ALLA PROVA DEI FATTI

By Gino Consorti
Pubblicato il 1 Novembre 2022

Nello scorso numero ci eravamo lasciati con il risultato delle urne ancora segreto, anche se le previsioni annunciavano un risultato scontato. E così è stato. Purtroppo, però, anche in questo numero i tempi di stampa ci lasciano nuovamente in mezzo al guado. Non possiamo raccontare, infatti, l’incarico che il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, conferirà a Giorgia Meloni, di Fratelli d’Italia, per la costituzione del nuovo Governo. Né potremo commentare la scelta degli uomini che comporranno il nuovo esecutivo che, lo ricordiamo nuovamente, un minuto dopo il giuramento, dovrà confrontarsi con una serie di problemi urgenti che attanagliano il nostro Paese.

I risultati delle elezioni, comunque, hanno decretato una vittoria inequivocabile di Fratelli d’Italia e quindi della sua leader Giorgia Meloni. Un successo che ha sospinto l’intera coalizione di centro destra alla guida del Paese. Al primo ministro donna della storia della Repubblica italiana vada il nostro in bocca al lupo, viste anche le tante e difficili sfide che si troverà davanti, compresi i rapporti certamente non idilliaci con Silvio Berlusconi. Saranno i fatti, come sempre, a giudicarne l’operato.

Dall’altro versante, il centro sinistra non può che fare mea culpa. Con una legge elettorale che imponeva alleanze, ha deliberatamente ignorato il cosiddetto campo largo andandosi a schiantare contro il muro. Ovviamente non senza ricordare la giravolta di Carlo Calenda che, dopo aver siglato un patto con il segretario del Pd, Enrico Letta, con tanto di stretta di mano davanti alle telecamere, è tornato nelle braccia di Renzi sulla cui affidabilità, in un passato molto recente, aveva riservato considerazioni a dir poco trancianti.

12 giugno 2020, ospite di Luca Sommi e Andrea Scanzi in una puntata di Accordi&Disaccordi: “Il modo di fare politica di Renzi in questa stagione è un modo opposto, è una persona che dice una cosa e poi ne fa un’altra. Vota lo scudo penale che ha messo lui sull’Ilva, poi dice che sfiducia Bonafede e successivamente fa un accordo per non sfiduciarlo… Ciò che di lui proprio non sopporto è che condisce questa roba con la ‘mossa del cavallo’, Enea e Anchise, ‘l’ispirazione di Obama’, il mio modo di vedere la politica è diverso dagli altri…Non puoi fare Mastella e presentarti come Kennedy…”.

22 novembre 2021, a La 7: “Non farò politica con Renzi, questo modo di fare politica mi fa orrore. Chi se ne importa della Leopolda (un convegno politico ideato da Renzi che si svolge ogni anno a Firenze, presso l’ex stazione Leopolda, ndr) è un gruppo di persone che si incontra una volta l’anno dicendo che sono i più bravi, i più fighi, i più simpatici, se la suonano e se la cantano… È un gruppo di persone che parlo solo di ciò che dice il proprio leader. Ma chi se ne importa di quello che dice il proprio leader…”.

10 agosto 2022, ancora dinanzi alle telecamere di Accordi&Disaccordi: “Non mi alleo con Renzi, l’ho detto 18 milioni di volte, qui e in altre parti”.

Don Milani diceva che il fondamento della giustizia è la fede, cioè la costanza e la sincerità nel mantenere le cose dette e convenute. Chissà che giudizio avrà il duo del “Terzo polo” del prete educatore e maestro noto per le sue scelte nette e coerenti…

Un’ultima annotazione. Nella recente tornata elettorale l’astensionismo è aumentato di ben 9 punti percentuali rispetto al 2018. Un’affluenza alle urne pari al 63,91% vuol dire che un elettore su tre non ha votato. Le cause di questo fenomeno allarmante, soprattutto per la democrazia, secondo gli esperti sono tante e complesse, ma tutti sono d’accordo nell’assegnare il podio più alto alla grave crisi che affligge da anni il sistema dei partiti. Soprattutto i giovani non ne possono più di annunci e promesse vane. Solo esempi di onestà, coerenza e altruismo potranno riempire il fossato sempre più profondo che separa la politica dalla società civile.

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