COSTUME, CREMA PROTETTIVA E CERTIFICATO…

un green pass per le vacanze in tempo di pandemia
By Antonio Andreucci
Pubblicato il 1 Luglio 2021

Per muoversi senza pensieri nei 27 stati dell’Unione occorre avere con sé un documento, in formato digitale o cartaceo, che attesti l’avvenuta vaccinazione, oppure il risultato recente di test negativo o la guarigione dalla malattia. È valido un anno ed è rilasciato gratuitamente dai singoli governi

Costume, crema protettiva, golfino e…, più importante di tutti, green pass. Beh, non si chiama proprio così, ma rende l’idea. Per la burocrazia si tratta dell’Eu digital Covid certificate (certificato digitale UE Covid), nella sostanza è il lasciapassare per andare in vacanza nella seconda estate in tempo di pandemia. Per muoversi senza pensieri nei 27 stati dell’Unione occorre avere con sé questo documento disponibile sia in formato digitale (con codice Qr, App oppure e-mail), sia cartaceo; è valido un anno ed è rilasciato gratuitamente dai singoli governi (le autorità nazionali sono responsabili del certificato che potrebbe, ad esempio, essere rilasciato dagli ospedali, dai centri di test o dalle autorità sanitarie). Attesta se una persona è stata vaccinata contro il Covid-19 (due dosi se previste o una in caso di Johnson & Johnson) o ha un risultato recente di test negativo oppure è guarita dalla malattia. Il documento contiene informazioni fondamentali necessarie quali nome, data di nascita, data di rilascio, informazioni pertinenti su vaccino/test/guarigione e identificativo unico. I dati personali contenuti nel Covid Certificate non possono essere immagazzinati dagli stati in cui ci si reca.

Con questa iniziativa si spera di mettersi finalmente alle spalle l’incubo della pandemia e riprendere la strada della normalità. Se per i vacanzieri si tratta di libertà e spensieratezza guadagnate nell’arco di un anno lavorativo, per milioni di persone il turismo rappresenta lavoro, linfa vitale. L’Italia è tra i primi cinque Paesi al mondo nella classifica del turismo e un ritorno alla normalità significa poter contare su miliardi di euro indispensabili per l’economia nazionale. Potersi muovere agevolmente – seppure usando alcune indispensabili e opportune precauzioni, come l’uso della mascherina – rappresenta una garanzia che ha ripercussioni anche sull’attrattività; sotto questo profilo, ne gioveremo sicuramente, tanto che le previsioni danno per certo un incremento di almeno il 13 per cento del numero dei turisti stranieri.

È bene specificare che questo documento non è un passaporto per superare tutti i confini, quindi non è indispensabile per esercitare il diritto alla libera circolazione, ma è una certificazione. Perciò, non è una precondizione per viaggiare in Europa (dove il principio della libera circolazione deve essere sempre e comunque garantito), ma rappresenta uno strumento per facilitare gli spostamenti ed evitare grane. Chi è in possesso del certificato attestante l’avvenuta vaccinazione con sieri approvati dall’Ema o la negatività al test, potrà evitare la quarantena, l’autoisolamento o l’obbligo di tamponi una volta arrivato in un altro Paese europeo. Tuttavia se la situazione epidemiologica in una determinata nazione dovesse peggiorare, in base alle prove scientifiche e ai dati pubblicati dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc), sarà possibile per un governo introdurre misure aggiuntive che devono essere “necessarie e proporzionate per salvaguardare la salute pubblica” e devono essere notificate agli altri stati membri e alla Commissione al più tardi 48 ore prima dell’entrata in vigore delle eventuali restrizioni.

Prima di partire quindi, anche se si ha già il certificato europeo, è bene sempre controllare che il Paese di destinazione non abbia appena introdotto ulteriori restrizioni ai viaggi. Va sottolineato che potranno ottenere il pass anche i cittadini europei residenti fuori dall’Unione se avranno fatto un vaccino riconosciuto dall’Ema, come avviene ad esempio negli Stati Uniti o in Gran Bretagna. I singoli stati potranno eventualmente estendere la validità del documento anche alla vaccinazione con altri sieri non approvati dall’Ente europeo del farmaco. In alternativa, si potrà ottenere il Covid Certificate dopo aver effettuato un test con risultato negativo. L’ente o la struttura che ha effettuato il vaccino o il test firmerà digitalmente il certificato. Tale firma digitale servirà a prevenire falsificazioni o frodi.

Non è stato facile mettere d’accordo tutti i membri dell’Ue, basti pensare che il Parlamento europeo aveva chiesto di escludere i vaccini non approvati dal-l’Ema, ma ciò avrebbe escluso il vaccino russo Sputnik e quello cinese Sino-pharm, utilizzati dall’Ungheria. Il compromesso raggiunto prevede che possono essere accettati tutti i vaccini, ad eccezione di quelli esplicitamente rifiutati dai regolatori dell’Ue. Come si vede, il desiderio comune di tornare alla quasi normalità ha consentito un’intesa in tempi rapidi: considerata la durata dei provvedimenti legislativi europei, si tratta di un record, visto che la Commissione aveva presentato una prima proposta due mesi fa. La commissaria Ue alla Salute, Stella Kiriakides, commentando l’accordo raggiunto ha detto che si tratta di “un passo importante verso il ripristino della libera circolazione dei cittadini nella massima sicurezza possibile”. Ha certamente ragione, ma l’ottimismo non deve indurre ad abbassare la guardia. Bene ha fatto, quindi, il direttore per l’Europa dell’Organizzazione mondiale della sanità, Hans Kluge, ad ammonire che “di fronte a una continua minaccia e a nuova incertezza, dobbiamo continuare a esercitare cautela e ripensare o evitare i viaggi internazionali”. Perciò, a scanso di equivoci, per quest’anno sarebbe opportuno restare in Italia, anche per dare un maggiore contributo alla nostra ripresa economica. Comprendiamo, però, il desiderio di chi non vede l’ora di varcare i confini. In questo caso, prima di organizzare un viaggio è bene informarsi “benissimo” sulla situazione pandemica e sulle norme della nazione che si vuole visitare perché al di fuori dei nostri confini è bassissima la percentuale di coloro che sono disposti a chiudere un occhio. Diciamo che sono… un po’ più rigidi, e a poco serve giustificarsi dicendo “da noi funziona così”. Non aiuta; anzi, peggiora la situazione. 

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