IL CROCIFISSO PROBLEMA DA RISOLVERE
Il racconto della passione dell’evangelista Matteo dimostra che il Crocifisso è un problema per ogni essere umano. Ormai è lì, ognuno può trovarcisi di fronte e dovrà farci i conti, darne un giudizio, prendere posizione. Se un uomo o una donna è capace di vivere e morire in quel modo, vuol dire che la vita umana può avere un altro modo. La realtà vera è oltre quello che appare.
Una prima intuizione complessiva può essere che nei rapporti conflittuali il rifiuto dell’altro non paga. La bontà e la bellezza prima o poi vincono. L’opposizione a Gesù permea tutti i vangeli e si scatena in un crescendo furioso nella Passione. Matteo ne riporta i dettagli più di ogni altro. Si raduna per l’ultimo complotto mentre Gesù è a cena da amici a Betania. Si accorda con Giuda e poi lo scarica quando è roso dal rimorso. Si avventa contro Gesù arrestandolo con inutile apparato di violenza. Imbastisce false testimonianze nel processo religioso e manipola Pilato e la folla in quello civile. Copre Gesù di scherni e di villanie e preferisce far liberare un assassino. Incalza il Crocifisso con dileggi e provocazioni fin sotto la croce. Fa appostare le guardie e mettere i sigilli sulla tomba. Spingono il rifiuto oltre la morte, quasi in risposta a un amore che la morte ha reso inestinguibile.
Niente da fare. Tutti gli sforzi falliscono. Matteo trasmette alla sua comunità e ai lettori di tutti i tempi un monito severo: l’opposizione a Gesù è destinata a perdere. Dinanzi al Vangelo e al Crocifisso si è tutti implicati e invitati a risolvere positivamente la nostra responsabilità.
Altro aspetto della problematica i riguarda i seguaci del Crocifisso. Costoro non possono mai ritenersi al sicuro. Dinanzi alla croce vanno in crisi fino a tracollare. In Matteo hanno una fede debole. In Marco sono senza fede. È sconvolgente, eppure non è taciuto. Nella cena di Betania si lamentano del profumo sprecato per Gesù. La Cena pasquale è rattristata da predizioni di scandalo, abbandono, tradimento e rinnegamento. Nel Getsemani dormono mentre Gesù prega e cerca di coinvolgerli nella preghiera. All’arresto armeggiano goffamente con la spada, poi fuggono tutti. Pietro segue a distanza ma poi si vergogna di appartenere a Gesù. Giuda è seguito da Matteo sino alla fine quasi con spietatezza. Monito ai discepoli che tutti possono fallire.
Il rapporto si conclude bene con la ricomposizione del gruppo in Galilea, la conferma della fiducia e l’invio missionario nel mondo, ma l’avvertimento è duro e inesorabile. La debolezza di fede è un marchio indelebile sulla comunità di Gesù. Tutti e sempre si ha poca fede. La persecuzione, le sofferenze fisiche e morali e soprattutto la morte sono i casi nei quali la fede è provata al massimo e la sua scarsezza viene alla luce. Non sarà possibile resistere alle grandi croci se non si accolgono quelle quotidiane.
Coloro che sembrano estranei a Gesù potrebbero passare avanti a quelli che si credono vicini. Questo tema è annunciato fin dalle prime pagine del Vangelo di Matteo. I Magi, il centurione di Cafarnao, la donna cananea, i peccatori che vanno sempre appresso a Gesù mentre i capi lo contrastano, sono preannunci che la salvezza non è come un diritto all’assistenza gratuita, ma ha a che fare con la responsabilità di ciascuno.
Diversi casi lo confermano anche nella Passione. La sconosciuta di Betania intuisce la morte di Gesù. La pagana moglie di Pilato definisce Gesù un giusto. Solo alcune donne restano trepidanti sotto la croce. Uno dei ladroni crocifissi con Gesù è ammesso in paradiso. Al vedere come muore il Crocifisso credono solo il centurione e i suoi soldati. Per la sepoltura si fa avanti Giuseppe di Arimatea, inaspettato dell’ultima ora.
Davanti al Crocifisso ognuno deve mobilitare la propria libertà e chiarire il proprio posto. Se tra gli oppositori, a che pro insistere nel fallimento? Se tra i discepoli, qual è la robustezza della fede? Se tra gli estranei o indifferenti, perché non coinvolgersi?