crescita compatibile con la sua liberazione, è stata lasciata nei boschi del parco. Dopo qualche settimana è stata trovata morta. Com’è morta l’orsetta? Qualcuno ha avanzato l’ipotesi che siano stati fame e stenti le cause. Insomma, anche quest’anno non abbiamo motivi di gioie per il nostro “Tibet”, solo dolori.

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