CRISTO SCEGLIE SEMPREE LA PACE

Il viaggio di papa Francesco in Africa
By Gianni Di Santo
Pubblicato il 28 Febbraio 2023

In una terra sconvolta da conflitti quotidiani, il pontefice non ha usato mezzi termini contro gli autori di violenze e morte. “Prestate orecchio alla voce di Dio, che vi chiama alla conversione, e a quella della vostra coscienza: fate tacere le armi, mettete fine alla guerra”

Nel recente viaggio apostolico e di pace che papa Francesco ha compiuto nella Repubblica Democratica del Congo e nel Sud Sudan (31 gennaio-5 febbraio), l’Africa ci coglie di sorpresa e ci dice che forse un altro modo di pensarla, aiutarla, di costruirci un futuro di democrazia e pace è possibile. Se le stesse popolazioni africane comincino finalmente ad allenare il cuore alla via del dialogo, della preghiera, del perdono vicendevole, in nome di un percorso di pace comune a tutti.

E allora, in questo sguardo “oltre il confine del sud del mondo”, che l’occidente continua a ignorare, con la coscienza globalizzata e avida di materie prime – il cobalto, ad esempio – che servono come il pane per la moderna economia, anche la cosiddetta economia green, dobbiamo forse fidarci e lasciarci accompagnare in questa nostra visione dalle parole sante e terribilmente umane di Francesco.

“È in nome di Dio che, insieme alle vittime e a chi s’impegna per la pace, la giustizia e la fraternità, condanno le violenze armate, i massacri, gli stupri, la distruzione e l’occupazione di villaggi, il saccheggio di campi e di bestiame che continuano a essere perpetrati nella Repubblica Democratica del Congo. E pure il sanguinoso, illegale sfruttamento della ricchezza di questo Paese, così come i tentativi di frammentarlo per poterlo gestire. Riempie di sdegno sapere che l’insicurezza, la violenza e la guerra, che tragicamente colpiscono tanta gente, sono vergognosamente alimentate non solo da forze esterne, ma anche dall’interno, per trarne interessi e vantaggi”.

L’Africa che abbiamo visto e conosciuto in questi giorni gronda di vergogna, di sangue, di conflitti tra fratelli e fratelli, di sfruttamento dei minori nelle miniere dei metalli preziosi.

Papa Francesco si è recato in una terra sconvolta da conflitti quotidiani che costringono milioni di persone a lasciare le proprie case, provocano gravissime violazioni dei diritti umani, disintegrano il tessuto socio-economico, causano ferite difficili da rimarginare. Sono lotte di parte in cui si intrecciano dinamiche etniche, territoriali e di gruppo; conflitti che hanno a che fare con la proprietà terriera, con l’assenza o la debolezza delle istituzioni, odi in cui si infiltra la blasfemia della violenza in nome di un falso dio. “Ma è, soprattutto – rincara Francesco – la guerra scatenata da un’insaziabile avidità di materie prime e di denaro, che alimenta un’economia armata, la quale esige instabilità e corruzione. Che scandalo e che ipocrisia: la gente viene violentata e uccisa mentre gli affari che provocano violenze e morte continuano a prosperare. Rivolgo un vibrante appello a tutte le persone, a tutte le entità, interne ed esterne, che tirano i fili della guerra nella Repubblica Democratica del Congo, depredandola, flagellandola e destabilizzandola. Vi arricchite attraverso lo sfruttamento illegale dei beni di questo Paese e il cruento sacrificio di vittime innocenti. Ascoltate il grido del loro sangue, prestate orecchio alla voce di Dio, che vi chiama alla conversione, e a quella della vostra coscienza: fate tacere le armi, mettete fine alla guerra. Basta! Basta arricchirsi sulla pelle dei più deboli, basta arricchirsi con risorse e soldi sporchi di sangue”.

Un’Africa però sorridente nei cori nei balli tradizionali, gaudente nell’appoggiarsi sulle spalle di un papa, il loro papa, che sanno essere padre che perdona, fratello che accompagna, amico che stringe la mano. Le strade che indica il Papa, in fondo, sono quelle di sempre, quelle del Vangelo.

Onestà per vincere la corruzione. Il perdono per ricominciare. Il servizio come potere che trasforma il mondo.

E anche nel Sud Sudan, in un pellegrinaggio dall’alto valore simbolico sulla via dell’ecumenismo, Francesco è accompagnato dall’arcivescovo di Canterbury, Justin Welby, e dal moderatore dell’Assemblea Generale della Chiesa di Scozia, Iain Greenshields. La via della pace è l’unica e sola via percorribile per una giovane nazione che ha voglia di impadronirsi del proprio futuro.

Cristo sceglie la pace. Sempre. Durante la Preghiera ecumenica al Mausoleo “John Garang” di Giuba, Francesco sottolinea ai cristiani di diverse confessioni che pregare è la prima e più importante cosa da fare per operare bene. Di fronte a tribalismo e faziosità che in Sud Sudan alimentano violenze, la testimonianza dell’armonia fra i credenti sia di esempio.

Parole raccolte dal presidente della Repubblica del Sud Sudan, Salva Kiir Mayardit, che promette un gesto di distensione: l’annuncio ufficiale della disponibilità a riprendere i colloqui di pace di Roma con i gruppi di opposizione sud sudanesi non firmatari (Nsssog). “La sua presenza tra noi è una pietra miliare storica”, dice il capo di Stato riferito al papa. Il governo locale aveva sospeso i colloqui mediati dalla Comunità di Sant’Egidio nei mesi scorsi citando la “mancanza di impegno” dei gruppi Nsssog. Salva Kiir Mayardit esprime l’auspicio che i “gruppi di resistenza da parte loro ricambino questo gesto e s’impegnino sinceramente con noi per raggiungere una pace inclusiva nel nostro Paese”.

In aereo, il 5 febbraio, nel viaggio di ritorno, durante la consueta chiacchierata “libera” con i giornalisti, papa Francesco è stato ancora più concreto su una delle cause che ostacolano la pace. “Lo abbiamo appena visto in Sud Sudan. È doloroso vedere come si provoca la violenza. Uno dei punti è la vendita delle armi… Qualcuno che ci capisce mi diceva che senza vendere armi per un anno finirebbe la fame nel mondo. Non so se è vero, ma oggi al top è la vendita delle armi. E non solo tra le grandi potenze. Anche a questa povera gente… gli seminano la guerra dentro. È crudele. Gli dicono: Vai alla guerra!, e gli danno le armi. Perché dietro ci sono interessi economici per sfruttare la terra, i minerali, le ricchezze. È vero che il tribalismo in Africa non aiuta… Ma è anche vero che si provoca la lotta fra le tribù con la vendita delle armi e poi si sfrutta la guerra di ambedue le tribù. Questo è diabolico. Non mi viene un’altra parola. Questo è distruggere: distruggere il creato, distruggere la persona, distruggere la società”.

Riconciliazione, allora, è la parola d’ordine che papa Francesco fa sua. Riconciliazione tra popoli fratelli. E il contributo che le Chiese “sorelle” possono dare è molto di più di una stretta di mano. Soprattutto in un continente martoriato come l’Africa.

È l’impegno ad attraversare percorsi di riconciliazione e perdono, per il futuro di queste terre. Una via della pace è segnata. Provarci non è più utopia.

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