CHIESA DELLA VISITAZIONE AD AIN KARIM

un mondo di santuari
By Domenico Lanci
Pubblicato il 1 Maggio 2013

Un piccolo villaggio nascosto tra il verde dei monti della Giu-dea ha il privilegio di aver dato l’incipit alla storia dei vangeli. Si chiama Ain Ka-rim. A molti, non avvezzi a leggere la sacra scrittura, questo nome non dice granché. Tuttavia, in esso si sono compiuti eventi soprannaturali di enorme importanza. È lì che si avverò la profezia fatta dall’arcangelo Gabriele a Zaccaria, mentre svolgeva le sue funzioni sacerdotali nel tempio di Ge-rusalemme, e cioè che avrebbe avuto un figlio da sua moglie Elisabetta, nonostante fosse avanti negli anni.

È lì che Maria di Nazareth si recò in fretta dopo l’annunciazione, per visitare la cugina Elisabetta che era al sesto mese di gravidanza, coprendo una distanza di circa centocinquanta chilometri. E lì avvenne l’arcano incontro tra le due eccezionali donne, l’anziana Elisabetta e la giovane Maria. In quell’incomparabile saluto, lo Spirito Santo pose sulle loro labbra parole di grazia e di stupore che avrebbero riecheggiato lungo i secoli fino alla fine del mondo. Elisabetta pronunziò parole che si immortalarono nell’Ave Maria: “Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo”. La Vergine di Nazareth elevò all’eterno Padre quello stupendo cantico che la chiesa recita quotidianamente nell’ora del vespro, il Magnificat: “L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio mio Salvatore”.

È stupefacente pensare che la prima parte dell’Ave Maria, la preghiera mariana per eccellenza, l’abbia completata santa Elisabetta con l’espressione: “Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo”. È il meraviglioso suggello del celestiale saluto che l’angelo fece qualche settimana prima nell’Annunciazione: “Ave (Maria) piena di grazia, il Signore è con te”. Tra Ain Karim e Nazareth si stabilì allora un filo rosso inscindibile.

La seconda parte dell’Ave Maria, quella che sgorga dalle labbra imploranti dell’umanità peccatrice, è stata aggiunta invece da papa Celestino I nel 431 a seguito della proclamazione della divina maternità di Maria nel concilio di Efeso. Poi, nel secolo XVI raggiunse la forma in uso attualmente con san Pio V.

Ad Ain Karim, ai piedi della collina, c’è una fonte, chiamata fontana di Maria. Chissà quante volte lei si è portata lì ad attingere acqua, confusa tra le coetanee del villaggio. Chi poteva immaginare che quella ragazza fosse la madre dell’atteso messia. Cucinava, lavava, teneva in ordine la casa come le altre. Esternamente non si distingueva da loro. Ma la sua vita e la sua preghiera avevano un valore diverso. Perché lei sola era “la piena di grazia, la tutta bella, la senza macchia, la gloria di Israele”.

Intanto “per Elisabetta – dice il vangelo – si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. Volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccaria. Ma sua madre intervenne: No, si chiamerà Gio-vanni. Allora domandavano con cenni a suo padre (era rimasto muto per non aver creduto alla promessa dell’angelo, ndr) come voleva che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta e scrisse: Giovanni è il suo nome. All’istante gli si sciolse la lingua, e profetò dicendo: Benedetto il Signore, Dio d’Israele, perché ha visitato e redento il suo popolo”. Il cantico di Zaccaria, noto col nome di Benedictus, la chiesa lo recita ogni giorno alle lodi mattutine. È un inno di ringraziamento al Signore “perché ha visitato e redento il suo popolo”. In esso emergono due profezie: quella sulla missione di Giovanni Battista: “E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell’Altissimo perché andrai innanzi al Signore a preparargli le strade”. E quella su Gesù, chiamato “sole che sorge dall’alto per risplendere su quelli che stanno nelle tenebre e nell’ombra di morte”.

In quale luogo di Ain Karim si verificarono questi eventi? Ricerche archeologiche dimostrano che l’attuale santuario della Visitazione sorge sul sito dove duemila anni fa si trovava la casa di Zaccaria. È lì che avvenne, secondo una consolidata tradizione, l’incontro tra Maria ed Eli-sabetta. Ad Ain Karim ci sono due santuari: quello della Visitazione, in alto sulla collina, e quello a valle, dedicato a san Giovanni Battista. In quest’ultimo, sempre secondo la tradizione nacque Giovanni Battista. In quello stesso luogo, il piccolo Giovannino venne tenuto nascosto dentro una grotta, per salvarlo dalla strage dei bambini ordinata dal re Erode. Quando nacque Gesù, infatti, Erode, nel sentire i Magi che chiedevano “Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei?”, per paura di perdere il trono, si infuriò e diede ordine di uccidere tutti i bambini che stavano a Bet-lemme e in tutto il territorio, Ain Karim compreso, che avevano da due anni in giù.

Segni di quella grotta che salvò il piccolo Giovanni Battista sono visibili nella cripta, dove è stata posta anche una stella marmorea che ricorda il luogo della nascita del Battista. I due santuari, ideati dall’architetto italiano Antonio Barluzzi, sorgono su antiche chiese bizantine o crociate.

Il nome Ain Karim etimologicamente significa sorgente della vigna a testimonianza della presenza di uva buona e abbondante in zona. Dalla fontana di Maria situata a valle si imbocca una strada che sale verso la collina al santuario della Vi-sitazione. Il visitatore che vi giunge viene attratto dallo splendido mosaico che spicca sulla facciata. Un altro elemento che polarizza l’attenzione è la parete di fronte alla chiesa, impreziosita da una serie di maioliche su cui è riprodotto in altrettante lingue il cantico del Magnificat.

Comments are closed.